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The Leftovers: Recensione episodio 1.01- Pilot

 

“Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia”-Ungaretti “I fiumi”

L’alienazione è uno stato d’animo che non proviamo finché siamo in armonia con il mondo, fin quando il nostro corpoThe-Leftovers-season-1x1 e la nostra anima convivono felicemente mantenendo un equilibrio stabile che ci permette di protrarre le nostre vite nella routine giornaliera. Ma lei non cessa di esistere, semplicemente è celata e aspetta pazientemente il punto di rottura, quando l’equilibro si spezza e l’armonia cessa di essere la nostra rete di sicurezza e allora non è possibile salvarsi da quel sentimento di alienazione e solitudine profonda che ci opprime improvvisamente; si squarcia il sipario davanti agli occhi è ci ritroviamo unici spettatori di uno spettacolo senza fine.

The Leftovers, tratto dal romanzo omonimo di Tom Perrotta, qui anche co-sceneggiatore, e adattato da Damon Lidelof (Lost), si propone di raccontarci questo e tutte le sue conseguenze. Non parliamo di persone scomparse e degli stati del dolore, o di cosa significhi perdere qualcuno, quello che la serie vuole descrivere è il momento esatto in cui l’uomo scopre dentro di sé un angoscia esistenziale che lo tramuta in animale solitario e silenzioso alla disperata ricerca di risposte. Sarà capitato anche voi di sentirvi assaliti da un senso di alienazione che da i brividi lungo la schiena, può essere causato da una molteplicità di eventi, non solo negativi, in questo caso l’espediente narrativo è “l’assenza” non intesa solo come sparizione del 2% della popolazione mondiale, ma anche come semplice” The-Leftovers-season-1-episode-1-side-buildingnon presenza” di un genitore in casa a causa di una separazione, o come mancanza di un figlio che non vuole più esserti vicino o infine come assenza di risposte. In tutti questi casi l’uomo si scopre solo e non più indifferente verso la vita che lo circonda. Come il protagonista del romanzo “Lo straniero” di Camus che solo quando uccide esce della ripetitività della sua vita, così i protagonisti di questo primo episodio devono fare i conti con la loro esistenza dopo che 140 milioni di parenti, amici,figli, vicini e nemici sono spariti improvvisamente ed è da qui che parte la serie.

Non abbiamo un protagonista principale, ma più contesti in cui si sviluppa l’azione: partendo dalla cittadina di Mapleton con il suo capo della polizia e la sua famiglia distrutta, passando per il “Gruppo dei Sopravvissuti” finendo nella residenza del santone Wayne. In questi tre luoghi si snodano le prime vicende che vogliono introdurci i personaggi, tutti ancora molto abbozzati nonostante l’ora e dieci di episodio con l’eccezione del capo della polizia Kevin Gravey che risulta per ora il più delineato, ma siamo sempre al primo episodio.

Nel raccontarci l’angoscia sottesa nell’animo umano, la narrazione si muove con un ritmo singhiozzante alternando scene in slow motion o con la totale assenza di dialoghi ad altre di brevissima durata ma dal ritmo sfrenato e che risultano essere spesso ricordi o flashback, come a voler sottolineare il cambiamento anche temporale avvenuto dopo il 14 ottobre. I movimenti di camera non risultano originali e la fotografia non è al livello di True Detective, ma comunque ottima anche se devo dire che per una serie HBO mi aspettavo di più dal punto di vista visivo. Quello che è invece il vero protagonista della parte tecnica dello show è il comparto sonoro, in The Leftovers sono predominanti i rumori di fondo, come una televisione accesa o la radio o il brusio della folla, e spesso in queste tracce audio sono racchiuse molte più informazioni di quanto non venga detto tramite i personaggi. Il background sonoro è pazzesco, funge non solo da cornice ma proprio da scenografia della scena in cui si muovono i protagonisti e lo stesso fanno anche le varie soudtrack scelte sapientemente e messe nei punti giusti.

Molte serie hanno già trattato il tema della perdita e del lutto, anche la stessa Lost è già dal titolo un’ enciclopedia the-leftovers-pilot-review-60799_bigdel genere “affrontare la mancanza”, quello che HBO e Tom Perrotta sono riusciti a fare è sfruttare il tema della scomparsa per parlare di qualcosa di più profondo, per scavare sotto la pelle delle persone e tirare fuori quello che Camus ha descritto egregiamente nelle sue pagine, è quindi questa serie un qualcosa di emotivamente nuovo e mai visto in tv, che promette di arrivare dritto al cuore se riuscirà a non perdersi nella “lacrime facile”. Con questo pilot comincia ufficialmente l’estate seriale del 2014 e come è successo per True Detective non poteva iniziare in modo migliore.

Possiamo credere di vivere tutta la vita in corsa senza renderci conto anche solo dei suoni che ci circondano ma poi…  basta un soffio di vento a cambiarla.

Good Luck!

Piccolo estratto dalla soundtrack di questo primo episodio:

“So show me why you’re strong

Ignore everybody else

We’re alone now Suddenly

I’m hit Is this darkness of the dawn?

When your friends are gone

When your friends won’t come

So show me where you fit “

Da “Retrograde” di James Blake

Note sparse:

-Alzi la mano chi si è preso paura quando sparano al cane!

-Perché i cervi appassionano tanto gli sceneggiatori?

-Red Jon sei tu?

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Ciao Straniero!

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La_Seria_

Studentessa universitaria, persa nella sua Firenze,sfoga lo stress da esame nello streaming selvaggio, adora le serie crime e fantasy lasciandosi trasportare a tratti dai teen drama. Cerca ancora di capire perchè le piace la pioggia incessante

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8 Commenti

  1. Appena finito di vedere il pilot e mi trovo ancora in una fase di incertezza. Credo sia per colpa del ritmo altalenante che rischia di far impantanare l’episodio in fasi di stanca che dovrebbero lasciare allo spettatore il tempo di riflettere su quello che sta vedendo, ma possono anche rallentare troppo e finire per essere noiose se non gestite bene. Essendo solo il pilot, non mi lamento del poco affondamento dei personaggi perché appunto immagino che la cosa verrà affrontata nel seguito (così magari si capisce perché Meg sia stata scelta e con che criteri i fumatori scelgono le persone da seguire). Anche il personaggio del santone non è chiaro cosa voglia e quali particolari capacità abbia per essere tanto ricercato.

    Però, alcune scene bastano ad innalzare il prodotto come l’urlo sott’acqua (proprio a rimarcare il dolore che resta sommerso ma sempre presente e incancellabile) o Jill che va via dalla festa dopo il gioco a seppellire il cane (a mostrare di nuovo che la tristezza per la perdita la puoi mascherare, ma non cancellare). Interessante anche l’idea che la famiglia che sembra essere la protagonista in realtà non ha perso nessuno dei suoi membri (a giudicare dalle foto ci sono tutti), ma evidentemente una perdita deve esserci stata cmq e tale da mandare in frantumi tutto.

    P.S.: anche qui la morte del cane ha avuto il suo effetto !

    P.P.S.: Caterina, solo tu mi puoi capire : il cervo era un omaggio a Hannibal ? 😀

  2. A me è piaciuto ma sospendo il giudizio perché come tutti i pilot non ho capito bene come si svolgere e su cosa si soffermerà anche se ho delle idee in proposito.
    Per quanto riguarda la setta dei fumatori, secondo me scelgono nuovi adepti tra le persone che stanno vivendo un qualche crisi esistenziale o psicologica. Per il momento sia Liv Tyler (perdono, non ricordo il nome del personaggio) sia il protagonista (idem) mostrano segni di poco equilibrio e entrambi erano osservati. La cosa inquietante è il cambio repentino di idee di Liv Tyler che un minuto prima schiaffeggia la tizia in bianco e poi accetta di rimanere lì per qualche giorno.

  3. A me il pilot è piaciuto molto proprio perchè non vuole dare una risposta alla sparizione delle persone, ma ci fa capire che questo è solo un pretesto, per questo non credo che avremo dei personaggi principali o eroi della storia, ma solo una visione delle varie facce del dolore a seconda del personaggio preso in esame e questo è nuovo in tv. Ci sono dei difetti come l’eccessiva durata dell’episodio e la regia non proprio orginale però regge e emoziona molta. Io credo che questa sarebbe una serie da vedere e da recensire in fondo quando avrà dato il 100 % delle sue forze, credo sia un progetto da osservare non limitandosi al singolo episodio ma al totale, perchè credo si prospetti molto di più di quanto abbiamo visto.

  4. Mi è paiciuto davvero molto.
    C’è quella giusta dose di detto e non detto che ci salva da spiegoni e ci lascia nella curiosità.
    I protagonisti sembrano interessanti e vari e non siamo caduti nei soliti clichè da melodramma.
    Alcune scene sono davvero potenti e dei silenzi hanno parlato più di mille parole.
    Bello l’elemento onirico ma non esagerato e tutto il comparto tecnico.
    Una bella sorpresa per quel che mi riguarda!

    Temo solo che come al solito la gente fraintenda il tutto e si concentri sulle risposte che probabilmente non arriveranno e si perda il vero scopo della serie. Ma siamo su HBO e forse questo rischio è un filo scansato.

  5. Non fa per me.
    Purtroppo ho provato il “senso di alienazione ” . Terribile ! Avrei preferito avere una patologia!
    L’ho superato ma so che è sempre lì , in agguato!
    Non è il caso che guardi un tal telefilm.
    A volte penso che realizzino questi “lavori” per gente “superficiale” che vive cantando e muore cag….
    Capisco Ungaretti , Camus Montale ecc….eccc… che attraverso le parole esprimono il “male di vivere” .
    Ma Un telefilm…. vuole aprire gli occhi agli stolti ? Ai troppo felici ? Non credo che questa categoria di persone li guardino.
    Quindi non capisco che li fanno a fare e non mi interessano.
    Ben vengano, per quanto mi riguarda le serie tv come TGW e The Mentalist, The Blacklist , Dr. House ( che anche qui ne avevo abbastanza) Doctor Who.

  6. Eleonora come sempre dipende da quello che uno cerca nel mondo delle serie tv, si può preferire l’intrattenimento semplice e poco faticoso, oppure quello tecnicamente perfetto o il prodotto che fa riflettere e può insegnare tanto. The Leftovers per ora a mio parere è una serie che coinvolge emotivamente e contiene tanti strati diversi e citazioni a non finire, tutto sta nell’avere la volontà e la capacità di coglierli. Un po’ come Lost potevi interessarti solo alla questione “sperduti su un isola” o al vero significato dell’isola stessa… quindi questi prodotti non sono creati appositamente per educare e voler fare la lezione, come nei libri c’è un livello: a chi Moccia e a chi Foscolo.

  7. Caterina, hai ragione.
    Io ho letto Camus e adoro le poesie di Ungaretti e Montale, ma crescendo e vivendo, ora non leggo più Camus.
    Sono molto ignorante, però , per quanto mi riguarda, la vita mi ha “insegnato” tanto.
    Ne porto i segni nell’anima.
    Però per i più fortunati di me, che magari non hanno avuto occasione di leggere Camus e affini, guardare questo telefilm o altri sullo stesso genere, se ben fatti , può aiutarli a capire tante cose.
    Per esempio che se una persona ha avuto bisogno di andare in analisi o di prendere qualche farmaco per curare l'”anima” non è una pazza !

    Mentre aspetto che inizino le “mie” serie intrattenimento , il 9 luglio darò un’occhiata a Extant. Sperando che Spielberg non abbia fatto cilecca. 🙂

  8. Visto il pilot di “The Leftovers”: seppur non è stato brutto, però non mi ha neanche convinto in modo da vedere ancora un altra puntata, “solito mix” di diversi generi tra cui dramma,fantasy,mistero ecc.. che non si sà dove voglia andare a parare e in certi casi troppo lento.
    Non lo seguirò.

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