
The Big Bang Theory: Recensione dell’episodio 9.18 – The Application Deterioration
The Application Deterioration conferma quello che ormai si sta sostenendo da un po’ di tempo: all’interno di Big Bang Theory solo Raj è rimasto un personaggio comico a tutto tondo, capace ancora di far ridere dopo nove stagioni facendo sempre le stesse cose. Per quanto riguarda i suoi compagni d’avventura, le risate da sitcom hanno lasciato spazio da tempo ad un racconto molto più simile alla commedia.
Ma partiamo con ordine. L’episodio inizia contrapponendo al superfluido di Sheldon, Leonard e Howard, il superolfatto di Bernadette, condiviso con Penny e Amy. Da una parte la questione in campo riguarda il futuro dei personaggi e un pro forma si trasforma in una sorpresa che rischia di mettere in discussione tutto, dall’altra parte il tema in campo è più temporaneo e serve unicamente per introdurre il vero secondo plot dell’episodio, il triangolo fra Raj, Claire ed Emily, dove, al contrario, un pro forma come un regalo di San Valentino diventa una piacevole sorpresa, in grado anch’essa di scombinare i piani di chi la riceve.
Dopo la spiacevole scoperta sulla paternità legale del brevetto del trio di amici, il plot di Howard, Sheldon e Leonard indugia troppo staticamente intorno alla questione del contratto. Si parla di fiducia, del potersi relazionare con l’altra persona senza ulteriori amare sorprese. Howard e Sheldon salgono alla ribalta mettendo tutti gli altri in secondo piano. La discussione in campo riguarda la costante incapacità di Sheldon di rispettare il lavoro di Howard, un umile ingegnere, e, in realtà, nonostante la promessa di comportarsi diversamente, nello stilare il contratto Sheldon non fa altro che persistere nel proprio atteggiamento di superiorità, tradendo i suoi stessi buoni propositi. Con la decisione di destinare i propri proventi all’istruzione del figlio di Bernadette e Howard, Sheldon non solo sottolinea come ci tenga ad evitare che la prole non segua l’esempio del genitore, da sempre ritenuto uno scienziato di serie B, Nasa o non Nasa, ma in seconda battuta evidenzia anche la sua scarsa fiducia nella capacità dei due coniugi di essere in grado di occuparsi, dal punto di vista finanziario, dell’educazione del figlio. E questo nonostante Bernadette, oltre ad essere colei che mette in guardia il marito dai possibili rischi di entrare in società col dottor Cooper, sia anche quella che all’interno del gruppo, probabilmente, ha un lavoro maggiormente remunerativo e una posizione lavorativa, e quindi sociale, migliore di quella di tutti gli altri. Tuttavia, questo secondo aspetto viene appunto nascosto dalla sorpresa e dallo stupore di fronte alla decisione di Sheldon. Realtà rivelata in primo piano e realtà nascosta fra le pieghe dei personaggi.
Se da una parte la strada degli inseparabili amici sembra quindi tracciata e ben definita, la stessa cosa non si può dire per quanto riguarda Raj. L’astrofisico riceve in regalo un costosissimo sestante, al posto di un piccolo pensiero economico (come una cartolina) di San Valentino. Al contrario però del compito per il quale è stato costruito, lo strumento che dovrebbe orientare il cammino di Raj lo manda completamente in confusione, incapace di decifrare il proprio futuro sentimentale e di tracciare una direzione da prendere. In contrasto con il segmento narrativo di Sheldon, Leonard e Howard, qui le tre ragazze non riescono ad aiutare il protagonista nel risolvere le proprie difficoltà. Per quanto riguarda il contratto, invece, è Penny a suggerire di inserire la clausola con la quale Sheldon sarà costretto a modificare il proprio atteggiamento nei confronti di Howard. La stessa Bernadette si trasforma in un personaggio “aiutante” che mette in guardia il marito, evidenziando il vero problema che si andrebbe a creare all’interno di una società composta dai tre amici.
Come per Sheldon, anche in questo subplot quello che i personaggi sostengono viene immediatamente smentito dalle loro stesse intenzioni e azioni. Vale per Raj quanto per Emily. E nonostante tutto sia prevedibile e scontato, il potenziale comico di Raj è tutto esemplificato dalla capacità di riuscire a far ridere con una semplice battuta pronunciata di sfuggita mentre esce dall’appartamento di Penny, quel “We’ll do” che, letteralmente, sembra anche quasi prefigurare il finale. Detto questo, nel suo continuare ad essere “emarginato” dal resto del gruppo, nel suo continuare ad essere l’altro, il quarto, Raj è forse il personaggio precursore di tutto The Big Bang Theory dal punto di vista del riscatto dei personaggi. Per quanto riguarda il lavoro, è vero, i suoi “successi” attualmente sono al di sotto dei risultati raggiunti dagli amici, ma è stato il primo a poter anche solo guardare dall’alto di una scala gerarchica la supponenza di Sheldon. Con le donne, viceversa, è stato l’ultimo a riuscire a costruire una relazione, ma è stato anche il primo ad avere la forza, la possibilità e soprattutto il riscatto morale di interrompere una relazione. Inoltre, ora, è ampiamente conteso fra due donne, dimostrando come la propria stramberia sia gradita dalla controparte femminile. Ultimo, ma più importante, sebbene una velata omosessualità e i rapporti quasi morbosi con gli animali, Raj è il personaggio che maggiormente (e in maniera molto schematica) è riuscito a ribaltare il proprio difetto principale. Da non riuscire a parlare con le donne, se non da sbronzo, ad essere una calamita per donne (in un certo senso, le inquadrature del punto di vista di Raj, mentre è al telefono con Emily, sembrano quasi volerci sottolineare come ormai l’indiano sia al centro dell’attenzione femminile). Raj è un debole, è manipolabile, completamente perso, non riesce a capire quello che sta succedendo, succube, ma rispetto al Raj di qualche stagione fa, totalmente vincente: “Good talk!“.
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