
The Bold Type e la forza di un messaggio positivo per il femminismo. Recensione seconda stagione
Ci sono modi diversi di parlare di femminismo, diversi toni con cui affrontare l’argomento. A seconda del pubblico, del messaggio e della forza con cui si decide di condividere il proprio messaggio con il mondo, a seconda della gravità della situazione e dell’urgenza con cui si sceglie di farlo. Non sempre il modo più diretto è anche quello più efficace, non necessariamente una protesta con l’hashtag #MeToo o con la brutalità visiva di Handmaid’s Tale è la soluzione più appropriata. Certo, si tratta di un percorso, una delle tante strade. Un’altra è quella di The Bold Type.
Un messaggio di forza e determinazione per tutte le (giovani) donne

La serie tv di Freeform (ex ABC Family) sceglie, anche nella sua seconda stagione, di trattare temi di primaria importanza nella quotidianità di tutte le giovani donne. Lo fa senza i toni concitati di una protesta, è vero, ma non di meno riesce a colpire nel segno e dare una risposta, ove necessaria, a più di un problema.
Principale punto di forza della serie tv restano le sue protagoniste: Jane (Katie Stevens), Sutton (Meghan Fahy) e Kat (Aisha Dee). Le tre ragazze hanno approcci molto diversi alla vita, lavorativa e personale, e questo le rende ideali per dare un messaggio di positività e forza per tutte le donne e ragazze. Non parliamo di un pubblico che necessità una serie da Emmy ma che, consapevole di guardare una serie tv di Freeform, non può che restare positivamente sorpreso dal ricevere, oltre ad un godibile episodio di 40 minuti, anche un messaggio di determinazione e forza verso il genere femminile.
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E’ un messaggio importante, uno che non può e non deve essere sottovalutato nel clima politico e sociale attuale. Uno che, proprio per la sua semplicità, trascina dietro tutta la potenza di un pugno sferrato al sacco da boxe dell’ingiustizia. Perché una giovane donna, una ragazza con lo zaino di scuola in spalla, potrà anche non guardare Handmaid’s Tale ma troverà certamente piacevole guardare The Bold Type. E’ giusto quindi che la serie tv le insegni qualcosa.
Jane: basta principe azzurro, sono io la padrona della mia vita

Ogni paese gestisce in maniera completamente diversa i problemi medici e lavorativi. Non tutti avranno la disoccupazione, per esempio, e gli americani si affidano a costose Assicurazioni mediche per non incorrere in grosse fatture nel caso accada qualcosa a loro o ai loro cari. Jane in questa stagione affronta, da sola, sebbene abbia sempre il supporto delle proprie amiche, entrambi i problemi.
Prima di tutto si scontra con la realtà di un lavoro lungamente desiderato ma che non la soddisfa più. Lascia Scarlet nella speranza di trovare più accettazione in una rivista diversa, solo per rendersi conto che non tutti i capi sono come Jacqueline e che non tutti sono pronti a guidarla nella sua carriera. Molto più spesso, infatti, se fai un errore, se commetti uno sbaglio, vieni silurato, non c’è una fata turchina pronta a darti una pacca sulla spalla e sistemare tutto.
Ma le scelte sono tali ed è quello che Jacqueline dice a Jane quando quest’ultima tenta di farsi riassumere. Una lezione, a mio avviso, importante quanto il suo licenziamento. Jane aveva bisogno di farcela con le sue forze, era questa la lezione di Jacqueline, dal momento che non sempre ci sarà qualcuno pronto ad aiutarti nei momenti di difficoltà. L’unica persona su cui devi essere in grado di contare davvero? Te stessa.
Meno semplice da comprendere è invece la sua condizione di salute. Ho anche io la stessa età di Jane e non immagino neppure di dover decidere, fidanzato o meno, se voler avere o meno dei figli un giorno. Non è una scelta che qualcuno dovrebbe importi. Incluso l’onere finanziario che l’eventuale scelta potrebbe comportare.
Kat: le relazioni “aperte” e un lavoro forse fin troppo facile

Una storyline che non sono riuscita ad apprezzare a pieno, questa stagione, è stata quella di Kat, almeno nella sfera lavorativa. Sappiamo che Kat è diventata la più giovane capo-dipartimento di Scarlet ed è anche la prima donna di colore a rivestire una posizione così alta. Eppure. Nella prima stagione l’avevamo vista lottare duramente per ottenere un riconoscimento, darsi da fare, proporre nuove idee e diventare indispensabile alla comunicazione di una rivista come Scarlet. Avrei voluto che facesse qualcosina in più rispetto al ripetere di essere “La più giovane e prima capo-dipartimento nera di Scarlet”. Si, Kat, l’avevamo capito quando l’hai ripetuto le prime diecimila volte!
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Sicuramente più intensa la sua ricerca sessuale e dunque la decisione di aprire la propria relazione con Adina a nuova avventure. Kat non ha mai avuto paura di accettarsi per quello che è, bisogna riconoscerglielo. L’esperienza a cui Adina l’ha un po’ spinta (in un certo senso, è così) le ha solo confermato quello che lei già sapeva: le piace avere una relazione stabile, con una singola persona, una persona di cui è innamorata. L’intero esperimento, come dimostra l’ultimo episodio, non è che un modo di portare la relazione tra Kat e Adina a degerare. Oggettivamente la loro storia aveva già raccontato tutto quello che poteva, secondo me, quindi sono felice di sapere che potremo vedere Kat nuovamente “su piazza” dalla prossima stagione.
Sutton: la carriera, l’amore e l’equilibrio tra i due

Resta in cima alla lista dei miei personaggi preferiti anche questa stagione la meravigliosa, complicata, tenera, sincera, intraprendente, emotiva, autentica Sutton. Non so se sia davvero merito dell’attrice (probabilmente) o di una storyline che l’ha resa talmente indispensabile ed insostituibile, ma fatto sta che ogni volta che è sullo schermo non si può non pensare “Fate che quel faccino da cupcake abbia tutta la felicità del mondo!”. Ed è proprio quello che ottiene, per fortuna.
Sebbene sia una ragazza che non ha paura di cadere in abitudini o espressioni da ragazzina, in questa stagione scopriamo la vera maturità di Sutton. Una ragazza che lascia l’uomo che ama per affermarsi in un campo senza pregiudizi o male lingue a farle da strascico. Lo fa pur consapevole di esserne ancora innamorata ma non invade la sua felicità, la sua vita con una nuova fiamma, neppure se questo le fa più male di quanto voglia ammettere. Accetta, fino all’ultimo, quando davvero più non riesce a non ammettere di non poter fare a meno di Richard e di rivolerlo nella propria vita. Si, tifavo per loro: fatemi causa!
Molto intensa anche la parte dedicata nel penultimo episodio a sua madre. Una figura che conosciamo come distanza, offuscata dall’alcol tanto nei ricordi quanto nella vita quotidiana di Sutton. Ecco perché fidarsi nuovamente di sua madre è per lei quasi impossibile. Eppure fa un gesto di estrema fede e le concede un’ultima possibilità, per redimersi e far parte della sua vita. Ho già accennato alla maturità di Sutton?
Senza considerare l’altrettanto importante lezione della sua “amicizia” con Brooke. Quante volte ci siamo ritrovate in una posizione scomoda a causa di un’amica? Quante volte abbiamo poi avuto difficoltà a mettere un punto a quell’amicizia, incerte se si trattasse di un rapporto malsano o fosse semplicemente una fare? Anche questo affronta la seconda stagione di The Bold Type, ricordando che le vere amicizie non sono mai quelle basate sul profitto o lo scambio di favori.
Una stagione di The Bold Type leggera ma mai scontata

Ancora una volta, The Bold Type si afferma come appuntamento imperdibile dell’estate. Con in sottofondo la musica giusta, i vestiti sempre abbinati addosso, le ragazze dimostrano che non sempre è necessaria la forza o la cruda schiettezza visiva per trasmettere con potenza un messaggio. Perché è quello che The Bold Type ha fatto nella prima stagione e ha continuato a fare. Quello che continuerà a fare anche nella terza.
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Ha messo sul piatto le difficoltà di trovare un nuovo lavoro dopo aver perso all’improvviso quello attuale; come gestire una rottura con il proprio ragazzo senza diventare l’ex dagli istinti stalker; oppure come ammettere di avere un problema, affrontarlo e scoprire che forse la soluzione intrapresa non era, dopotutto, la strada giusta; come affermarsi su un luogo di lavoro senza aver paura di dimostrare il proprio valore; o ancora come rapportarsi a problemi improvvisi nella propria vita sentimentale o personale; ma, più di tutto, come accettare di non essere in grado, a volte, di poter fare tutto in solitaria. Accettare di aver bisogno di persone sulle quali contare, che siano amiche di una vita o che sia la famiglia o il proprio ragazzo.
Le ragazze di The Bold Type ci dicono arrividerci fino alla prossima primavera e io non vedo davvero l’ora di rivederle. P.S.: chi sceglierà Jane, Pinstripe o il dottor Ben?