
The Good Fight: Recensione dell’episodio 1.02 – First Week
Una delle caselle più temute del “Gioco dell’oca” è quella della morte del pennuto. La sorte del giocatore malcapitato su tale posizione è infatti quella di tornare all’inizio del tabellone con la certezza della sconfitta, conscio di avere scarse possibilità di colmare il distacco che lo separa dai suoi avversari. Tuttavia non sempre la possibilità di ricominciare da capo deve essere vista sotto una luce avversa. A volte avere la possibilità di rivivere un’esperienza può essere considerata un dono o una seconda possibilità di vivere con spirito rinnovato vicissitudini già affrontato.
Questo discorso calza a pennello la cara Diane. Obbligata dagli eventi a riprendere in mano la sua carriera da avvocato (seppur con una aiutino) si trova davanti alla possibilità – o condanna come dir si voglia – di ricominciare tutto da capo, e con lei i King con l’occasione di farla splendere di nuova luce. Perché se c’è una cosa da dire sul personaggio di Diane è che in passato raramente abbiamo avuto modo di esplorare il suo lato umano. Ci è sempre parsa come una figura al di sopra degli eventi, una persona che pur dotata di forti ideali appariva spesso calcolatrice e fortemente finalistica.
La prima puntata di The Good Fight sembrava essersi presa l’incarico di presentare una nuova versione di Diane mostrandocela più umana e vulnerabile ma questo trend sembra essersi già preso una pausa. La nostra lady è infatti impegnata a sistemarsi nel suo ufficio, a cercare una segretaria e ad interessarsi circa la frode fiscale in cui è rimasta invischiata. Insomma, frettolosamente Diane cammina di nuovo, è già pronta a indossare le solite vesti di mentore facendoci ricordare le storyline passate. Inutile negarlo che forse delle varie storyline questa è quella che un po’ di più lascia dubbiosi questa settimana, anche se è molto probabile tutto ciò serva solo ad assestare il personaggio per prepararlo alle puntate future.
Interessante rivelazione si rivela invece la coppia Maia e Lucca. La prima, una Alicia Florrick novella alle prese col primo giorno in aula deve fare i conti con l’opinione pubblica dimostrandosi forte e caparbia a sufficienza. Per quel che riguarda la cara Lucca diciamo che si vince un bel “finalmente!”. Uno dei personaggi in cui erano state riposte le aspettative per lo spin-off è infatti al cara avvocatessa dalle mille risorse e pungente umorismo. Dopo essersi fatta una stagione all’ombra di Alicia pare finalmente brillare di luce propria alzando le aspettative per quel che riguarda il suo destino in questa serie.
Stesso discorso va fatto per Marissa. Troppe volte rilegata a cameo o comparsata nella serie madre pare sia arrivato il suo momento da personaggio di rilievo rivedendola in tutto il suo splendore. Pare che l’intelligenza e la simpatia siano di casa nella famiglia Gold e noi non vediamo l’ora di vederla all’opera come assistente di Diane.
Insomma tra vecchi personaggi che vengono rispolverati e lucidati e nuove promesse partorite dalla grande mente dei King pare che si sia alzato il sipario su The Good Fight. Sicuramente la seconda puntata è stata molto più tranquilla dopo le montagne russe emotive che ci hanno accolto nella prima ma questo non deve essere motivo di critica. Per tornare alla similitudine iniziale il secondo episodio è servito a sistemare le pedine per il resto della stagione.
La recitazione è ottima (lodi alla Baranski, a Leslie e Lindo che mi hanno colpito particolarmente), la scrittura è intelligente e la simpatia della serie originale sembrerebbe essere intatta (Abernathy quanto ci eri mancato). Per farla breve gli ingredienti per una serie di qualità ci sono e c’è anche un piccolo aiuto da parte del fattore nostalgia. Non resta che stupirci ed evitare di cadere troppo nelle vecchie abitudini.
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