
The Leftovers: l’ultima partita tra il bene e il male – Recensione episodio 3.07
Il backgammon è tra i giochi più antichi al mondo, le cui tracce risalgono all’epoca dei Sumeri. Le regole sono abbastanza semplici: due giocatori devono muovere 15 pedine lungo 24 triangoli di colori alterni, divisi in 4 quadranti. I triangoli dovrebbero rappresentare le ore del giorno ma anche i mesi dell’anno, i 4 quadranti le stagioni mentre le 30 piadine sarebbero i giorni in un mese. Lo scopo è quello di portare prima nel proprio quadrante (chiamato “casa”) e poi fuori dalla tavola più pedine possibili delle proprie, cercando al tempo stesso di bloccare e mettere in difficoltà l’avversario.
L’alternanza dei colori nel backgammon è stata da sempre letta come la contrapposizione tra le due forze motrici della vita umana, il bene e il male. Una sfida, quindi, che pone l’una difronte l’altra due entità opposte eppure complementari, la cui assenza pregiudicherebbe l’esistenza dell’altra. E quando a giocare sono l’uomo più potente del mondo e il suo gemello?
Già dalla sigla di The Most Powerful Man in the World (and His Identical Twin Brother) capiamo che questa, la penultima puntata di una serie che ha conosciuto vette di altissima poesia come discese nella banalità, segnerà il punto di non ritorno in una storia che più va avanti più riesce ad ammantare di normalità ciò che normale non è.
Ed è così che il ritorno di Kevin in quel mondo post mortem, in cui sempre più spesso si è recato dal momento in cui ha scoperto di poter non morire, sembra ai nostri occhi la soluzione più logicamente attuabile. C’è da imparare l’ultima canzone che salverà il mondo dall’inevitabile destino a cui sta andando incontro, la distruzione. Bisogna parlare con Evie e con i fratelli Playford. Si deve cercare un qualcosa che in questa vita non si ha più.
Come già accaduto in Lost, Damon Lindelof utilizza un non luogo per portare a compimento situazioni insolute. E se l’ultima stagione della serie ABC aveva fatto storcere il naso a diversi fan, convinti che quel nuovo mondo fosse davvero nuovo, in The Leftovers questa realtà assume più le vesti di un sogno lucido. Sarà anche che questa modalità narrativa è stata utilizzata solo per il personaggio di Kevin e le persone che il nostro incontra, per quanto siano effettivamente morte, sembrano in realtà più l’incarnazione di un suo dubbio, di un suo bisogno.
Come è stato per Patti (presente ovviamente anche in questo episodio), anche Evie, Meg e i fratelli Playford sono funzionali al suo ragionare sulla famiglia e sull’amore. Non vediamo però Laurie, il che ci fa pensare o che non sia morta o che Garvey Jr. non avesse la necessità di invocarla. Unico personaggio che sembra non sottostare a queste regole David Burton/Dio, il quale a questo punto potrebbe effettivamente avere la stessa capacità di Kevin di attraversare il confine e il cui ruolo, a meno che non riemerga nell’ultimo episodio, rimarrà uno dei misteri insoluti di The Leftovers.
Altri elementi legano questa puntata alla serie tv che ha dato notorietà a Lindelof. Oltre l’acqua come “veicolo di trasporto eccezionale”, anche gli specchi e le superfici riflettenti hanno una loro funzione ben definita. Emblematica la frase pronunciata da Dean (“ci spiano”), che fa tornare in mente la scena in cui Jack e Hurley scoprono che Jacob li ha da sempre spiati attraverso il faro.
Ma l’anello di congiunzione più grande si palesa davanti ai nostri quando il Kevin buono e il Kevin cattivo si ritrovano seduti l’uno di fronte all’altro. Qui si consuma la loro ultima partita di backgammon, l’ultima partita in cui uno dei due dovrà per forza (e per sua volontà) soccombere. E lo scopo del gioco non è tanto distruggere o salvare il mondo (missione in cui Garvey jr. non ha mai creduto), lo scopo del gioco è salvare se stessi. Dall’incapacità di amare e di essere amati. Come San Tommaso Kevin ha la necessità di toccare con mano, di provare a se stesso di possedere un cuore, l’unica chiave di salvezza in un mondo in cui non sempre sei in grado di trovare le risposte che cerchi. E di accettare con consapevolezza di aver mandato all’aria la sua possibilità di tornare ad essere felice. La sua Nora.
“E ora?” Ora cosa ne facciamo di questo dolore? Ora cosa ne facciamo di questa cecità ostinata? Ora che ne facciamo di una vita le cui ancore sono saltate? Accettiamo di guardare avanti, consapevoli che non sempre sarà facile ma comunque proiettati ad accettare le cose per come verranno? O decidiamo di mettere la parola fine a questa storia e lasciare che il mare ci accolga nei suoi abissi?
The Most Powerful Man in the World (and His Identical Twin Brother) si conclude con Kevin jr. e padre seduti sul tetto di casa di Grace. La tempesta si è conclusa senza lasciarsi dietro quella scia di morte che si credeva avrebbe portato nel 7° anno dalla Dipartita alla distruzione del genere umano. Il mondo è ancora lì, ferito, distrutto, impaurito come lo era nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 1844, quando i Milleriti (visti nel primo episodio) attesero il Secondo Avvento. Quel giorno passò alla storia come la Grande Delusione.
La nostra speranza, invece, è quest’ultimo capitolo di The Leftovers non ci lasci con l’amaro in bocca. Dobbiamo solo trovare la forza di scendere giù dal tetto e ricominciare a camminare.
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