
Spies of Warsaw: Recensione dell’episodio 1.01 – Episode One
Spies of Warsaw nasce da un romanzo di Alan Furst e la BBC ha deciso di portarlo sul piccolo schermo con questa miniserie divisa in due parti (anche se piuttosto lunghe da un ora e mezza l’una) e usare come pezzo da novanta per promuovere questa creazione David Tennant, che chiaramente ha un “discreto” fascino su una larga fetta di pubblico televisivo, soprattutto per i Birt Lovers.
Preso Tennant, però, deve essere finito il budget a BBC4, perché la resa, quantomeno di questa prima parte, è piuttosto povera; vengono usate ambientazioni molto neutre, dagli interni, ai vicoli di città, fino alle strade di campagna, tanto che sembra veramente di trovarsi di fronte ad una produzione semi-amatoriale, da questo punto di vista. Dove sicuramente va meglio e ci accorgiamo che stiam pur sempre guardando la BBC è la recitazione, che, dando per scontato Tennant, con poche eccezioni è di buon livello, così come le atmosfere e il modo di ricreare i contesti storici sono molto made in BBC.
Una cosa che mi è comunque sembrata particolare è la decisione di usare Tennant nel ruolo di un Colonnello francese; immagino che fosse così nel libro e che i produttori volessero Tennant, ma non sono proprio riuscito a calarmelo nel ruolo di transalpino, è stato più forte di me; non che io mi aspetti che i francesi parlino tutti come l’Ispettore Closeau, non siamo mica in una fiction Rai, ma Tennant è una persona che trasuda British in ogni sua movenza ed espressione, nei suoi atteggiamenti e non solo nel suo accento: non ce l’ho proprio fatta, nella mia testa era un Colonnello inglese, ho risolto così.
Andando al succo della trama, ci ritroviamo in una storia di spionaggio vecchio stile, ambientata in Polonia negli anni di poco precedenti allo scoppio della seconda guerra mondiale (la storia prende il suo avvio ad un paio d’anni dall’invasione nazista, ma come in ogni buon prodotto BBC, il tempo corre veloce) e ci viene mostrato il momento di tensione altissima che percorre l’Europa in quegli anni, specialmente la Polonia che suo malgrado si trova ad essere centro di delicati equilibri, contesa tra Nazisti e Bolscevihi e quindi terra di lotte a colpi di fioretto tra tutti i servizi segreti schierati in campo.
In questa prima parte la narrazione scorre con un ritmo pacato e nonostante alle missioni si susseguano i delitti, inframezzati dalle storie d’amore, non vedo mai un’accelerazione del ritmo, se non forse nelle scene finali. La pacatezza apparente dell’epoca rimane attaccata anche allo svolgimento del racconto, dove prende molto schermo la storia d’amore, chiaramente e immancabilmente tragica, tra Anna, interpretata da una convincente Janet Montgomery, e il nostro Colonnello Mercier, che alterna le sue vicende sentimentali alle missioni ufficiose di spionaggio, tra le quali quelle di reclutamento sembrano un po’ meno abbozzate rispetto a quelle di incursione in territorio nemico, ma qui torniamo al già menzionato problema della carenza di budget.
Alla fine di questa prima parte, comunque, le vicende iniziano a precipitare e la fortuna abbandona il nostro protagonista Mercier che si ritrova in tragiche mani, quando ormai la Guerra è sempre più vicina. Ora la seconda parte di questa miniserie determinerà la riuscita o meno di questa scrittura e la capacità di far convergere le diverse linee narrative verso un soddisfacente finale, ma posso finora sbilanciarmi su questa prima parte, nella quale ho visto un buon prodotto, piacevole, ma lontano dall’essere un capolavoro