
The Americans: recensione dell’episodio 1.08 – Mutually Assured Destruction
Se lo scorso episodio era da considerare più tranquillo del precedente, allora Mutually Assured Destruction può essere considerato come un altro passo nella stessa direzione. Ci troviamo di fronte a un episodio sicuramente interessante ma molto meno carico di momenti di vera tensione drammatica tra i personaggi, a parte un confronto che ci si poteva aspettare. E, ciononostante, è forse l’episodio più rappresentativo di una certa filosofia di fondo. La missione della settimana è sicuramente interessante, tanto che prende buona parte dell’episodio, con tanto di grande botto finale (è il caso di dirlo). Eppure non è certo il vero centro di attenzione della puntata.
Il titolo dell’episodio richiama direttamente il concetto dietro la Guerra Fredda: la certa distruzione per entrambe le parti. Qui sta la magia. Tra gli otto episodi visti fino ad oggi, questo è quello che meno si appropria dei fatti reali della Guerra Fredda, che meno si avvicina allo scenario politico internazionale. E quindi il titolo si riferisce alle relazioni tra le persone. Coinvolte direttamente nella lotta tra spie, certo, ma simbolicamente riconducibile ad uno stato culturale che negli anni ’80 divenne fortemente caratterizzante per l’intero occidente.
Ecco che i personaggi di The Americans quindi sono legati a storie e relazioni che non fanno altro, per il momento, che garantire la propria distruzione. Per tutte le parti coinvolte.
Gaad: possiamo già immaginare come il capo di Stan vivrà il proprio incarico fino a consumarsi. Possiamo forse biasimare il desiderio di giustizia verso gli agenti che rimangono uccisi in questo episodio? No di certo. Ma abbiamo visto più di una volta come Gaad sia un convinto anti-sovietico. Questa strenua lotta forse lo lascerà indenne, ma di certo non oggi.
Come nota a lato, mi sento di citare nuovamente i travestimenti di Philip, alcuni dei quali sono seriamente troppo spassosi per non farsi una risata. E come altra nota… “Siamese Twins” dei The Cure. Assoluti. Che tra l’altro è la dimostrazione finale della mia tesi iniziale (cercate il testo della canzone).
In conclusione, un episodio particolare, dove forse Elizabeth raggiunge un turning point nei confronti di Philip (ma non ci credo molto) e dove, per il resto, si entra più nel profondo delle relazioni che abbiamo visto instaurarsi nelle puntate precedenti. Un episodio all’apparenza banale, ma che nasconde invece importanti segni e significati, che forse lascia un po’ perplessi, proprio per via di questo effetto di totale distruzione, quasi al limite del nichilismo e dell’assenza di speranza, che la narrazione porta allo spettatore. Adesso ne sono certo: The Americans è una grandissima serie, piacevolissima sorpresa.