
Strike, Il richiamo del cuculo: dei personaggi di cui innamorarsi – Recensione
Ho appena finito di vedere questo terzo episodio di Strike, che ha completato l’indagine di The Cuckoo’s Calling, e ancora mi brillano gli occhi per la contentezza. Per chi come me ha letto (divorato!) i libri di Robert Galbraith (aka JK Rowling) vedere dei personaggi tanto amati prendere vita sullo schermo è una gioia grandissima. Soprattutto quando il risultato è così ben riuscito.
Come abbiamo già detto in precedenza, uno dei punti di forza di questa serie di libri gialli è decisamente la coppia di protagonisti, Cormoran Strike e Robin Ellacott, che sommando le loro differenze si trovano uniti nel perseguire una passione e una missione comune. La ricerca della verità, svelata componendo puzzle, osservando le persone e i loro modi, ascoltando con attenzione, notando i dettagli e mantenendo sempre una mente aperta e libera dai pregiudizi. E sono proprio Strike e Robin a diventare di carne e ossa davanti ai nostri occhi, mantenendo tutta la vividezza tratteggiata dalle pagine dei libri, tanto che Tom Burke e Holliday Grainger sembrano semplicemente nati per queste parti.
C’è certamente lo zampino della Rowling in tutto questo, la quale, essendosi spesso divisa tra pagine scritte e adattamenti per il cinema, non è certo alle prime armi in questo campo. Lei stessa ha seguito molto da vicino la sceneggiatura e la scelta degli attori. E forse proprio per questo ci ritroviamo così perfettamente immersi in quell’atmosfera ed energia che permea le sue storie.
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Strike e Robin sono il cuore di queste storie
I due detective sono due tipi in apparenza completamente diversi quanto a estrazione sociale ed esperienze di vita. Eppure tra i due scatta una sintonia quasi istantanea che ha radici nella passione e nella cura per il lavoro che svolgono. Lei ha studiato psicologia, pur avendo dovuto abbandonare gli studi per ragioni personali, e si è trovata in seguito a svolgere una serie di lavori temporanei insoddisfacenti.
E seppure l’inizio come assistente di un detective privato risulti per Robin un po’ straniante, è veloce nell’adattarsi e pronta a lasciare libera la sua curiosità che la porterà, con il procedere del caso, a diventare ben più che una semplice segretaria. Holliday Grainger in scena è luminosa e il suo entusiasmo è contagioso.
Strike invece esce da una relazione burrascosa, ricca di passioni violente e squilibrate e improvvisamente si ritrova solo e isolato, aggrappato soltanto ad un lavoro che sta andando a rotoli. Ex-soldato, congedato dopo aver perso una gamba in missione, ha cercato di nascondersi dalle luci sempre puntate su un padre famoso e sregolato. Affronta la vita con un atteggiamento un po’ ruvido e brusco, ma sempre pronto ad accettare una sfida che venga offerta alla sua mente inquieta.
Tom Burke è bravissimo a sottolineare tutta la rigidità e la costante presenza di un arto meccanico che, pur non creando serie limitazioni, risulta un compagno impossibile da ignorare.
In questi episodi lo vediamo spesso arrancare per Londra, fumando e stringendo i denti ed è proprio l’interpretazione molto fisica di Tom Burke a dare intensità al suo personaggio.
Londra è il costante sfondo di indagini che si dipanano lentamente, muovendosi da un indizio all’altro, da un interrogatorio all’altro con un ritmo volutamente lento, ma che non manca di picchi di tensione e momenti intrisi di una placida malinconia. Forse l’indagine avrebbe avuto bisogno di maggiore spazio per respirare più liberamente, ma credo che gli snceneggiatori siano stati molto bravi ad adattarla ai tempi del telefilm.
Il richiamo del cuculo è un adattamento davvero ben riuscito
Robin e Strike, insomma, si fanno amare facilmente e la chimica perfetta fra i due attori rende tangibile quell’intesa che cresce velocemente in un misto di rispetto ed entusiasmo reciproco. A voler trovare un neo, è forse un po’ forzatamente antipatico il fidanzato di lei, che si fa subito odiare con entusiasmo, sciorinando una frase infelice dietro l’altra; ma quello è il suo destino anche nei libri.
Il richiamo del cuculo fin dalla sigla mette in primo piano i suoi protagonisti. La loro storia è raccontata da una regia attenta e una fotografia che predilige la grigia luce naturale inglese e i suoi toni freddi (non manca mai in scena un oggetto blu). L’adattamento è davvero ben riuscito e rimane fedele al libro, pur dovendo compiere dei tagli necessari e ci lascia desiderosi di vederne il seguito al più presto.
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E a voi è piaciuto? E i non lettori sono riusciti ad apassionarsi alle avventure del brusco detective con una gamba sola e la sua fedele assitente?
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