
Quarry: Recensione dell’episodio 1.01 – You Don’t Miss Your Water
Un uomo malconcio emerge dalle acque scure di quello che ipotizziamo sia un lago, mentre la camera enfatizza su una spilla con i colori della bandiera statunitense in cui scorgiamo la parola “vote”. Nel buio dell’alba, mentre le luci della città sono ancora accese e il cielo inizia a schiarirsi, il nostro uomo vede colui che presumiamo lo abbiamo ridotto quasi in fin di vita, gli spara alle spalle e lo butta in acqua sotto gli occhi indagatori di una vecchia tartaruga.
Quarry, la nuova produzione in casa Cinemax, parte con un flash-forward che sappiamo già sarà la conclusione della nostra storia. Una storia che, viste le premesse di questo pilot, non sembra brillare né per innovazione né per fattura.
Una storia già vista
Quarry è anche il soprannome del protagonista, al secolo Mac Conway. Mac è un sergente dei Marine appena tornato a Memphis dal Vietnam. È il 1972 e in America l’opinione pubblica e una nutrita frangia della popolazione condannano una guerra sanguinosa che ha portato tanti militari a tornare a casa dentro una bara.
Mac è uno dei fortunati, è tornato a casa per la seconda volta incolume. E nessuno, tranne forse la moglie Joni, comprende il perché abbia deciso di tornare sul campo di guerra una seconda volta di sua sponte.
Ma Mac è anche al centro di un caso mediatico: lui e l’ufficiale Arthur Solomon sono stati coinvolti e successivamente scagionati nel massacro di Quan Thang. Cosa sia successo possiamo solo immaginarlo, come possiamo intuire che l’accaduto abbia avuto delle ripercussioni sulla psiche sia del protagonista che del suo fraterno amico Arthur.
Il ritorno a casa, alla normalità, al caldo nido familiare presenta pertanto per Mac le difficoltà proprie di chi ha vissuto il trauma della guerra. La sensazione di sentirsi fuori posto, di dover riprendere una vita – ora inevitabilmente diversa – da un punto come se niente fosse accaduto nel mezzo.
Ad aggravare la sua situazione vi è questa pesante accusa perpetuata dalla stampa e l’arrivo di un uomo che lo metterà difronte alla verità.
Vuoto dentro, duro come la roccia
Quarry significa letteralmente cava. Ed è proprio questo il luogo in cui Mac sancisce un patto col diavolo, che in questa serie si chiama The Broker e ha il volto e la voce del grande Peter Mullan. A The Broker serve un “certo tipo di uomo per fare un certo tipo di cose” e Mac è il candidato perfetto.
Perché quanto tu possa allontanarti dalla guerra, fingere che una volta finita tu possa tornare alla normalità, a fare il meccanico o l’operaio in fabbrica, trascorrere una serata al cinema, fare un bagno nella piscina, non sei più lo stesso uomo che eri quando sei partito. Sei cambiato, qualcosa in te è cambiato, si è rotto. Soprattutto se quando torni ad uccidere è il piacere e non il senso di colpo ad assalirti.
E quando non sei grado di renderti conto da solo di questo stato di cose, solo il vedere con i tuoi occhi che l’ultima, l’unica cosa di cui ti importa non è più tua può destarti dal sonno in cui sei caduto.
Un uomo che deve combattere i fantasmi fuori e dentro di sé
Ma Quarry si propone anche di porre in questione cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. “Non sto dicendo che stiamo facendo un favore al mondo, ma stiamo facendo un favore al mondo” racconta a Mac l’eccentrico Buddy (protagonista di una scena deliziosamente bizzarra).
Eppure, come anticipato, questo primo episodio non convince del tutto. E non solo per una storia che sa di già visto, ma anche e soprattutto per le similitudini troppo visibili tra Mac e il protagonista di una serie tv più amate degli ultimi anni, Rust Cohle.
Basteranno le atmosfere vintage, una buona colonna sonora e quel tanto di violenza pulp (fisica e psicologica) a fare di Quarry un successo per Cinemax, canale “fratello” di HBO? Abbiamo 8 episodi per scoprirlo.
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