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The Good Wife: Recensione degli episodi 7.14 – Monday e 7.15 – Targets

Che la fine è vicina si sente. C’è il richiamare in scena per l’ultima volta tutti quei personaggi ormai indimenticabili che hanno arricchito la serie negli anni. E c’è anche l’accurato prepararsi all’ultima offensiva che presumibilmente porterà allo scioglimento degli ultimi nodi e ad una conclusione che, se non definitiva, possa almeno lasciarci un senso di chiusura soddisfacente.
Mi sembra quindi inevitabile che lo scoglio finale da affrontare sia proprio Peter. È da lui che è incominciato tutto ed è da lui che, nel bene o nel male, Alicia non si è ancora affrancata. La faccenda Peter rimane in una sorta di limbo, come le fa notare Jason (ma non è un po’ presto per incominciare a rompere con questa storia?). Alicia ha fatto pace con il lavoro (più o meno), ha sbloccato la sua situazione sentimentale, ma ancora le resta da spolverare lo scaffale dedicato a Peter.

Ruth ha ragione a metterla in guardia: può continuare ad andare avanti come se niente fosse, ma se scoppierà di nuovo la tempesta, che le piaccia o no,  si ritroverà nel fango ancora una volta. Arrivati a questo punto non mi interessa neanche più di tanto quale sarà la decisione di Alicia. Qualche anno fa avrei detto che sarei stata felice soltanto nel vederle sputare in faccia a Peter, ma ora devo ammettere che l’unica cosa che mi interesserebbe è vederle prendere una decisione consapevole e definitiva. Non un semplice lasciare le cose così come sono, perché tanto è più semplice.

Come dicevo siamo un po’ alla parata finale. Ritroviamo per l’ultima volta la pirotecnica e assolutamente stramba Elsbeth Tascioni, questa volta accompagnata anche dal suo ex. Il ridicolo abbonda e le reazioni dei personaggi alle strambezze di Elsbeth restano impareggiabili ma ingarbugliano un po’ le cose, spostando l’attenzione dalla vera questione in ballo a stratagemmi più o meno divertenti. Il rischio di riportare in scena tanti personaggi (a parte lo sperare che gli spettatori si ricordino di chi diavolo sono) è di rendere le loro comparsate fine a se stesse, spezzando il ritmo della narrazione principale. Proprio come succede con gli spioni della NSA che sinceramente hanno fatto il loro tempo. Okay, sono simpatici e il loro parallelismo con lo spettatore continua ad essere interessante, ma i cavilli del loro lavoro sono ormai diventati così complicati da risultare a me incomprensibili. Ammetto c
he a volte questo telefilm è troppo tecnico e troppo americano per permettermi di cogliere tutte le sfumature, così non ho capito il senso del loro ritorno in scena né se quanto successo avrà delle conseguenze.

Mi è piaciuto invece moltissimo il processo dell’episodio Monday e tra le comparsate quella dello scorbutico Dudewitz, a confronto con l’insopportabile Neil Gross è stata probabilmente la migliore. Il ritmo è stato ottimo, così come il continuo ribaltarsi delle situazioni. Okay, il giudice e le formiche forse si sono spinti un filo in là e la risoluzione è stata un po’ troppo facile: possibile che dopo tutto quel dibattere forsennato siano stati un po’ di like su un social ad annullare completamente un processo? Ma non voglio essere schizzinosa. Altrettanto interessante sarebbe potuto essere il segretissimo dibattito sul destino del terrorista dell’Isis di origine statunitense, se non fosse che è stato deragliato in modo inaspettato proprio dagli spioni della NSA. L’attenzione si è improvvisamente spostata altrove e ha tolto forza ad una discussione interessante in cui, come al solito, le posizioni dei vari personaggi non erano così ovvie o scontate.

Cos’altro mi è piaciuto di questi due episodi? Marissa: adoro l’attrice e adoro Eli che interagisce con lei. Marissa è sempre una ventata di aria fresca, così come Lucca, anche lei sempre brillante ed intelligente. Il vederla inserirsi con qualche difficoltà nel grande studio Lockart/Agos/Lee ha aiutato a dare una nuova linfa a situazioni che altrimenti sarebbero potute risultare un po’ stantie. Come è capitato per l’ennesimo sospetto di Cary e David Lee nei confronti di Diane. Ma seriamente… può passare un episodio senza che in quello studio si apra un conflitto o si dubiti della lealtà degli altri? Io lo trovo davvero frustrante, soprattutto quando ci sono di mezzo delle persone che si conoscono da così tanti anni e hanno dimostrato più volte affetto e rispetto reciproco. Forse il giochino è servito a dare qualcosa da fare a Jason e a mettere in luce la sua integrità, ma per il resto è stato ridicolo.

E poi non possiamo fare a meno di parlare proprio di Jason e Alicia, finalmente insieme. Mi sono piaciuti moltissimo all’inizio, un po’ titubanti, quasi impacciati. E la scena della bottiglia in cui lui l’ha dissuasa dal bere è stata emozionante e sexy al punto giusto, confermando l’intesa ottima tra i due attori. Ma non sono riuscita a farmi piacere il seguito, con il sesso in ufficio a luci spente (l’origliata di quelli della NSA non ha aiutato), così come non mi è piaciuto il modo in cui lei più tardi ha zittito i dubbi di lui riguardo Peter. Sono io che sono troppo sdolcinato-romantica? O sarà che lo svolgersi di questa relazione sembra un po’ riecheggiare i brevi e focosi mesi della relazione con Will che si sono poi rivelati un vero disastro? Voi che ne dite?

Insomma, due episodi con pregi e difetti equamente distribuiti. La questione Peter viene annacquata da troppi personaggi e deviazioni di trama, proprio quando mi aspettavo prendesse sempre più forza per condurci verso il finale. Certo, di episodi ce ne sono ancora un po’ da riempire, ma preferirei che ci liberassimo del di più, piuttosto che vederlo comparire da tutte le parti.

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Lalla32

Dopo tanti anni di telefilm americani e inglesi ho scoperto i Drama Coreani e me ne sono innamorata. Hanno tutto quello che cerco in una serie: grande cura per i personaggi, una punta di magia e romanticismo e grande sensibilità. Qui su Telefilm Central cerco di tenervi aggiornati su quello che di meglio arriva dalla Corea del Sud.

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