
Revenant – Redivivo: la recensione del film con Leonardo Di Caprio
Titolo: Revenant – Redivivo (The Revenant)
Anno: 2016 Durata: 156′
Regia: Alejandro Gonzalez Innaritu
Cast: Leonardo Di Caprio, Tom Hardy
La strada del cinema è lastricata di buone intenzioni, ed anche se in alcuni casi c’è il rischio che risultino come una captatio benvolentiae per compiacere produttori o giurie, in altri sono semplicemente dei tentativi onesti, realizzati con impegno e dedizione ma che, senza volerlo, si perdono un po’ per quella strada stessa.
Dopo aver sbancato tutto lo sbancabile con l’originalissimo Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza), il regista messicano Alejandro G. Inarritu confeziona questo Revenant – Redivivo con un approccio decisamente diverso, più maestoso e meno borderline, ma affidandone comunque il timone praticamente ad un unico interprete.
In un’America di 200 anni fa, un gruppo di cacciatori sotto attacco indiano si trova costretto a fuggire lasciando le pelli e gli animali conquistati, e con l’aiuto dell’esperto Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) e del giovane figlio mezzosangue indiano Hawk decidono per un lungo, freddo e difficoltoso ritorno al villagio a piedi, abbandonando così anche la barca con cui erano arrivati.
Durante il tragitto Glass viene però massacrato da un orso, e pur tentando in ogni modo di riportarlo a casa, il gruppo condotto dal capitano Henry (Domhnall Gleeson) decide di lasciarlo nell’impervio territorio con i compagni Fitzgerald (Tom Hardy) , il giovane Bridger (Will Poulter) e il figlio Hawk a vegliare su di lui fino alla sua probabile e imminente dipartita. Ben presto Fitzgerald mostrerà però la sua insofferenza e cattiveria, non solo ammazzando Hawk ma costringendo Bridger a lasciare Glass in punto di morte praticamente sepolto vivo. Da qui inizia l’avventura di Glass, alla ricerca di una difficile guarigione, di una quasi impossibile sopravvivenza e di un’improbabile ma quantomai agognata vendetta.
Revenant – Redivivo diventa così una sorta di one man show in cui Leonardo Di Caprio rappresenta il mattatore (e non solo figurativamente…) e ne diventa centro nevralgico ed emozionale, incastonato perfettamente negli splendidi scenari e nell’accuratissima fotografia, che portano lo spettatore sempre “dentro” il film quasi in una sorta di realistico 3D.
Di Caprio è come sempre all’altezza, anche se nell’economia di un personaggio la recitazione verbale, qui sporadica e poco incisiva, ha sempre un certo peso soprattutto per lo spettatore, che quindi probabilmente non metterà questa sua prova, seppur intensa e complessa, tra quelle memorabili.
Gli altri personaggi, e le rispettive interpretazioni, invece scorrono via senza infamia né lode, compreso il “cattivo” di turno Tom Hardy che, a dire il vero, a tratti risulta persino un po’ sottotono.
Inarritu è regista serio e capace, non c’è che dire, e la sapienza con cui utilizza la steadycam e produce i suoi lunghi ed efficacissimi pianosequenza (marchio di fabbrica ormai…) ne sono ulteriore dimostrazione; è quindi un bel film da guardare pur nella crudezza, spesso giustificata dal contesto ma talvolta un tantino fuoriluogo, di alcune scene.
E’ nella parte fnale però che Inarritu si perde un po’ troppo, poco aiutato da una sceneggiatura già deboluccia per l’intero film, ma che proprio nell’epilgo troppo “facile” e sbrigativo sembra quasi dover pagare dazio ai clichè hollywoodiani, con tanto di inseguimento improbabile ed inutile scazzottata.
Come già scritto, Revenant – Redivivo è sicuramente un film onesto, realizzato con impegno da “gente” che il proprio mestiere lo sa fare e anche molto bene. Un piatto ben presentato, nelle mani di chef preparatissimi…ma non particolarmente gustoso. Una buona intenzione insomma, o poco più.
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Condivido la recensione. Peccato, perché alcune scene potevano essere tagliate ed altre (come l’incontro col Pownee e la “sweat lodge”) approfondite. Invece si è puntato sull’eccesso di crudezza che spesso sfocia nell’inverosimile.