
The 100: Recensione dell’episodio 5.01 – Eden
Curiosity killed the cat non è solo il buffo nome di un gruppo pop degli anni Ottanta, ma soprattutto la versione inglese del proverbio italico tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. E però la versione inglese più immediata si presta meglio a descrivere il rischio ferale che corre chi si approcci alla premiere della quinta stagione di The 100 dopo il disastroso flop della passata annata. La curiosità era infatti tanta: cosa altro si inventeranno dopo aver fatto scampare SuperClarke anche ad un disastro nucleare? Si tratterà di qualche altra assurdità per seppellire definitivamente una serie che nelle prime due stagioni era stata capace di sorprendere staccandosi da dosso l’etichetta di teen drama in salsa sci – fi?
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Finito il giro si ricomincia
Sebbene siano i dettagli a fare la differenza, è grossolano ma sostanzialmente dire che ogni serie vive di un confronto tra due gruppi. Così è stato anche per The 100 che ha visto prima contrapporsi i ragazzi contro i Grounders; poi i sopravvissuti contro gli uomini di Mount Weather; quindi gruppi misti di Skycru e Grounders contro altri Skycru e altri Grounders e tutti contro Alie; infine tutti contro tutti per entrare nel bunker e sfuggire al Praimfaya. Esaurite tutte le possibili combinazioni e spopolata la Terra a causa della nuova apocalisse nucleare, era inevitabile che il nuovo nemico non potesse che venire dallo spazio. E per fortuna non sono gli alieni che tutti temevano vista la deriva sempre più parascientifica che le cose stavano prendendo.
Invece a tornare sulla Terra sono quei criminali esiliati su qualche orbita lontana a cui si accennava quasi di sfuggita in uno dei diari di Becca trovati negli archivi di Alie. Che poi questi siano stati addormentati in un qualche sonno criogenico è lo scontata ma dopotutto ragionevole escamotage per spiegare come possano essere sopravvissuti per più di un secolo. Che ritornino esattamente quando serve un nuovo villain è il prezzo ad hoc da pagare per dare alla serie l’antagonista che serviva per inscenare il più classico ma indispensabile dei conflitti.
Quello che è però interessante è osservare come questa scelta completi il giro facendo ripartire The 100 dalle sue origini ma sovvertendole completamente. Perché è vero che lo schema è lo stesso con personaggi venuti dallo spazio che devono confrontarsi con una Terra che non conoscono più. Solo che stavolta i nuovi Grounders (includendo anche i sopravvissuti del bunker che sicuramente usciranno al momento giusto) sono i probabili buoni che devono proteggersi dall’avidità malvagia degli ultimi arrivati. Finito il giro, si ricomincia quindi, ma su basi opposte. Una innovazione necessaria che potrebbe donare nuove dinamiche e una nuova linfa ad una serie che deve mettersi alle spalle al più presto il ricordo terrorizzante della quarta stagione.
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Da SuperClarke a SuperMamma
A decretare il lento declino di The 100 aveva contribuito il modo sempre più incerto in cui era stato sviluppato il personaggio di Clarke. Che fosse la leader indiscussa del gruppo iniziale e che questo le conferisse doti particolari è comprensibile e accettabile. Ma queste sue capacità uniche hanno finito per essere man mano troppo esacerbate facendo di lei prima la Wanheda che tutti temono e rispettano nonostante non combatta quasi mai in prima persona; poi una specie di femme fatale al cui fascino cedono uomini e donne; infine un capo che prende sempre decisioni sbagliate ma che tutti seguono a prescindere. Una sorta di SuperMan che tutto sa e tutto può, anche trasformarsi in una Natblida con una trasfusione che sugli altri non funziona e su lei magicamente si permettendole di sopravvivere pure all’apocalisse nucleare.
SuperClarke torna in questa premiere continuando a fare scelte chiaramente suicide e insensate (come farsi 340 km a piedi nel deserto per arrivare a Polis o liberare dai detriti di una torre l’ingresso del bunker), ma sempre premiate da opportuni e quantomeno improbabili colpi di fortuna (tipo trovare al primo colpo il rover seppellito nella sabbia e tirarlo fuori con una paletta senza neanche un danno e col pieno già fatto). Pur di far andare sempre tutto bene a Clarke, Rothenberg e soci non si sono mai fatti scrupolo di violare leggi della fisica ad hoc e, quindi, cosa vuoi che sia inventarsi una valle dell’Eden a uso e consumo della loro eroina? Come sia possibile che l’intero mondo sia stato spazzato via dal Praimfaya tranne questo angolo di paradiso è una di quelle domande la cui unica risposta è un draconiano perché si e basta. Perché le radiazioni uccidano tutti gli abitanti della valle, ma non gli animali è un’altra di quelle questioni su cui bisogna chiudere un occhio e pure l’altro. Che invece ci sia ancora in giro una Naitblida in un clan mai sentito prima e che non ha mai partecipato al Conclave è, a questo punto, il minore dei problemi e lo si accetta con nonchalance.
Anche perché proprio l’aver associato a Clarke questa Madi permette di esplorare un lato diverso della fu Wanheda. Una versione quasi materna con Clarke che detta regole (imparare l’inglese?), promette ricompense (una bella tintura in cambio di piatti da lavare), racconta favole della buonanotte vicino al fuoco (oddio, non proprio racconti leggeri con orsetti teneroni), diventa feroce come una lupa che difende i cuccioli quando il minimo pericolo si avvicina. Ancora SuperClarke, quindi, ma con una motivazione personale che potrebbe cancellare quella fastidiosa sensazione di deja vu che si avrebbe nel vedere ancora Clarke contro tutti per tutti.
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Niente di nuovo sul fronte dell’Arca
Al contrario, va in scena la fiera delle banalità sull’Arca dove le dinamiche tra i rifugiati sono esattamente quelle che si potevano prevedere. E questo è sicuramente il peggiore dei difetti di questa premiere perché conferma che ormai quella capacità di sorprendere che The 100 aveva nelle prime stagioni è ormai bruciata nel rogo del Praimfaya. Chi, infatti, non si sarebbe aspettato che Monty e Harper fossero ancora i trottolini amorosi e dudu dada della serie? Con Monty ovviamente ridotto a zerbino del gruppo e di nuovo insicuro e bisognoso di un discorso consolatorio da parte di Harper. E quanto poco avrebbe incassato chi avesse scommesso sulla più ovvia delle relazioni tra Bellamy e Echo? Una storia scritta fin dall’accensione del razzo e che aspetta di andare in crisi non appena ritorneranno sulla Terra a riveder Clarke. Altrettanto ovvio era che Murphy tornasse a fare il lupo solitario, mentre la fine della relazione con Emory potrebbe essere il primo passo verso l’inizio di quel legame con Raven tanto agognato dai fan e che per questo non avverrà mai essendo Rothenberg nemico giurato degli shippers e Raven campionessa del maiunagioia.
Nell’attesa di sapere come Octavia sia evoluta nell’imperatrice col trucco slabbrato che decide vita e morte dei nuovi gladiatori (oh, in qualche modo dovevano passare il tempo là sotto), The 100 ritorna con una premiere che è ancora gravata dai difetti capitali della passata stagione, ma che offre qualche appiglio a chi volesse sperare che non tutto è perduto. Che si possa ancora tornare alla serie che amavamo. Eh, ma chi di speranza vive …
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