
Requiem: di fantasmi, pecore e altre stranezze – Recensione della serie disponibile su Netflix
Requiem è una serie targata BBC ed è approdata nel catalogo Netflix qualche settimana fa. Si tratta di un drama di sei episodi di genere soprannaturale, dove di mezzo ci sono fantasmi, un giallo vero e proprio e poi un po’ di occultismo generico a base di arcangeli, alchimia e chi più ne ha più ne metta. E forse è proprio questo il suo problema.
La protagonista è Matilda, una famosa e talentuosa violoncellista la cui vita viene sconvolta quando sua madre si toglie la vita davanti a lei sgozzandosi. Come se non bastasse la madre le lascia una scatola di foto e oggetti legati ad un vecchio caso di rapimento di una bambina, avvenuto venti anni prima in una sperduta cittadina inglese. Una serie di fatti misteriosi e vaghi presentimenti porteranno Matilda a credere di essere lei la bambina scomparsa e a partire, insieme al suo amico e collega, alla ricerca della verità.
Come è giusto che sia, al centro della vicenda c’è una vecchia casa scricchiolante e un piccolo villaggio tipicamente inglese pieno di ostilità e misteri. E bisogna dirlo, i primi due episodi risultano piuttosto intriganti e a tratti davvero inquietanti, ma più la vicenda si dipana e più la serie di personaggi sullo schermo si mette ad agire istericamente, più la frustrazione dello spettatore è destinata ad aumentare.
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La protagonista è una brava e platinatissima Lydia Wilson, ma il suo è il caratteristico personaggio istintivo ed emotivo che alla centesima decisione assurda e sbagliata vorresti solo prendere a schiaffi. Questioni che probabilmente si sarebbero potute sbrogliare con un po’ di calma e ragionevolezza si impasticciano irrimediabilmente. E’ molto indicativo il fatto che, per risolvere la questione della sua origine, a lei o alla polizia non venga in mente subito di fare un test del DNA per togliersi ogni dubbio.
Ci sono luci che vanno e vengono, scantinati fatiscenti, specchi rotti, corvi che si schiantano sui vetri, stanze segrete, pecore maciullate (il bestiame sempre martoriato in queste storie), apparizioni e sparizioni. Insomma, tutto il repertorio classico che non guasterebbe se non fosse che ad un tratto fantasmi e presenze misteriose vengono sostituite da sedute spiritiche e gente losca che vuole invocare arcangeli affinché questi realizzino i loro desideri. Va tutto bene quando è l’immaginato e il vagamente percepito a fare davvero paura, ma quando la realtà dei fatti si fa sempre più concreta, come accade in molti horror, la paura lascia spazio all’incredulità e poi a parecchia irritazione.
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Soprattutto l’ultimo episodio di Requiem è la fiera del ridicolo. Con la protagonista che acconsente ad immolarsi senza che si capisca davvero perchè. Va bene voler arrivare fino in fondo alla verità, ma aver risolto il mistero della sua nascita non poteva già essere una soddisfazione sufficiente? E invece rimaniamo con un finale aperto, con persone sepolte alla buona nel bosco e una protagonista demoniaca di cui nessuno nota la pessima manicure. Negli autori c’era forse la speranza di poter continuare con una seconda stagione? Come premessa non ci siamo. E sicuramente un finale simile non può essere considerato una conclusione soddisfacente per questa storia.
La cosa più emozionante di Requiem alla fine resta il Galles, con i suoi scenari di un’inquietante bellezza.
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