
The Good Wife: Recensione dell’episodio 1.18 – Doubt
Innanzitutto mi scuso per il ritardassimo nella recensione. Direi che il capro espiatorio attuale è il vulcano Eyjafjallajökull, quindi se non ho scritto prima è solamente perchè tentavo di impararne la pronuncia in islandese stretto.
Fatte le scuse di rito veniamo subito alla puntata 18, una puntata un po’ anomala a questo punto della stagione, che alcuni forse definirebbero riempitiva o di transizione. Beh la trama orizzontale effettivamente non si sviluppa, addirittura non vediamo né Peter né Eli, ma questo non toglie che gli autori ci abbiano regalato, ancora una volta, un altro piccolo gioiellino che cita da vicino Twelve Angry Men (La parola ai giurati) del 1957. Insomma si va al classico di qualità.
Come il titolo ci dice il perno della puntata è quello del dubbio: il ragionevole dubbio della giuria nel caso di Bianca Price accusata di omicidio, i dubbi di Alicia sui suoi sentimenti verso Will e verso Peter, i dubbi di Diane per la sua forte attrazione per McVeigh, che per la gioia di tutti è tornato!
Partiamo dal caso. Non è la prima volta che gli autori ci proiettano in stanze o aule solitamente meno frequentate dalla tv: abbiamo visto l’aspetto investigativo grazie a Kalinda, abbiamo visto cosa succede nelle 48 ore dopo un fermo, siamo entrati nelle aule di una corte federale. Questa volta il punto di vista privilegiato è quello della giuria.
Se ci fate caso, la parte “avvocatesca” è ridotta all’osso ed in particolare agli incoraggiamenti di Cary nei confronti della sua assistita. La struttura centrale è impiantata sugli umori, i nervosismi, i dubbi degli uomini e donne che compongono la giuria. Costretti a decidere della vita di una persona in base a quello che sentono, in base a quanto un perito è convincete, a quanto un teste è credibile o a quanto un avvocato è capace di influenzarli. Non è facile giudicare quando ti accorgi di avere in mano solo alcuni elementi ma che dipingono un’immagine parziale della verità.
E così diventa una guerra a chi sa costruire meglio la sua storia, con Will che cerca il quadro perfetto mentre Diane civetta con McVeigh. E’ sì perché serve un perito balistico e appena Marlboro Man si presenta in ufficio, Diane letteralmente non capisce più niente e si comporta come una quindicenne alla prima cotta. Lo segue per i tribunali facendo finta di incontrarlo per caso, partecipa alle riunioni con il suo socio solo per vederlo. Semplicemente adorabile. E il personaggio interpretato da Christine Baranski si rafforza di settimana in settimana. Il culmine lo abbiamo alla cena quando il duro repubblicano e la dura democratica si scambiano baci appassionati, con una vena di rammarico da parte di Diane, che deve combattere con il suo cuore e con i suoi avi liberali. E la cosa purtroppo non passa inosservata, tanto da porre dei dubbi sulla credibilità del perito Kurt McVeigh in aula. Segue scenata di Will che viene tuttavia zittito come ipocrita da Diane che ha subodorato i suoi sentimenti per Alicia. E non è l’unica.
Have you been a bad girl? Non saprei proprio come definirla quell’ironia che trasuda classe di Kalinda. Facciamo prima,vi riporto il dialogo.
So you’re not a cop?
No.
And you’re not with campus police?
Mm-mm.
So who are you?
Kalinda.
La presenza di Kalinda, puntata dopo puntata si è fatta sempre più indispensabile, perchè è un personaggio fuori dagli schemi (insomma un’investigatrice in minigonna e stivali alti!) e che ti fa pendere dalle sue labbra nell’attesa della stoccata vicente. Che puntalmente arriva.
Come dicevo la trama orizzontale non si muove. Peter non si vede, in compenso continuano gli scambi tra Will e Alicia, che tra l’altro si fa beccare dalla figlia Grace al telefono, la quale ovviamente ha già pensato male.
Che dire. Dopo 18 puntate, ad una manciata dal fine stagione, le parole che mi vengono in mente per questa serie sono solidità ed eleganza. Attori, sceneggiatori, coreografi, tutti impegnati al massimo per rendere perfetto un prodotto che non è veramente in grado di stancare o annoiare.
Ma siccome le lodi sperticate son facili da fare, questa settimana ho deciso di trovarla una pecca. Una pecca che vale mezzo punto nel voto.
Provate ad immaginare la scena finale senza il cestino, o con le scritte illeggibili.
Non avremmo saputo il verdetto, saremmo rimasti nel….dubbio.
E a quel punto l’episodio sarebbe risultato fuori scala per la sua perfezione. E io sono convinta che gli aiutori ci abbiano pensato.
VOTO 9.0
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