
Scandal: Recensione dell’Episodio 4.20 – First Lady Sings the Blues
E’ difficile parlare di un episodio così intenso, forse perché – anche non essendone stati protagonisti – riusciamo ancora a percepire quel dolore, nonché quell’assoluto senso di impotenza, che fa da filo conduttore. Sembra infatti che, proprio mentre ci avviciniamo al finale di stagione, il percorso si faccia più complesso e irto di pericoli: perché una cosa è pensare di esporre al mondo i crimini del B613, ma è tutt’altra cosa farlo davvero. Ed è questo che, secondo me, manca ancora ai nostri protagonisti, la completa e piena consapevolezza di quello che possono fare e di quello che, per quanto ricco di ideali e buone intenzioni, non potrà che restare un progetto.
Mentre Rosen continua ad agrapparsi alla favoletta del tribunale e della giustizia trionfale, Olivia Pope perde un ulteriore pezzo di se stessa, nella consapevolezza che il circolo vizioso in cui si trova con suo padre non solo è peggiore di quanto immaginasse ma, ahimè, è soltanto l’inizio. Ne è la prova la facilità con cui Rowan ferisce e lascia un moribondo Jake sul tavolo dell’ufficio dei gladiatori. Da qui la necessità di un dottore che, con uno sprizzo di originalità, da ad Olivia l’incarico della settimana – perchè va bene la depressione post rapimento e i flirt con gli sconosciuti, ma Scandal è Scandal e se non ci sono poveri americani (o spie russe) da salvare, che sfizio c’è? Infatti è con timore ma curiosità che viene avvicinata l’ex spia del KGB (chissà se hanno preso l’idea da The Americans) che, dopo anni e anni di inattività, dovrebbe tornare sul campo e freddare un poveretto qualsiasi. Posso sorvolare sulla poco credibile redenzione della donna e invece concentrarmi su Olivia in azione: divina, come sempre.
Se da un lato, infatti, Olivia è ferita per quello che accade a Jake e alla faida con suo padre, che ha un diavolo per lentiggine (visto che di capelli gliene son rimasti pochi), dall’altro non c’è modo migliore di distogliere la mente da cattivi pensieri se non fare quello che sa fare meglio: risolvere problemi. Se lo svolgimento dell’intera operazione anti-KGB è canonico, per gli standardi di Scandal almeno, lo è molto meno la sua conclusione. Le scene crude sono il pane quotidiano per noi, che ordiniamo da Shondaland sia per pranzo che nei weekend, ma l’uccisione della nonna e dei nipoti? Troppo. La vista dei corpi esanimi sia della donna che dei due bambini sconvolge Olivia ma anche noi, che fissiamo sconvolti la violenta reazione di Rowan all’ennesima minaccia da parte della figlia.
Quando poi Rosen continua con la solita solfa, verrebbe da schiaffeggiarlo in faccia, ma forte. La sete di vendetta di Rosen verso il B613 è una cosa, ma l’altra è veder freddati, uno dopo l’altro, tutti quelli che conosce – guarda caso tutti quelli che conosce fanno parte o hanno fatto parte del B613.
E se Rowan è intelligente e scaltro, la mela non cade mai troppo lontana dall’albero. L’orgoglio ci gonfia il petto, quando la vediamo collegare i fili mancanti del come e del perchè Rowan abbia scoperto dei russi. La pistola puntata alla testa di Frank è una soddisfazione immensa, che ci fa sorridere nostro malgrado: ecco come si finisce a giocare contro Olivia Pope.
Si conclude così un episodio adrenalinico, molto emozionante e di alto standard, considerata questa stagione. Al di là delle scelte singole che possono essere più o meno discutibili, è stato un episodio intenso e scorrevole, con alti livelli recitativi, tanto della Washington che della Young.
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4.20 - First Lady Sings the Blues
Intenso
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