
Suicide Squad: la recensione del film con Will Smith, Margot Robbie e Jared Leto
Titolo: Suicide Squad
Genere: azione, fantastico, commedia, fantascienza, avventura
Anno: 2016
Durata: 123 min
Regia: David Ayer
Sceneggiatura: David Ayer
Cast principale: Will Smith, Jared Leto, Margot Robbie, Joel Kinnaman, Cara Delavigne, Viola Davis, Jay Courtney, Jay Hernandez, Adewale Akinnuoye-Agbaje
Il 13 agosto è finalmente uscito in Italia Suicide Squad, il terzo film del franchise fumettistico dell’universo DC. Dico finalmente perché il film è stato molto atteso dai fan, che ne sentono parlare da almeno due anni.
Quest’estate l’attesa è finita, e i fan hanno dovuto fare i conti con qualcos’altro: il disappunto. Nonostante la pellicola abbia ottenuto un grande successo al botteghino (stabilendo il record come miglior debutto di un non-sequel dopo Hunger Games), la critica lo ha stroncato. Tra il pubblico, però, le critiche si dividono tra “assolutamente da evitare” e “film piacevole da vedere”.
Ma partiamo dall’inizio. Condizione necessaria per avere un’opinione sul film è vederlo, dunque se siete interessati all’argomento, prima di formulare un giudizio, andate a guardarlo (parlo con te, Jared Leto).
La pellicola si apre in medias res, come se avessimo appena acceso la TV su di un film già cominciato: un gruppo di losche figure cena attorno ad un tavolo e parla di questioni sicuramente importanti, del tipo “fine del mondo”. Amanda Waller (Viola Davis) è una donna con gli attributi, che propone ad un gruppo di gentiluomini del governo una soluzione “geniale” al problema che la “morte” dell’Uomo d’acciaio ha sollevato: come garantire la sicurezza mondiale?
L’intera conversazione a questa tavola rotonda serve da introduzione al film e da collegamento con ciò che è accaduto prima. Suicide Squad è infatti ambientato in un tempo imprecisato dopo gli eventi di Batman v Superman, essendone tecnicamente il sequel, cosa che è resa chiara da piccoli flashback che mostrano scene del funerale di Superman già viste nel film di Snyder.
L’idea della Waller è assemblare una squadra composta da pazzi da legare, diligentemente spediti da Batman nel carcere di Belle Reve, luogo in cui vengono rinchiusi i supercriminali metaumani del mondo fumettistico DC. La natura da cattivi dei membri della Squadra rende possibile affidare loro le missioni più pericolose – quelle Suicide – che i villains accetteranno di svolgere sotto minaccia di essere fatti esplodere alla prima mossa falsa e con la promessa di avere riduzioni di pena o una chance di evadere.
La trovata di Amanda Waller nel mondo normale sarebbe una follia senza pari, ma a livello narrativo è una gran figata. Da che mondo e mondo i cattivi sono sempre stati i personaggi più cool, soprattutto quando paragonati ai bravi ragazzi bamboccioni o depressoidi dietro cui si nascondono i super eroi classici.
I bad guys in questione hanno nomi semi-sconosciuti, ma volti notissimi. Will Smith interpreta Deadshot, un abilissimo cecchino. Margot Robbie è Harley Quinn, la classica donna conosciuta per l’uomo con cui sta, ovvero il celeberrimo Joker (Jared Leto). El Diablo (Jay Hernandez) è posseduto da un demone che controlla il fuoco e può trasformarsi in un mostro infuocato di due metri. Boomerang (Jay Courtney) è un australiano ubriacone che riesce a scassinare tutte le banche d’America e Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje) è un uomo-coccodrillo, se ho capito bene.
A loro si aggiunge Incantatrice (Cara Delavigne), una strega/spiritello/divinità che ha poteri straordinari e un solo punto debole, il cuore. A dirigere la Suicide Squad c’è Rick Flag (Joel Kinnaman), un perfetto soldato esperto in armi da fuoco, demolizioni, strategie militari ecc., in poche parole il leader che riesce a far rigare dritto un branco di folli spietati. A dargli una mano c’è Katana (Karen Fukuhara), personaggio che sembra arrivare direttamente da Kill Bill.
La prima parte del film è una sorta di slide show di tutti i personaggi, che in effetti hanno bisogno di presentazioni perché, a meno che non siate appassionati di fumetti, non si può dire che siano famosi come Batman, Superman e Wonder Woman.
Una volta presentati i protagonisti, ci si aspetta che il film ingrani e dia il via alla trama. Ma ecco che sopraggiunge il problema fondamentale di Suicide Squad: la trama è alla pagina 404, not found.
Tutti questi personaggi fighissimi vengono messi insieme per portare a termine una missione: salvare Midway City dal nemico metaumano di turno, una Cara Delavigne in preda alle convulsioni (comunque una performance più che sufficiente, Cara), che minaccia la città ed i suoi abitanti.
Scritto nero su bianco ha senso, ma quello che avviene nel film è confusionario e poco chiaro: l’azione si svolge ad una velocità supersonica, tanto che si fatica a seguire quello che sta succedendo, non solo nella trama ma anche sullo schermo, quando i nostri anti-eroi combattono contro i nemici con calci, pugni, colpi di pistola, esplosioni e scene in slow motion.
Quando finalmente ci si raccapezza, il film è già agli sgoccioli e si ha la sensazione di aver atteso per due ore qualcosa che poi non è arrivato oppure ci è passato davanti così velocemente che lo abbiamo mancato.
La pellicola sembra essere una serie di sketch, indipendenti tra loro, messi insieme uno dopo l’altro col tentativo di fare ordine. Le singole sequenze, dunque, sono in effetti fighe, piene di effetti speciali, una musica potente fatta di grandi classici reinterpretati in chiave moderna (che secondo me ci sta alla grande) e delle performance impeccabili. Viste tutte insieme, però, senza una trama a sostenere il tutto, l’effetto è troppo disordinato.
L’unica vera trama del film è Harley Quinn che viene costantemente salvata dal Joker.
Lei infatti è senza dubbio l’anima del film, perfetta psicopatica senza freni, bellissima, sexy ed esilarante. La sua performance ha dato vita ad un personaggio che fino ad ora non esisteva nell’iconografia cinematografica, o almeno non a grandi livelli. Da adesso la fidanzata del Joker ha una personalità ed un volto, ed è quello di Margot Robbie.
Jared Leto ha scelto di non rivedere Heath Ledger e di staccarsi da Jack Nicholson, immergendosi completamente nella follia del suo Joker personale, tanto da rimanere nel personaggio anche a telecamere spente. La depravazione e la pazzia di Joker/Leto sono evidenti e riesce a fare scintille sullo schermo nonostante ci stia per pochi minuti. La scelta di renderlo esagerato ed innamorato funziona alla perfezione e gli dona nuova vita, la cosa più intelligente da fare quando bisogna misurarsi con delle performance d’eccellenza.
Il concetto del film è molto interessante: Suicide Squad (e in generale gli ultimi tre film della DC) tenta un approccio originale, in cui i buoni hanno dei tratti maligni e i cattivi diventano più umani. Un’operazione che mostra i supereroi e i villains di sempre sotto una nuova luce e per questo potrebbe attirare il pubblico. Il problema è che se decidi di dare spessore ad un film di supereroi, devi saperlo fare bene, altrimenti sarà un disastro. E infatti.
A poco servono i cameo e le citazioni fedelissime ai fumetti originali (che potete vedere qui) se il resto non funziona.
Dopo il momento di gloria del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, Zack Snyder e David Ayer hanno tentato di mantenere alti gli standard e separarsi nettamente dai film della Marvel, che puntano tutto sull’umorismo e sulle sequenze d’azione mozzafiato ma fanno comunque bene il loro lavoro e vengono sostenute da trame che stanno in piedi.
Lo stile più serio, cupo e raffinato di Man of Steel, Batman v Superman e Suicide Squad fa la sua figura e può essere una buona alternativa ai vari Avengers, ma senza una storia con i cosiddetti non si va da nessuna parte.
Non stupisce che i fan DC siano frustrati e costantemente delusi, mentre la Marvel continua a reclutare nuovi sostenitori.
Da qui al 2020 sono già in programma diverse pellicole dell’Extended Universe targato DC, da Wonder Woman a Justice League, ad un possibile sequel di Suicide Squad.
Speriamo che col tempo si vada a migliorare e che i fan possano trovare pace.
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