
The Magicians abbraccia l’oscurità e continua a intrattenere. Recensione terza stagione
Avevo più di un dubbio all’inizio di questa terza stagione di The Magicians. Più o meno per i primi tre episodi non ero affatto certa di guardare la stessa serie tv a cui mi ero appassionata. Certo, la seconda stagione aveva avuto i suoi momenti di incertezza – forse anche più di qualcuno, erano stati tanti – ma la terza stagione, soprattutto dopo il finale della precedente, aveva tutte le premesse per essere una stagione con i controfiocchi.
Nel finale, infatti, Quentin (Jason Ralph) e gli altri avevano ucciso Ember e questo aveva provocato delle ripercussioni senza precedenti su tutto il mondo magico. Uccidendo un dio avevano fatto si che la magia scomparisse, almeno in una parte dell’universo, inclusi la Terra e Fillory. Una premessa azzardata ma alquanto interessante per quello che poi si sarebbe sviluppato nella stagione tre di The Magicians.
Un incipit incerto per una trama ben strutturata

La nuova stagione, come già sottolineato, non è tuttavia partita nel migliore dei modi. L’unico pregio di questo nuovo capitolo è stato quello di sfruttare il potenziale di una situazione catastrofica – la mancanza di magia – e mantenere lo status quo per tutta la durata dei tredici episodi. Più di una volta abbiamo visto come gli sceneggiatori abbiano preferito eliminare un problema senza svilupparlo o esplorarlo a dovere, in questa o altre serie tv. Per fortuna stavolta si sceglie di affrontare il problema di petto, senza aggirarlo.
Sebbene i gruppi siano ben divisi e sembrino quasi isolarsi nei rispettivi grattacapi, fornendo una delle principali problematiche della scorrevolezza degli episodi iniziali, il tema della mancanza di magia resta. Quello che rendeva speciali Quentin, Alice (Olivia Taylor Dudley) e gli altri non c’è più. Al contrario restano ii problemi ancora irrisolti e che ora la magia non può più aiutare ad affrontare.
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Per fortuna un libro magico svela una potenziale “ricerca” in grado di riportare la magia nel mondo. Sette chiavi, sette imprese per recuperarle e una fontana magica in grado di ridare al mondo la magia perduta. Nulla di più facile, se non fosse che si tratta di imprese potenzialmente mortali e di indizi svelati soltanto dopo aver recuperato una delle chiavi precedenti. Nessuno ha ben chiaro il quadro generale, il che rende questa ricerca più realistica che mai. Sarebbe troppo scontato avere l’intero percorso disegnato davanti ai propri occhi, perfetto, passo dopo passo. Recuperare le chiavi non è tuttavia nè facile nè scontato. Non si tratta unicamente di ritrovare le chiavi, si tratta di crescere e superare le proprie paure per farlo.
Il lato umano di The Magicians è la sua vera forza

Quello che infatti affronta questa serie tv, che potrebbe cadere nella tentazione di risolvere tutto con un semplice schiocco delle dita, è la difficoltà dell’essere umano. I problemi dei protagonisti non sono nascosti sotto il tappeto come si fa con la polvere ma affrontati. Sono sviscerati, esplorati, esposti. Il lato umano non scompare dietro alla magia ma emerge proprio per via di quella stessa peculiarità.
Nella prima stagione, The Magicians aveva affrontato temi come l’abuso minorile di Alice, ma anche la depressione di Quentin. La seconda stagione aveva esplorato senza troppi veli l’abuso e lo stupro per il personaggio di Julia. La terza stagione, invece, scava a fondo non soltanto nei problemi dei personaggi principali ma anche di quelli secondari. Il focus si sposta sulla famiglia, sul difficile rapporto tra una madre e una figlia che hanno opinioni contrastanti sul modo di gestire la conoscenza.
Si esplora la famiglia tradizionale che perde un figlio e poi lo ritrova, solo per perderlo nuovamente, mentre un’altra famiglia poco tradizionale nasce per puro caso, ma poi si evolve e diventa uno dei momenti più teneri e sinceri dell’intera stagione. Si, mi riferisco proprio all’episodio 3.05 e al rapporto più che unico di Eliot e di Quentin.
Ma c’è tanto altro. C’è la PTSD di Alice, il dover affrontare la morte di una persona cara per Kady o il dover gestire il progresso in un paese prettamente patriarcale dal punto di vista di una donna estremamente indipendente come Margo (Summer Bishil).
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Margo, Eliot e Julia i veri pilastri della terza stagione

Lo dirò senza girarci troppo intorno, anche perchè credo fermamente in quello che dico. Tutti i personaggi di The Magicians hanno avuto i loro pregi e i loro difetti in questo arco narrativo legato all’impresa delle chiavi ma nessuno si è distinto più di Margo, Eliot e Julia (Stella Maeve).
Eliot (Hale Appleman) si è buttato in un matrimonio di alleanza che, sotto sotto, ha iniziato ad apprezzare non poco, relazionandosi con Fen e le sue qualità. Ha sofferto con lei quando hanno perso la loro figlia a causa delle Fate, ma ha gioito nel ritrovarla, poco prima che gli si spezzasse nuovamente il cuore alla scoperta che in realtà non era che l’ennesimo gioco di un degno avversario e che, in realtà, sua figlia era morta alla nascita.
Come re di Fillory Eliot ha affrontato, insieme a Margo, orde inferocite e colpi di stato e matrimoni di alleanza e non. E’ stato il personaggio che più ha accettato l’evoluzione degli eventi ed è rimasto meno legato al suo passato. Ha preso spesso nelle sue mani la situazione, come nel caso dell’episodio finale, in cui ha scelto di uccidere il mostro pur di non lasciare Quentin in balia di una prigione a vita.
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Sua fedele alleata e compagna, Margo è stata non soltanto la regina che Fillory meritava ma anche quella di cui aveva bisogno. L’esser stata eletta come High King nonostante non fosse nemmeno in corsa per via del suo sesso, soltanto per aver ascoltato i bisogni di una minoranza (che poi minoranza non era) come gli animali parlanti, ne ha fatto una delle figure più interessanti e straordinarie dell’intera stagione.
Senza dimenticare naturalmente Julia e la sua evoluzione verso la divinizzazione. Da ragazza insicura rifiutata da Brakebills a maga fuorilegge, Julia è cresciuta e ha imparato ad un utilizzare la sua scintilla di divinità per il bene, diventando un tassello fondamentale della storia di questa stagione.
Una gioia per gli occhi, per il cuore e per il trash

Nel complesso non si può che amare la terza stagione di The Magicians. Non perchè sia la migliore serie tv in circolazione, ma perchè, anche con un tono più dark, continua a regalare momenti trash indimenticabili. Anzi, forse di trash ne abbiamo visto sempre meno proprio a causa di questa nuova impronta dark. Ma per fortuna ci restano momenti indimenticabili. Come Margo che ruba le uova delle Fate, o l’intero cast che canta sulle note di Under Pressure nell’episodio musical o il drago sottomarino. Insomma, di spunti meravigliosi in questa terza stagione ce ne sono tanti.
Speriamo che anche la quarta stagione di The Magicians (già confermata, naturalmente) ci regali altrettanti momenti meravigliosi. Possibilmente senza un inizio incerto come accaduto per la terza. Ci troviamo infatti davanti ad una domanda essenziale: riusciranno Quentin e gli altri a ritrovare la memoria di chi siano realmente? La magia continuerà ad essere controllata dall’alleanza tra la Libreria e i McAllister o qualcuno riuscirà finalmente a liberarla? E Fillory: se la magia è in mano alla Libreria, cosa sta accadendo nel regno senza il suo High King o gli altri sovrani?
Tutte domande che troveranno risposta nel 2019. Ci risentiamo presto quindi!
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