fbpx
Recensioni Serie TvSerie Tv

Snabba Cash: anche a Stoccolma pecunia non olet – Recensione della serie crime svedese di Netflix

Si dice che sia stato l’imperatore romano Vespasiano l’autore del detto latino pecunia non olet. Una risposta icastica data al figlio Tito che gli rimproverava di aver messo una tassa sull’urina raccolta nei bagni privati da cui ricavare l’ammoniaca per conciare le pelli.

Un modo colorito per sottolineare che ieri come oggi il denaro non ha odore. Resta solo un mezzo per raggiungere uno scopo. Qualunque sia il modo in cui lo si è ottenuto. Come sanno benissimo i vari protagonisti di Snabba Cash.

Snabba Cash: la recensione
Snabba Cash: la recensione – Credits: Netflix

LEGGI ANCHE: Il giovane Wallander: trama, cast, trailer e curiosità sulla nuova serie TV di Netflix

Business is business anche a Stoccolma

A rigore, Snabba Cash sarebbe un reboot della trilogia di romanzi noir dello scrittore svedese Jens Lapidus e pubblicati tra il 2006 e il 2011. Forte di un notevole successo in patria, dal primo libro è stato poi tratto un film omonimo nel 2010 (venduto all’estero con il titolo Easy Money) diretto da Daniel Espinosa e con Joel Kinnaman come attore protagonista. Entrambi sono poi volati a Hollywood, mentre le opere di Lapidus sono poi state fonte di ispirazione per questa miniserie Netflix. Scritta da Oskar Soderlund e diretta da Jesper Ganslandt, Snabba Cash conferma la vitalità della serialità scandinava.

La serie mantiene le caratteristiche della trilogia originaria, ma afferma una propria autonomia scegliendo come protagonisti tre personaggi originali. Soprattutto Snabba Cash allarga i suoi orizzonti non limitandosi al mondo criminale di trafficanti di droga più o meno violenti, ma contaminandolo con quello degli affari dorati di startup e quotazioni in borsa. È tra questi due mondi che si muove Leya (Evin Ahmad), ragazza del ghetto arabo di Stoccolma, madre di un bambino a cui vuole assicurare un futuro diverso, vedova del fratello di un boss della droga. Leya è convinta di poter sfondare grazie all’idea di una startup per cui cerca finanziamenti, mentre si mantiene lavorando come cameriera in un ristorante. La sua feroce determinazione le permetterà di non farsi truffare da un finanziatore, di convincere il guru della finanza creativa Tomas, di fiutare il marcio che non puzza.

LEGGI ANCHE: Sacred Games: il crime indiano alla conquista di Netflix (e non solo?) – Recensione della Prima Stagione

Ma il prezzo da pagare è restare comunque invischiata in quei legami da cui voleva liberarsi. E che, invece, sono proprio parte dei motivi del suo successo. Perché è al cognato boss Ravy che chiederà i soldi di cui ha bisogno. A colpire è come nessuno si chieda da dove una cameriera del ghetto possa disporre di cifre milionarie in contanti da un giorno all’altro. La verità è che i sospetti che pure si leggono negli sguardi dei collaboratori di Tomas sono paradossalmente un motivo in più per affidarsi a lei. Perché, come cinicamente le dirà il suo stesso idolo, non importa più niente a nessuno di come sei diventato ricco una volta che sei ricco sfondato. Dopotutto, business is business è l’unica legge da rispettare.

Centinaia di anni dopo e migliaia di chilometri di distanza separano la Roma imperiale di Vespasiano dalla Stoccolma di Leya, Ravy e Tomas. Eppure, in luoghi e tempi diversi, resta sempre vero che pecunia non olet.

Snabba Cash: la recensione
Snabba Cash: la recensione – Credits: Netflix

Snabba Cash e il peso dell’essere criminali

Se la commistione criminalità organizzata – mondo della finanza è un qualcosa di già visto in altre serie (da Gomorra a Gangs of London), più interessante è, invece, il modo di vivere l’essere criminali che la serie presenta. Merito soprattutto del personaggio di Salim (Alexander Abdallah) che canta ai matrimoni quando non è impegnato ad essere il sicario preferito e braccio desto di Ravy. Un ruolo che pesa come un macigno a Salim, non perché ambisca ad essere il numero uno, ma perché altra è la vita che sognerebbe. Lo vediamo fumare in continuazione eroina per non pensare. Svolgere i suoi compiti meccanicamente con palese insofferenza. Implorare di essere dimenticato. Sperare che Leya possa un giorno essere il suo futuro. Rassegnarsi a smettere di sperare quando la verità su chi sono sia lui che la sua amata non può più essere taciuta.

LEGGI ANCHE: The Serpent: l’inferno in paradiso – Recensione della miniserie Netflix sul serial killer Charles Sobhraj

Involontariamente Salim finirà per essere anche l’angelo custode di Tim (Ali Alarik), un quindicenne svedese che si lascia reclutare da Nala e Osman, complici di Ravy, nella loro organizzazione criminale. In un’escalation tanto rapida quanto inimmaginabile, Tim si troverà a fare da pusher, partecipare a sparatorie, conoscere segreti, rischiare la morte, assistere ad omicidi. Ed, in ogni momento, Salim proverà a convincerlo a lasciare prima che sia troppo tardi. Prima che il vuoto che Tim sente dentro sia riempito dallo stesso male che tormenta Salim. Una lezione che Tim sarà costretto ad imparare pagandone il prezzo in prima persona in quella che è una paradossale speranza finale.

Significativamente né Salim né Tim sorridono mai. Perché in Snabba Cash manca quell’orgoglio malato che anima i clan di Gomorra quando lottano per il potere o la soddisfazione malsana per un affare illegale portato a termine con successo come per i mafiosi in doppiopetto di Gangs of London. Nessuno sorride mai in Snabba Cash. Non solo Salim e Tim, ma anche i capi rivali Ravy e Dani. Non la coppia convinta di sé formata da Nala e Osman. Neanche il boss della droga Marko o la stessa Leya (tranne quando deve apparire convincente). Perché tutti sono gravati dal peso opprimente di essere criminali. Non poter mai rilassarsi. Dover sempre lottare per imporsi. Leggere in ogni vittoria il nome del prossimo nemico.

I personaggi di Snabba Cash hanno cancellato ogni colore dalla loro vita perché nessuna luce arriva nell’abisso in cui hanno deciso di calarsi.

Snabba Cash: la recensione
Snabba Cash: la recensione – Credits: Netflix

LEGGI ANCHE: Il crimine non va in vacanza: cinque serie tv crime da recuperare

L’asciutta essenzialità di Snabba Cash

Complice la durata complessiva limitata (solo sei episodi da cinquanta minuti), Snabba Cash asciuga il suo racconto visivo all’essenziale. Non ci sono dialoghi superflui o momenti di pausa. Ogni personaggio è presentato con una sinteticità che non diventa mai sbrigativa grazie alla capacità degli autori e degli attori di rendere subito chiaro il carattere di ogni protagonista. Anche alleanze e rivalità sono spiegate con rapide scene che hanno il dono di chiarire tutto in pochi attimi. Tutto ciò che non è strettamente necessario diventa superfluo, ma al tempo stesso ogni azione ha uno svolgimento cristallino che non da mai la sensazione che qualcosa di utile sia stato perso per strada.

Il risultato è una serie che mantiene alta la tensione facendola sentire sotto pelle allo spettatore con la stessa intensità con cui la percepiscono i personaggi sullo schermo. Un’elettricità che pompa adrenalina nelle vene e che si scarica spesso in urla improvvise. Leya in ascensore da sola per liberarsi della calma che si è dovuta imporre durante un colloquio decisivo. Tomas per far esplodere la gioia di un affare andato bene. Marko per troncare discussioni troppo lunghe. Ravy per sfogare la frustrazione di un tradimento. Salim per commentare l’andare a rotoli di ogni progetto. Snabba Cash condensa nella animalità delle grida la violenza della rabbia costantemente presente.

Di questa asciutta essenzialità sono intrise anche la regia e la fotografia di Snabba Cash. I movimenti di macchina si adattano ai diversi momenti diventando compassati nei dialoghi fatti di tanti monosillabi e scattanti nelle scene di azione fra sparatorie in mezzo alla gente e corse a perdifiato. La fotografia dipinge l’atmosfera della serie rendendo smorti i colori del mondo criminale e freddi e asettici quelli dell’alta finanza. Toni fasulli che riflettono la falsità di entrambi gli ambienti. In parte tutti gli attori con un’immancabile nota di merito a Evin Ahmad per la capacità di essere credibile in entrambe le vesti opposte che la sua Leya deve indossare. Molto bene anche Alexander Abdallah nel restituire l’insolito tormento interiore di un killer al tempo stesso efficace e riluttante come Salim.

Snabba Cash mostra come la via svedese al crime sappia trattare in maniera autonoma ed originale temi comuni a tante produzioni più blasonate. Un modo diverso per ricordare che da sempre pecunia non olet.  

Winny Enodrac

Vorrei vedere voi a viaggiare ogni giorno per almeno tre ore al giorno o a restare da soli causa impegni di lavoro ! Che altro puoi fare se non diventare un fan delle serie tv ? E chest' è !

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Back to top button