
Scream Queens: Recensione dell’episodio 1.01 e 1.02 – Pilot e Hell Week
Per tutti gli amanti del meticoloso lavoro di Ryan Murphy, esibito nelle sue precedenti opere come Glee, Nip/Tuck e American Horror Story, Scream Queens avrebbe dovuto rappresentare una conferma delle ormai consolidate capacità dell’autore nei confronti dell’elaborazione di prodotti originali, taglienti e talvolta, concedetemi l’ossimoro, superficialmente complessi. Affiancato nuovamente da Ian Brennan e e Brad Falchuk (squadra che vince non si cambia), braccia destre nella chiusura del fenomeno musicale Fox che ha trovato il suo epilogo proprio durante l’anno in corso , ecco giungere la tanto attesa novità pubblicizzata già a partire dall’inizio della stagione estiva.
Murphy afferma che per il soggetto della serie ha voluto ispirarsi al famoso filone degli slasher movie, che grande successo riscossero sopratutto negli ottanta grazie alla saga di Halloween e Venerdì 13, principalmente caratterizzati dalla presenza di un assassino mascherato che tormenta e uccide un gruppo di giovani ragazzi in modo violento e sanguinoso utilizzando armi da taglio. Tutta la tensione del film si concentrava non solo sulle scene di uccisione, ma sopratutto sulla rivelazione finale dell’identità dell’assassino, nonché del suo movente.
Ecco quindi le, all’apparenza interessanti, premesse dalle quali dovrebbe muoversi la nuova serie Fox. Potrebbe trattarsi di uno spunto di riscoperta di un filone cinematografico ormai scemato, la possibilità di reinterpretare in chiave attuale un genere che ha appassionato milioni di adolescenti o, semplicemente, un nuovo terreno di prova per Murphy e le sue doti di scrittura televisiva. Ma, ahimè, niente di tutto ciò viene, a mio parere, ritrovato in Scream Queens. Se pensate di assistere ad un thriller/horror dalla tematica interessante e misteriosa cambiate serie; se pensate di vedere il sangue scorrere a fiumi cambiate canale; se pensate di ritrovare personaggi come quelli di Glee, dei quali siamo rimasti orfani recentemente, scordatevelo (nonostante la presenza di Lea Michele). Siete nel posto giusto se, invece, volete ritrovare i dialoghi alla Sue Silvester, le paradossali situazioni comiche al limite del reale di Scary Movie o le stereotipate ragazze americane di Mean Girls.
Scream Queens risulta a tratti divertente, critico, dotato di una scrittura incisiva e caratteristica, ma mai del tutto pienamente coinvolgente. Per comprendere meglio le considerazioni fatte addentriamoci nella trama della serie, che ha esordito lo scorso martedì in prima serata con un doppio episodio:
Il “Pilot” espone fondamentalmente quelle che sono le basi della storia. Si torna indietro nel tempo di vent’anni,
Grace Gardner (Skyler Samuels), matricola appena trasferitasi deciderà insieme alla compagna di stanza Zayday di entrare a far parte del gruppo ignara che un terribile serial killer, mascherato dalla mascotte dell’università (un diavolo rosso), ha deciso di seminare il terrore all’interno del gruppo di ragazze. Ad affiancare Grace nella ricerca della verità un aspirante studente di giornalismo, Pete (Diego Boneta), verso cui però sembrano rivolgersi alcuni indizi che potrebbero identificarlo come possibile assassino. Di contorno alcuni personaggi ancora poco sviluppati: Wes (Oliver Hudson), il padre di Grace; Chad (Glen Powell) studente di psicologia fidanzato con Chanel; Boone (Nick Jonas), il migliore amico di quest’ultimo per il quale prova una cotta e la guest star d’eccezione Ariana Grande, nella parte di una della Chanel che viene brutalmente uccisa non prima di aver postato il tutto su Twitter (chiara critica nei confronti di una generazione che anche nei momenti più critici pensa a condividere il momento sui social network piuttosto che reagire alla situazione).
In Hell Week Chanel continua a sottoporre le sue reclute, desiderose di entrare nella confraternita, a vari rituali
Tralasciando, ora, le implicazioni narrative principalmente scontate, tanto che pare di assistere allo spin-off di Pretty Little Liars, la serie non riesce ad ingranare: manca quel tocco autoriale che Murphy è, negli anni, riuscito ad inserire all’interno dei suoi prodotti televisivi. Ci si aspettava molto di più da una serie così fortemente pubblicizzata e legata ad un filone cinematografico definito. Troppi i personaggi, tanto che è difficile riuscire a inquadrarli all’interno della storia, fin troppo demenziali molte delle scene presenti e, infine, poco accattivante anche l’ambientazione.
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