
The Big Bang Theory: Recensione dell’episodio 9.20 – The Big Bear Precipitation
Con tutta onestà, appena letto il titolo The Big Bear Precipitation, appena saputo che Big Bear era il nome della baita scelta per un weekend alternativo e appena visto entrare Raj con un orso gigantesco di peluche, mi aspettavo molto, ma molto, ma molto di più da questo ventesimo episodio di The Big Bang Theory. Invece tutto si riduce in un nulla di fatto, le due crisi che si vengono ad aprire (Howard-Raj e Leonard-Penny) si risolvono nello spazio di un cambio scena, il “cosa succederebbe se… Sheldon trascorresse del tempo nel mezzo della natura” non si realizza mai perché attacca a piovere e i quattro amici sono costretti a rimanere chiusi nella baita (maledetto ridicolo budget che ha tagliato le scene esterne!), il gioco del “Non ho mai…” si rivela solo una scusa per, sostanzialmente, niente, dopo la storia dell’arresto di Sheldon (visto il tenore della puntata, quasi un colpo di scena degno……… di una sceneggiatura) .
In pratica, quando si è dovuto buttare giù lo schema per questa puntata, qualcuno ha alzato una mano e ha proposto: “Mettiamo Sheldon e Leonard all’interno di un cottage sperduto in mezzo al bosco“. “Figo” deve aver risposto qualcun altro “così possiamo giocare sull’intolleranza di Sheldon alla natura“. “Aspettate un attimo” è saltato su un terzo “Un cottage sperduto in mezzo al bosco è un classico dei film horror. Potremmo utilizzare anche questo elemento“. Visto che ormai la carne al fuoco – “Oh, ma se ci mettessimo anche una gag sul camino?” “Tanta roba, schiaccia” – era molta, bisognava solo trovare materiale per la seconda storia. “Oh, ma a Raj e Howard che facciamo fare?” “Mah, secondo me il plot principale è abbastanza pregno. A Raj e Howard facciamo fare Raj e Howard, solo che ironizziamo sulla gravidanza di Bernadette e sul Big Bear“. Poi tutti quanti hanno chiuso il proprio libretto degli appunti e hanno messo nero su bianco quanto discusso, ma proprio letteralmente, senza nemmeno svilupparlo o approfondirlo. A che serve, mi chiedo, tutta una prima parte di realtà virtuale di Sheldon vs Natura se poi me lo devi chiudere all’interno della baita? Perché mi devi tirare fuori i film horror, se poi me li lasci lì, così, come una frase sospesa nell’etere? Ma soprattutto, perché me li devi far finire in una baita in mezzo al bosco, se poi fanno le stesse cose che fanno a casa? (Che poi mi prendi pure per il culo, finendo con l’utilizzare dei campi lunghi che in uno spazio chiuso hanno proprio senso. Bravo).
Non so se queste domande sono venute in mente a qualcuno durante la lavorazione, ma sono sicuro che ad un certo punto, magari proprio si voleva analizzare i punti deboli della puntata, qualcuno che troppe volte si è giudicato brillante è saltato su e ha proposto di inserire il gioco del “Non ho mai…“, rimediando una serie di cinquine alte. Purtroppo per lui, oltre al fatto che l’idea non è per niente nuova, e penso nemmeno all’interno di The Big Bang Theory, non poteva andare peggio. Lo stratagemma, goffo, serve per mettere in castagna Leonard con il segreto del secondo conto in banca e far arrabbiare Penny, che guadagna più del compagno eppure s’indebita con la carta di credito, ma rispetto a qualche anno fa è maturata e, anche se attualmente il suo lavoro non le piace, perché non vuole più intortarsi i medici, continuerà a fare la rappresentante farmaceutica per appianare il conto in rosso e poi perché tornare a fare l’attrice, mantenendosi come cameriera, alla sua età, non le interessa più. Il tutto, sullo schermo, nello stesso arco di tempo che avete impiegato a leggerlo qui. Pace all’anima dei creatori della drammaturgia.
Non scordiamoci poi che il “Non ho mai…” viene persino utilizzato come epilogo della puntata. Accostamento dei due opposti: un gioco “trasgressivo” su più livelli giocato solamente da Amy e Sheldon. Al terzo “Non ho mai…” sarebbe stato meglio spegnere tv, computer, tutto e uscire di casa “che poi ti rincoglionisci a guardare tutti quei telefilm“, come diceva mia nonna.
E poi ci sono gli altri due, che se non ripetessero il loro solito schema anche questa volta, sarebbero pure interessanti e divertenti. L’unico momento veramente divertente di The Big Bear Precipitation, infatti, è l’arrivo di Raj con un orso che nemmeno passa dalla porta e il suo tentativo di riportarselo via, inciampando e cadendo continuamente, reclamando, tutto spettinato, la propria dignità, morta e sepolta o forse nemmeno mai esistita. Calcolate che lo stesso schema (l’invadenza, il respingimento, il sentirsi in colpa, il richiamo a sé) è lo stesso utilizzato con Stuart e avrete capito come mai questa puntata era meglio non scriverla. Vorrei poi conoscere la faccia di quello che ha pensato che una donna incinta, con gli sbalzi di umore a tutta, fosse un’idea valida. Nuova soprattutto.
Che poi, se mi chiami la puntata The Big Bear Precipitation, ma non ci metti la precipitation (tranne l’unica che non ci dovevi mettere, quella meterologica) , tanto valeva chiamarla Big Bear e la chiudevamo lì, con Raj e l’orso.
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