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Spy: La Recensione

Se siete alla ricerca di un po’ di risate, scenette esilaranti e dialoghi che fanno sbellicare dalle risate, Spy è la commedia estiva che fa per voi. La principale sorpresa di un film come questo – che aveva scritto in fronte ‘sono-la-solita-commedia-demenziale’ – è scoprire quanto poco, in verità, abbia a che vedere con qualsiasi altra cosa avessimo mai visto. Merito principale di una trama che, per quanto lenta in alcuni punti, non stanca e riesce a far ridere invece di solo sorridere. E’ raro che un film come questo lasci il sorriso sulle labbra per la sua intera durata: in questo caso, è stato proprio così.

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Melissa McCarthy, finalmente in un ruolo da protagonista, che le calza a pennello quanto un Dior Coture a Jennifer Lawrence alla serata degli Oscar, è Susan Cooper, un agente della CIA che non ha mai visto un pizzico d’azione in vita sua. Passa le proprie giornate in un seminterrato a dirigere le operazioni logistiche sul campo di Bradley Fine (Jude Law) del quale è anche segretamente innamorata. Quando Fine viene ucciso da Rayna Boyanov, una ricca bulgara che vuole vendere la bomba disegnata da suo padre al miglior offerente, è il momento per Susan di mettere da parte i maglioncini ed entrare in azione. Ad affiancarla lo scortese quanto maldestro Rick Ford (non pensavo arrivasse il giorno in cui avrei visto Jason Statham in un simile ruolo!), la leale amica e confidente Nancy B. Artingstall (Miranda Hart) e l’agente ‘Aldo’ (Peter Serafinowicz), manesco e romano fino al midollo.

Come accennato prima, il successo del film è una concomitanza di vari fattori. Prima di tutto la presenza di personaggi che, malgrado il poco tempo a disposizione, diventano delle icone. Perfetta è l’interpretazione di Melissa McCarthy, la cui Susan Cooper, nei panni di un’agente della CIA tutt’altro che tradizionale, porta sul grande schermo una storia di azione e colpi di scena. La McCarthy inizialmente sembra costretta nei panni di personaggi ‘tipicamente’ suoi, che dunque puntano sulla sua goffaggine e sul suo sovrappeso come elementi contraddistintivi. Man mano che la storia procede, tuttavia, ci accorgiamo sempre meno di quelle che potrebbero essere i difetti della McCarthy (che, a parer mio, è perfetta) e ci concentriamo sempre di più sul suo ruolo di spia, sulla trama surreale e sui dialoghi scattanti.

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Una delle parti più interessanti del film sono senz’altro le scene che vedono insieme la McCarthy con Rose Byrne da un lato e Jason Statham dall’altro. Rose Byrne interpreta una signorotta ricca, viziata e con un gusto nel vestire che fa concorrenza a Kim Kardashian. Straordinariamente, tuttavia, il suo personaggio è talmente surreale da diventare piacevole, portandoci ad apprezzare le sue crisi isteriche e la sua mania omicida nei confronti di chiunque fallisca nel leggerle nel pensiero ed eseguire così i suoi ordini prima che vengano posti. Jason Statham, invece, appare in panni che non gli sono familiari: è Jude Law la superspia del film, Jason Statham è quell’agente un po’ (tanto) burbero e per niente cooperativo che, nel suo tentativo di fare tutto e bene, fallisce in tutto e fa andare tutto a rotoli. E’ spettacolare il suo monologho nella camera d’albergo di Susan, in cui le risate si susseguono a tonnellate e viene da chiedersi se si stia effettivamente guardando l’attore di The Transporter o se sia solo il suo sosia. Non è sgradevole questo suo cambiamento, anche se è particolarmente inatteso, dato che ancora dovevo imbattermi in un film in cui Statham è meno che il solito macho e picchiaduro.

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Infine Jude Law, altra parte essenziale del film. Appare poco, per ovvie ragioni che non starò a spiegare, ma anche quel poco basta a ricordarci perché apprezzassimo tanto l’attore di Il Talento di Mr Ripley, Closer, Sherlock Holmes e Grand Budapest Hotel. Poco importa che per metà del tempo sembri al centro di una pubblicità della Pantene, con i capelli a fare costantemente ‘swish’: si parla di Jude Law, a lui tutto è concesso!

Infine, non memorabili ma comunque degni di nota, i due camei del film. Il primo è facilmente riconoscibile, dato che si parla di 50 Cent, improvvisato spia a sua volta; il secondo è quello di Verka Serduchka, cantante ucraino molto noto nel suo paese, secondo all’Eurovision del 2007 con il singolo Dancing Lasha Tumbai.

In conclusione, un film d’intrattenimento che fa divertire a livelli piuttosto alti. Le scene sono interessanti, i dialoghi scattanti, l’azione non manca e non mancano neppure le risate. Se siete ancora indecisi su cosa andare a vedere, questa settimana, direi che questa commedia di Paul Feir fa proprio per voi!

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Katia Kutsenko

Cavaliere della Corte di Netflix e Disney+, campionessa di binge-watching da weekend, è la Paladina di Telefilm Central, protettrice di Period Drama e Fantasy. Forgiata dal fuoco della MCU, sogna ancora un remake come si deve di Relic Hunter.

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