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Sherlock: Recensione dell’episodio 3.02 – The Sign of Three

The Sign of Three è ancora una volta un episodio anomalo di Sherlock, tanto da farmi iniziare a pensare ad una stagione completamente anomala e lontana dai canoni che conosciamo e ai quali eravamo stati abituati nelle due precedenti annate. I due anni da The Reichenbach Fall a The Empty Hearse hanno cambiato non solo John, ma lo stesso Sherlock e la narrazione che gli ruota intorno, almeno apparentemente, anche perché qui è tutto un gioco di apparenze e di pensare di vedere una cosa che si sta guardando mentre in realtà è un’altra.

sherlock 302aE le apparenze dominano e sconquassano la narrazione di questo secondo capitolo di quest’anno. Cosa abbiamo visto? Cosa abbiamo guardato per circa un ora e mezza? Io mi sono trovato più volte a cambiare radicalmente idea, nel corso della storia, su cosa mi trovavo davanti ed ogni volta mi sorprendevo e rimanevo affascinato dall’insospettabile cambiamento e dalla stratificazione del racconto. Si passa da interludi comici a momenti intensi, da una pausa introspettiva sui personaggi che ce li fa vedere nel loro momento di “nudità”, ossia quando si aprono e manifestano le loro emozioni (non si è mai così nudi come quando si svelano i propri sentimenti), ad una versione antologica di casi utilizzati come fil rouge dell’episodio, ad un caso unico che comprende sia il racconto che il presente, la finzione narrativa e la realtà fattuale, mischia i due piani di narrazione e ne crea uno nuovo, superiore, sfaccettato e complesso.

Apparenze, apparenze e ancora apparenze e una stratificazione della storia che la rende godibile nel particolare e mastodontica come scrittura se vista nel complesso e per vederla nella sua totalità ci si può solo allontanare da essa e osservarla in prospettiva. Perché rivedendolo ci si accorge come nemmeno una parola, una singola inquadratura sia sprecata e insignificante per il tutto ed in questo è sicuramente un capolavoro di scrittura, anche se il caso, preso in se stesso, non è molto importante, ma è la confezione in questa situazione a decretarne la bellezza.

sherlock 302bE tutto questo è sottolineato ancora da un montaggio, da un lettering sullo schermo che riempiono e sono più frenetici che mai, amplificando ancora il senso di “montaggio” letterale della storia stessa, di quella che abbiamo visto prima come stratificazione del tutto in singoli eventi apparentemente sconnessi.

Ho riso, mi sono commosso durante la parte più intima del discorso di Sherlock dopo aver riso nuovamente, mi sono trovato a vivere momenti adrenalici, mi sono trovato estasiato a vedere come certe idee venivano messe in scena, come ad esempio il dialogo virtuale con le presunte vittime della falena, in cui realtà virtuale e fisica venivano ad incrociarsi senza che ce lo aspettassimo e poi prendeva forza e velocità nell’inserimento di altri personaggi nella conversazione e nel trasformare i soggetti in base alle notizie o conclusioni, ad esempio cambiandone gli abiti e passando ad un diverso livello di identificazione.

sherlock 302dE poi, ancora, uno Sherlock che calcola l’esatta quantità di alcol per la serata, uno Sherlock ubriaco per il quale il lettering delle intuizioni diventa a sua volta ubriacante e banale (una sedia identificata dalla domanda sedia? uovo?). Scene meravigliose come quando Sherlock “minaccia” il vecchio fidanzato di Mary, continuo uso di flashback rapidissimi e che velocissimamente si intersecano alla sveltezza della battuta e dell’eloquio. Scene a specchio in cui da una parte vediamo Sherlock con la solita parlantina e dall’altra parte uno Sherlock muto e impreparato davanti alla richiesta di John di fargli da testimone e poi capiamo che tutto quanto dice il primo è solo quello che passava nella testa del secondo nel flashback ma non pronunciato. Insomma, godimento allo stato puro.

Poi c’è Mary, un’incredibile e solare Amanda Abbington, che è come se ci fosse sempre stata nel rapporto tra John e Sherlock, come se le pause di silenzio tra loro, prima che lei arrivasse, fossero le sue battute mancanti, sherlock 302cperché lei è il loro naturale elemento collante ed è meraviglioso vedere come li gestisca entrambe con una grazia ed un arguzia incomparabili, come, ad esempio, nella scena in cui riesce a far uscire dall’appartamento tutti e due, spedendoli insieme a “giocare” al parco.

Perfino le sconclusionate parole di Mrs. Hudson a inizio episodio, tornano, anche se nessuno le pronuncia, nella scena finale: “Chi se ne va’ dai matrimoni presto?” Sherlock. La sua tristezza e il suo destino

3.02 - The Sign of Three

affascinante

Valutazione globale

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4 Commenti

  1. Episodio stellare. Scrittura che rasenta la perfezione, non fosse per l’estenuante ricerca della complessità narrativa che potrebbe far storcere il naso allo spettatore meno avvezzo. Non certo a me. Sherlock è sicuramente un’opera ristretta rispetto alle normali serie tv, ma è gigantesca ed enorme per qualità e sofisticatezza. Mamma mia.

  2. Tantissima roba… l’ho rivisto oggi e ancora non me ne capacito. Ecco cosa puoi fare quando hai dei personaggi costruiti divinamente (grazie Conan) e degli attori favolosi e uno stile perfetto. Una delle cose che più mi ha colpito è come dopo aver riso per tutto l’episodio fino alle lacrime bastino 2 minuti finali per far ripiombare il tutto nella depressione più assoluta. Solo grandissimi applausi a tutti… nessuno escluso!

  3. Grandioso!!! Serie in crescendo! Un episodio meglio dell’altro! La trama, gli attori, i dialoghi..e’ tutto favoloso!!!

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