
Stalker: Recensione dell’episodio 1.04 – Phobia
“Every breath you take
every move you make
every bond you break, every step you take
I’ll be watching you”
Romantico e malinconico era Sting quando, accompagnato dai Police (e da una folta chioma bionda) cantava questa canzone in un momento un po’ triste della sua vita, cioè il divorzio. Trasmesse alla fine di questo episodio di Stalker queste strofe assumono però un’altra valenza, una promessa e una minaccia incombente in agguato mentre ci viene spiegato il quadro sempre più articolato che Perry sta disegnando per intrappolare nella sua tela la sua nuova preda: l’agente Beth. Perry
Mi piacerebbe molto indagare maggiormente sulla figura di Perry e sul suo disturbo che lo porta a crearsi nella sua testa un immaginario così complesso e già strutturato da poterne scrivere una storia a fumetti dove le immagini disegnate su carta si trasformeranno in azioni concrete, dove l’autore diventerà il protagonista di questo articolato gioco perverso.
Ma purtroppo viene dato ancora poco spazio alla trama orizzontale portata avanti dal nostro sadico nemico, il focus è ancora sui due agenti che ripetono settimanalmente il loro rito alla CSI di smascherare lo stalker del giorno, in un misto di intuito e arguzia. Come consuetudine la puntata si apre con delle inquadrature in stile horror, riprendendo la vittima da angolature diverse nascondendo in parte la telecamera come se fossimo noi stessi gli stalker del telefilm, in una sorta di presa diretta sugli occhi dell’assalitore pronto a colpire al momento giusto. Le vittime questa
Non c’è attacco più vile e meschino per mettere alle strette una persona se non utilizzando la sua paura per immobilizzarla e quindi “colpirla sotto la cintola” , in un incubo horror che ha perseguitato e sta perseguitando ognuno di noi.
Lo stalker attacca quindi nella parte più vulnerabile la vittima, costringendola a subire quello che ha sempre temuto, riprendendo con una telecamera e godendo di questo timore, in un sadico gioco dove l’eccitazione per lo stalker è direttamente proporzionale al terrore della ragazza. E sempre di “colpire” si parla con Beth, che sta cercando di esorcizzare le sue paure insegnando ad altre donne a difendersi di fronte ad un’aggressione, cercando di scacciare a suon di calci un passato traumatico che ci viene raccontato in pillole dall’amica della tenente, dopo una seduta di sesso con Perry. Mi piace questo raccontare in maniera indiretta del passato dei nostri protagonisti, non concentrando troppo il fuoco sul passato dei
Jack che in questa puntata incarna la figura del poliziotto cattivo (con tanto di occhiali da sole durante l’irruzione a casa dello stalker) riesce con il suo acume a risolvere facilmente i casi attirando la bella Janice che riesce finalmente a portarselo a letto alla fine della puntata. La puntata è ben strutturata e il tema trattato è forse il più banale ma il più curioso da trattare adattandolo al genere che il telefilm propone. Arrivato alla quarta puntata però, Stalker non riesce ancora a prendersi la mia piena fiducia; non so quanto possa durare l’appagamento di questi casi complessi e molto intricati che stanno garantendo al telefilm un pro
Buio, serpenti e paura di annegare sono queste alcune fobie trattate in questo episodio che creano un contesto per dialogare tra i due agenti in un botta e risposta timoroso, freddo e per niente amichevole. Jack si deve ancora guadagnare la fiducia della sua partner ancora traumatizzata dal suo passato, ce la faranno i due agenti a collaborare e a fidarsi l’un l’altro ma specialmente, ce la farà Stalker a mantenere le premesse che in queste quattro puntate ci ha mostrato?
1.04 - Phobia
da brividi
Valutazione Generale