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The Good Wife: Recensione dell’episodio 6.03 – Dear God

Mi spremo le meningi per trovare nuovi modi per descrivere la bellezza e lo stile di questo telefilm, ma ho idea che io e le mie compagne di recensioni li abbiamo ormai consumati tutti.
Vi sfido a trovare un telefilm che arrivato alla sua sesta stagione sia ancora così fresco, abbia ancora così tanto da dire sui suoi personaggi e che riesca a trovare modi sempre interessanti per farlo. No, mi spiace, non esiste, non sforzatevi neanche.

The_Good_wife_603-02Prendiamo questo “Dear God” che tiene agilmente in ballo quattro storyline diverse senza perdere neanche un colpo (o quasi). C’è l’arbitraggio religioso che è qualcosa che solo in America può esistere e che rafforza in me l’idea che, con tutti i suoi difetti gli USA, siano un posto grandioso. Quante sfumature diverse di arbitraggio ci hanno mostrato in questi anni? Eppure riescono a tirarne fuori uno nuovo e a metterlo in mano a Robert Sean Leonard, uno di quegli attori che rendono la mia televisione migliore semplicemente comparendoci dentro. E lo fanno con la solita ironia piena di grazia, che concede risate pur mantenendosi rispettosa. E oh, se me ne sono fatta di risate! Gli avvocati che si sfidavano impugnando versetti della Bibbia sono stati impareggiabili.

Nel frattempo viene portato avanti il processo di Cary, lungi dall’essere stato risolto. Questa volta ci andiamo più leggeri e la tensione è inferiore rispetto agli episodi precedenti, ma gli autori ancora una volta riescono a farci avere l’impressione che nessuno sia intoccabile e che le cose brutte possano accadere davvero. Cary ancora una volta si ritaglia un grande spazio nell’episodio (PETTORALI! Scusate, dovevo.) e Matt Czuchry si dimostra ancora una volta The_Good_wife_603-03bravissimo. Emozionante la scena in cui Diane gli comunica che gli accusatori hanno perso il testimone chiave, dove sollievo e sospetto si alternano sul suo volto. E poi come mi è piaciuto come lo hanno mostrato calmo ed equilibrato nella gestione del suo cliente, pur in mezzo a tutta la confusione dell’aula e della sua stessa vita. I colloqui con la sua referente oltre ad essere ben giocati (anche se in fondo non ha sorpreso vederla testimoniare in suo favore alla fine) sono stati più che altro un mezzo elegante per raccontare con dei micro flashback spezzoni di storia avvenuti mentre le telecamere non guardavano. Eppure non sono semplici flashback, sono più delle istantanee, delle sensazioni, dei flash che si associano a momenti o emozioni, proprio come quelli super sexy con Kalinda.
Non è un mero mostrare ma un raccontare reso privato e intimo.

Così come lo è l’immaginare di Alicia che rivede in un surreale alone di luce Gloria Steinmen che la incita a partecipare alla campagna e anzi, la supplica quasi di prendere il suo posto come paladina delle donne.

La partecipazione alla campagna di Alicia si è fatta ai nostri occhi più concreta ad ogni “I’m not running” pronunciato dalla nostra buona moglie. Tanto da apparire presto inevitabile. Non sono una fan delle trame politiche di questa serie, ma è anche vero che non hanno mai avuto al centro la nostra protagonista e la mia fiducia incondizionata negli sceneggiatori mi The_Good_wife_603-04rende curiosa. Castro si impicca con le proprie mani con una mossa bieca che mi ha fatto gridare allo schermo “prendilo a pugni!!!!”. Povero Castro, ancora non ha imparato a cucirsi quella boccaccia e sicuramente non ha idea di quello che ha combinato. Tirare in ballo Will! Da un lato costruire come oppositore un uomo viscido come Castro permetterà lo sciorinamento di tattiche bassissime che possiamo immaginare metteranno in seria difficoltà la nostra Alicia; dall’altro un personaggio così smaccatamente malefico e apparentemente stupido non arricchisce di molto  le vicende. Ma staremo a vedere.

Intanto le rivoluzioni a F&A continuano, complicandosi sempre di più. L’idea della commissione non mi arride e sinceramente mi pare un po’ esagerata considerato che i nuovi arrivati sono per ora solo dei profughi gentilmente ospitati. E’ vero che portano fior fiori di clienti, ma permettergli di avere pari rilevanza nelle decisioni mi pare un passo affrettato. Come si posizionerà la campagna politica di Alicia rispetto al suo studio e al suo lavoro di avvocato? Un’altra matassa da sborgliare che complicherà la vita agli sceneggiatori.
Questi primi episodi stanno lentamente delineando il percorso che imboccherà questa sesta stagione mentre gli equilibri in gioco subiscono notevoli scossoni. Per esempio a che livello avremo ancora a che fare con la ex L&G?

Conclude l’episodio la bellissima marcia in soggettiva di Alicia verso lo studio di Eli, con tutti che si fanno da parte quasi intimoriti. Nonostante tutto sono più che pronta a fare il tifo per Alicia!

Note processuali:

GRACE! Ciao Grace! Certo che tua madre, come atea, non ci fa grandi figure se le devi spiegare pure le cose più ovvie.
Finn, con i capelli ancora più corti questa settimana (se vi piace Goode vi consiglio Burning Man) si riconferma nel piccolo ruolo di avvocato di stato. Ci sta fargli fare la parte del cattivello dopo tanta santità… ma magari gli facciamo fare anche altro?

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6.03 – Dear God

Bibblico

Valutazione Globale

User Rating: 4.9 ( 1 votes)

Lalla32

Dopo tanti anni di telefilm americani e inglesi ho scoperto i Drama Coreani e me ne sono innamorata. Hanno tutto quello che cerco in una serie: grande cura per i personaggi, una punta di magia e romanticismo e grande sensibilità. Qui su Telefilm Central cerco di tenervi aggiornati su quello che di meglio arriva dalla Corea del Sud.

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1 commento

  1. “Dall’altro un personaggio così smaccatamente malefico e apparentemente stupido non arricchisce di molto le vicende.”
    Quanti malefici e stupidi uomini di potere ci sono in giro? Lui, poi, a tratti è anche un pò comico. Penso che avessero bisogno di inserire una nemesis per Alicia, per rendere il tutto meno statico. Però spero che il filone “politico” non prenda troppo il sopravvento, perchè personalmente sono più interessata alle dinamiche interne allo studio (con tutti questi potenziali conflitti personali e professionali) e alla vicenda di Cary (finalmente uno spotlight per Matt Czuchry, che se lo merita davvero, pettorali a parte!). E a proposito di Cary…ma non potrà patrocinare per un anno, fino all’iinizio del processo??? Sigh.

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