
The Good Wife: Recensione dell’episodio 6.10 – The Trial
CARYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!
Quasi non me li ricordo quei giorni remoti di sei anni fa in cui avrei preso a schiaffi Cary ogni santa volta che apriva bocca. Ormai restano solo lacrime e sconforto per un personaggio che si è dimostrato con il tempo il più, buono, onesto e corretto di tutti (un attimo che mi soffio il naso).
Cavolo, quando mi congratulavo con i King per aver fatto le cose sul serio con il processo di Cary senza chiudere tutto in un paio di episodi, sinceramente non credevo che si sarebbe arrivati a questo punto. Con un uomo logoro e disperato che è costretto ad accettare due anni di carcere per un crimine che non ha commesso e solo per riprendere in parte il controllo della sua vita. Ditemi che non abbiamo raggiunto un punto di non ritorno perchè io a Cary non ci voglio rinunciare! Che pugnalate al cuore sono state quei piccoli tocchi, quelle strette di mano per rassicurare gli altri e poi l’abbraccio finale ad Alicia e la confessata paura di rimanere solo? Da quando i King sono diventati così dannatamente spietati? Da quando siamo portati a chiederci se stiamo salutando uno dei protagonisti? Se qualcun’altro è sul punto di lasciarci le penne?
Perchè per Kalinda l’ho temuto fortemente. Santo cielo quel confronto con Bishop! Quando lui le ha strillato in faccia sono saltata sulla sedia. Finalmente Kalinda prende il coraggio a quattro mani, come non le avevamo ancora visto ancora fare, e minaccia e supplica un Bishop che fa davvero paura. Perchè non si vede toccato negli affari, ma negli affetti. Un Bishop che ha fatto già sparire due testimoni e che sembra intoccabile con quel suo mezzo sorriso, il vestito elegantissimo e lo sguardo del gatto che è pronto a mangiarsi il topolino.
La costruzione dell’episodio è ancora una volta per nulla scontata. Quando altri telefilm avrebbero scelto la facile strada di dipingere l’angoscia di Cary fin da quel primo piano del suo volto, i King decidono di portarci a spasso saltando da un punto di vista all’altro, mostrandoci assurdità come la disperata ricerca del giudice Cuesta dei biglietti per il concerto di Neil Diamond o la tresca di Geneva di cui non potrebbe fregarci di meno o i problemi di udito del giurato. Tratteggiando il piccolo microcosmo dell’aula composto da mille elementi diversi e influenzato da decine di fattori a volta per nulla legati al processo, gli autori rendono ancora più cruda la realtà di Cary. Si decide della sua vita eppure il mondo va avanti mosso da forze esterne a da esistenze appena sfiorate dal suo devastante dramma. Partiamo da lui e torniamo concludendo su di lui, sull’accettazione della sua impotenza.
Matt Czuchry è ancora una volta splendido del rappresentare un Cary logorato dalla tensione, dall’incertezza per un futuro su cui ormai non ha nessun controllo. Un uomo fragile ma che riesce lo stesso a tenere stretta con le unghie e con i denti la propria dignità. Vi prego, nei commenti sbizzarritevi e immaginatemi dei modi in cui si possa uscire da questa situazione. Tanto abbiamo tempo fino a gennaio (soffocato urlo di orrore).
In totale contrasto con la drammaticità e gli eventi del processo, gli autori affidano ad Alicia il compito di alleggerire l’episodio. Se da una parte ci
Ed eccoci arrivati all’immancabile angolo Finn. A lui invece, ancora una volta, è affidato il ruolo di essere il porto sicuro, il punto di calma, la certezza nel caos. Gli strascichi di tensione dello scorso episodio vengono spazzati via con lo stabilire nuove regole. AMICI è la parola d’ordine. Niente più incontri in
Purtroppo per saperlo ci toccherà aspettare fino a gennaio. Facciamoci forza!
NOTE PROCESSUALI
– Peter non c’è in questo episodio ma la sua lunga ombra aleggia sempre ed è ancora una volta lui con la sua influenza a sistemare le cose. Alicia fa la faccia storta ma non è la prima volta che si fa andare bene il suo aiuto (per altro questi non sono quelli che aveva minacciato per far accettare Grace a scuola?)
– Se avete avuto l’impressione che il vostro inglese sia improvvisamente peggiorato con questo episodio, non abbiate paura, il giurato con i suoi problemi auditivi sentiva davvero Roma per toma. Io ho dovuto leggerlo in un articolo per capire che avevano usato un trucchetto. “The question, Mr. Fratti, is whether Cary Agos hurt lemons busing the important tree mills of honeycuts.”
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6.10 – The Trial
Drammatico
Valutazione Globale