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Sole Cuore Amore: la recensione del film di Daniele Vicari a RFF11

Titolo: Sole Cuore Amore

Genere: drammatico

Anno: 2016

Regia: Daniele Vicari

Sceneggiatura: Daniele Vicari

Cast: Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari, Francesco Acquaroli, Giulia Anchisi, Chiara Scalise

I’m broke but I’m happy / I’m poor but I’m kind / I’m short but I’m healthy, yeah
I’m high but I’m grounded / I’m sane but I’m overwhelmed / I’m lost but I’m hopeful baby
What it all comes down to / Is that everything’s gonna be fine fine fine
‘cause I’ve got one hand in my pocket / And the other one is giving a high five
(Hand in My Pocket, Alanis Morissette)

Ci sono giorni che si somigliano, sempre uguali dall’inizio alla fine. Ci sono vite che percorrono sempre lo stesso binario, i cui orari e tracciati sono già decisi a priori. Soprattutto quando non sei tu a decidere verso quale metà guidare il tuo treno.

Così è per Eli, giovane madre di quattro bimbi e moglie di un disoccupato. Vivono ad una delle tante fermate che uno dei tanti autobus Cotral costeggia il litorale romano. La finestra di quella stanza che fa da soggiorno durante le ore di luce e nella notte si trasforma in camera da letto affaccia sul mare.

Eli si sveglia tutti i giorni alle 4.30, prende un caffè e si prepara ad affrontare due ore di viaggio. Un autobus e due metro la portano a Lucio Sestio, nel quartiere tuscolano, dove lavora a nero come cameriera e pasticcera in bar. Il suo capo approfitta del suo senso del dovere e della sua situazione economica per ricattarla moralmente, non permettendole di prendere nemmeno un giorno di ferie.
Quando si abbassano le serrande, Eli prende il suo cappotto rosso e la sua borsa e ripercorre al contrario il tragitto mattutino, per tornare a casa dalla sua famiglia.
sole cuore amore

All’uscio di casa si dà il cambio con Vale – la sua migliore amica, anzi sorella scelta, nonché dirimpettaia – che invece quando cala la sera esce per andare a lavorare. Vale vive da sola, è una ballerina e si esibisce come performer insieme ad una sua collega – per cui prova una forte attrazione – nei night club e locali alternativi sparsi nella Capitale. Di lei scopriamo purtroppo molto poco altro, con una narrazione sbilanciata e tesa ad approfondire molto di più il personaggio di Eli.

Per quanto le due donne sembrino a primo acchito così diverse tra loro, partendo dalla loro condizione familiare per finire alla professione che svolgono, da subito percepiamo quanto forte sia il legame tra loro. Basta quel colore, quel rosso con cui Daniele Vicari lega le prime due scene (Eli che serve i clienti al bancone del bar e Vale che si esercita in una stanza piena di specchi, ma che torna poi in tutta la pellicola) a creare quell’intima connessione tra i due personaggi. Entrambe nei loro modi e nelle loro forme danzano, accompagnate da un motivo jazz (le musiche sono di Stefano di Battista) che sintetizza nelle note l’energia che Eli e Vale hanno dentro di loro.

Sole Cuore Amore, il nuovo film di Daniele Vicari presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, è costruito intorno a loro due e alle loro vite così diverse, che si incontrano solo sul pianerottolo, mentre una rincasa e l’altra esce o viceversa. Le si incontra nella stessa scena solo per pochi, brevi momenti, quando quasi sembra necessario per le protagoniste ristabilire il contatto fisico. Per il resto del film Vale ed Eli sembrano quasi darsi il cambio, a prendere una il posto dell’altra quando quella manca.

sole cuore amoreSole Cuore Amore prende il titolo da una canzone divenuta in poco tempo un tormentone, uno di quei pezzi che le radio mandano in loop fino allo stordimento degli ascoltatori. Un motivetto pop, popolare come popolare le persone che questo film racconta. Popolari perché appartenenti al popolo, simili ad ogni unità di quella moltitudine che popola la periferia romana, che tanto accoglie quanto respinge. Quella parte di città che i film e la televisione raccontano poco e male, inquadrandola quasi sempre come quel luogo di confine abitato solo da chi la società non accetta. Forse anche Vale, Mario ed Eli non sono poi pienamente accettati dalla società, faticano a stare a galla, ma Vale, Mario ed Eli sono anche la società.

Sono quelle madri, quei padri, quelle sorelle, quegli amici che abitano le case in cui viviamo ogni giorno. Sono quelle persone che incontriamo alla fermata della metro assorte nei loro pensieri, quelle con cui scambiamo un mezzo sorriso al bar, quelle che ci passano accanto per pochi attimi mentre attraversiamo le striscie pedonali agli incroci. Quegli incroci che cambiano le nostre vite o non fanno altro che ricordarci che non abbiamo scelta. Che la nostra strada è solo quella.

Valentina Marino

Scrivo da quando ne ho memoria. Nel mio mondo sono appena tornata dall’Isola, lavoro come copy alla Sterling Cooper Draper Price e stasera ceno a casa dei White. Ho una sorellastra che si chiama Diane Evans.

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