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The Big Bang Theory: Recensione dell’episodio 9.06 – The Helium Insufficiency

Ormai lo possiamo dire ufficialmente (e l’abbiamo già detto), questa nona stagione di The Big Bang Theory è iniziata fiacca (avrei voluto scrivere “fiacchina”, ma in realtà è proprio fiacca). I segnali di stanchezza, dopo nove stagioni, iniziano ad esserci tutti e le risate rimangono solo quelle di sottofondo, pre-registrate. In questo autunno 2015, vedere Big Bang Theory o ti annoia, o lo si vede per inerzia, per vedere cosa succede. Quello che avviene in questo episodio, per uno spettatore non statunitense, risulta probabilmente un po’ criptico e confuso. Le due storyline di puntata (la concorrenza degli scienziati svedesi combinata con la mancanza di elio e la volontà di procurare degli appuntamenti ad Amy) sono entrambe appoggiate sulla struttura del “what if…?” (cosa succederebbe se….?).

Unaspacciatore elio struttura che permette agli autori di prendersi una pausa dalle plotline principali della serie, se sviluppata bene diventa gran cosa, ma se sviluppata male, testimonia tutta la volontà di guadagnare tempo e riempire puntate. L’approccio è interessante e quanto mai inedito, peccato che il seguito non sia all’altezza. In più, come dicevamo prima, l’impossibilità di Sheldon e Leonard di recuperare l’elio attraverso canali ufficiali,  come strumento narrativo, per chi non ha studiato in una scuola americana, così instaurata sul rispetto delle regole (tanto che se copi sei un farabutto e rischi l’espulsione), non risulta molto chiaro e appare un ostacolo poco efficace.

Da una parte, infatti, hai un team di scienziati che ti sta soffiando da sotto il naso la scoperta della vita, dall’altra ti fai degli scrupoli perché se non acquisti l’elio attraverso i canali ufficiali universitari, potresti andare nei casini. Per un non-americano sono due concetti non molto paragonabili, mentre, teoricamente, dovrebbero avere lo stesso peso sul piatto della bilancia. Al di là dello spacciatore di elio, su cui a fine puntata sorgono persino dubbi di ruberie, Sheldon e Leonard l’elio liquido lo potevano trovare tranquillamente in qualsiasi ospedale, anche universitario. Ma tant’è…

 app appuntamentiIl percorso narrativo degli altri personaggi, invece, finisce ben presto in una struttura già ampiamente sfruttata, che avrebbe fatto ridere qualche stagione fa, ma che soffre inevitabilmente del protrarsi all’infinito delle serie vincenti: il gioco alcolico proposto da Penny, personaggio, e anche questo l’abbiamo già detto, quanto mai piatto in questa nona stagione. Tuttavia, se la storia di Leonard e Sheldon non produce alcun tipo di sussulto dall’inizio alla fine, il plot di Amy riserva la sorpresa finale del paradosso, ovvero, che non solo Amy ha una vita relazionale intensa, ma ce l’ha più intensa di tutti loro, non solo di Stuart.

Sostanzialmente, entrambi i protagonisti di The Helium Insufficiency violentano sé stessi: Amy decide di buttarsi a capofitto in un’intensa vita sociale, come se non ci fosse un domani (come sottolinea Penny, ma al momento di stabilire le regole del gioco alcolico); Sheldon e Leonard trasgrediscono le regole con la paura di finire in prigione, diventando buoni amici con un probabile ex galeotto (from Prison Break). Per tutti quanti c’è una forte evoluzione e una costruzione di puntata, che dal punto di vista tecnico, risulta all’altezza del nome che è riuscito a costruirsi The Big Bang Theory, ma la resa, fra le gag dell’ “indorare la pillola”, lo stallo alla messicana, l’applicazione per gli incontri (con la decisione poco originale di rappresentare gli utenti ben al di sopra delle righe), Bernadette che da ad Howard i soldi per uscire la sera, è poco efficace e a tratti pesante. Si salvano, al limite della sufficienza, Barry e Stuart, in quanto personaggi marginali del racconto, spesso assenti e quindi, nel loro essere sempre uguali a sé stessi, ancora in grado di non stancare lo spettatore con i loro tormentoni e atteggiamenti ripetuti.
Purtroppo, se la situazione non migliorerà, sarà lunga arrivare al ventiquattresimo episodio. Speriamo solo che i piccoli passi avanti di questa puntata (gli appuntamenti di Amy, l’esperimento che diventa fattibile) vengano monetizzati meglio col proseguo della storia.

Federico Lega

Fra gatti, pannolini, lavoro, la formazione del fantacalcio e qualche reminiscenza di HeroQuest e StarQuest, stare al passo con le serie tv non è facile ma qualcuno lo deve pur fare

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