
The Musketeers: Recensione dell’Episodio 1.10 – Musketeers don’t Die easily
Credo che tutti concorderete con me nel riconoscere che lì dove Atlantis ha (miseramente, aggiungerei) fallito nel raccogliere lo scettro lasciato in casa BBC da Merlin, The Musketeers ha saputo imporsi piuttosto bene, guadagnandosi, insieme allo scettro, anche la corona e il trono. Bisogna riconoscerglielo: si è trattato di una serie magnificamente strutturata, che ha saputo unire la giusta dose di azione alla quantità necessaria di humor e divertimento, uniti ad una storia già conosciuta (a larghi tratti) e dunque amata dai più. Non per ultima aggiungere la bravura di attori, noti e non, che hanno saputo fondere la spavalderia di spadaccini abili e capaci con la forte introspezione, nonché una dose consistente di pathos, di uomini, intrappolati tra gioie e dolori come ogni altro essere umano, succubi di sentimenti quali l’amore, la vendetta o, più semplicemente, la determinazione di seguire i propri ideali. E’ infatti con grande gioia che ho accolto la notizia riguardante il (prematuro) rinnovo della serie: se l’è meritato in pieno. Dai costumi, alla storia a… tutto questo telefilm ha fatto centro e anche nel finale ha saputo regalarci tantissime emozioni, promettendo nuovi ed interessanti risvolti anche nel suo seguito.
La storia di questo finale ruota intorno all’irrisolta e mai realmente conclusa storia d’amore (di odio?) tra Athos e Milady. Ho trovato realmente brillante la scelta di ruotare tutto il finale proprio intorno a loro, poiché tra tutte le vicende affrontate fino ad ora, che avevano una sorta di conclusione ‘a episodio’ e dunque trovavano soddisfazione nei 40 minuti di una puntata, la storia tra Milady de Winter e il suo ex marito non ha mai avuto quel genere di climax catartico. Per liberarsi definitivamente di Milady i moschettieri decidono di architettare una recita, semplice ma efficace, per far credere alla perfida spia del Cardinale di avere dalla sua parte D’Artagnan. Non si accontentano tuttavia di questo ma inscenano perfino l’omicidio di Athos da parte dell’ultimo arrivato, per farlo entrare definitivamente nelle grazie della donna e portarla così a fidarsi ciecamente di lui. Al di là dei diretti interessati, credo che quelli che abbiano tratto maggiore godimento da tutta la recita siano stati Porthos e Aramis. Se pensate bene, a loro è toccata la parte divertente, tra l’inscenare le lacrime di commozione al funerale dell’amico alle parole grosse urlate dietro a D’Artagnan al duello. Al posto loro me la sarei proprio spassata.
La recita ha naturalmente un fine e quest’ultimo, il ‘goal’ finale, è quello di portare a galla i sotterfugi del Cardinale. Non ci vuole molto e, tra le varie tattiche, i moschettieri riescono ad estorcere una confessione – se vogliamo perfino un tantino ingenua, secondo me, poiché si fiutava la trappola a miglia di distanza – del Cardinale Richelieu, alla quale assiste la regina Anna. La donna, con una saggezza e una bontà tipiche solo della sua persona, decide di sorvolare sul tradimento dell’uomo che ha tentato di ucciderla (dah?!) e concedergli la possibilità di aiutare suo marito, il re, nonché la Francia con i propri consigli. E’ una scelta talmente spassionata a priva di sentimenti rancorosi da rendere Anna, per coloro che ancora non fossero stati affascinati dal suo personaggio, tra i protagonisti meglio strutturati di tutta la serie. Lei e Aramis, proprio com’era accaduto nell’episodio precedente, ottengono il premio per la coppia più dolce e tenera. La regina scopre di essere in dolce attesa e non c’è ombra di dubbio di chi sia quel bambino: di sicuro non del re Luigi. E’ dunque un momento particolarmente dolce, quello in cui i due si parlano, pensando al figlio che non potrà mai essere realmente loro, il futuro delfino di Francia, il figlio di un re. L’unico a conoscenza della verità (a parte l’intuitivo Richelieu, secondo me) è Athos, che infatti trasmette tutta la sua disapprovazione in una sola, glaciale occhiata all’amico e moschettiere che ha condiviso il letto con la regina: io so, pare gridare il suo sguardo, e tu sai che io so e ti sto giudicando per quello che hai fatto. Chiunque sarebbe odioso con quello sguardo ma qui siamo parlando di Athos, Athos ha sempre ragione.
Anche quando punta una spada al collo di sua moglie. Dopo una sequenza d’azione che ci tiene con il fiato sospeso, intrapresa dai quattro moschettieri per liberare Madame Bonacieux dai suoi rapitori (Milady & Co, in affari dal 1544), ucciso il villain della puntata e salvata da damigella in pericolo, è il momento del confronto Athos vs Milady, da cui la donna esce naturalmente perdente. Con questo non intendo ‘morta’. Athos vince proprio nel risparmiarle la vita, poiché decide di essere superiore a ciò che lei ha fatto, superiore al modo subdolo con cui ha scelto di vivere la sua vita. E’ una scelta saggia, molto da Athos oserei dire, ma che ha naturalmente lasciato intendere un ritorno, non troppo lontano nel tempo, di Milady nella vita dei nostri moschettieri. Un finale dolce amaro, come quello riservato allo stesso D’Artagnan che, sul punto di toccare la felicità con Constance, vede la donna scegliere il marito, che ha appena tentato di suicidarsi e ha promesso di portare a termine l’intento se mai e
Nel complesso un finale degno, che ha regalato un ultimo assaggio, né più né meno sincero, di ciò che questa serie è stata per tutta la stagione. Come ho già detto, ma mi premuro di ripetere, si è trattato di una serie ben studiata e be calibrata e sarà un piacere rivederla nella prossima stagione. Ci mancherà Peter Capaldi, impegnato sul set di Doctor Who, ma probabilmente il suo rimpiazzo sarà passabile – trovare qualcuno all’altezza di Capaldi è impossibile, non solo difficile. Ci rivediamo alla stagione numero due!
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1.10 - Musketeers don't Die easily
Magnifico
Valutazione Globale
A me è piaciuta molto questa serie, anche se un po’ caciarona, però è stata piacevole, certo forse gli episodi da un’ora si reggono un po’ male, ma comunque il vedere i moschettieri che “fanno” i moschettieri è veramente bello. L’adattamento è ottimo, le ricostruzioni dei set pazzeschi, i costumi sublimi, e il cast molto ben scelto. Avrei preferito una maggiore partecipazione del re, ma non si può avere tutto nella vita. Ah… Capaldi, mi mancherà il tuo vestito da Cardinale tutto in pelle di serpente 🙂