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Pretty Little Liars – 3 stagione (mid season)

Oh piccole bugiardine tanto carine. Non so come ho fatto ad arrivare fino alla pausa mid season. Estenuante. Tutto l’entusiasmo che avevo per la prima stagione si è un po’ smorzato via via durante la seconda stagione ed è diventato solo un pallido ricordo nella terza. L’inizio è stato davvero dei peggiori. Dopo aver tentato per tre volte di scrivere questa recensione e di essermi ritrovato inspiegabilmente “afk” dopo quattro nanosecondi ogni santa volta, mi sono legato alla tastiera e quindi stavolta dovrei farcela.

Ma andiamo per ordine. Che Mona fosse la maledettissima “A” è stato un bel colpo di scena (per alcuni, altri urlavano “lo dicevo io” già da settimane, ma comunque…) e ha dato una degna chiusura ad un capitolo. L’idea di rinchiuderla in un manicomio era altrettanto interessante. Potevano inventarsi qualcosa in stile Asylum e ne avremmo tutti gioito. Ma del resto la serie va in onda sulla ABC e cosa ci si poteva aspettare…

Ok, bitches, Mona non era da sola. Questo lo avevamo ormai capito un po’ da un pezzo e il finale della seconda stagione doveva farci restare col fiato sospeso. O forse no? Cioè, sicuramente era un cliffhanger ma devo dire che l’emozione si era spenta da un pezzo. Finita la cosa di Mona, basta, “mona lì” per dire. E invece no. Gli autori, che sanno che quattro sgargiule piacciono ai maschietti e che tanti outfit di tendenza e qualche bel sgargiulo piacciono tanto alle femminucce, hanno ritenuto di dover portare avanti una serie dalle premesse ottime e rovinata nel suo prosieguo.

Fair enough. La terza stagione è uno strazio. Prima di tutto: Ashley Benson (l’attrice che interpreta Annah). Non ce la faccio più. Questa ragazza invece che migliorare, peggiora. No sul serio, fate una colletta e mandatela all’Actor Studio a fare corsi accelerati perché in alcuni momenti è stata davvero credibile come la mia fruttivendola quando mi dice che vende solo frutta senza pesticidi.

Ma torniamo al plot. Siccome gli autori avevano capito che il personaggio di Emily era lasciato un po’ indietro rispetto agli altri, nonostante parlare di omosessualità femminile adolescenziale sia un trend del momento, cosa di cui non mi lamento e che anzi servirebbe ancora di più (suvvia, “The L World” avrà anche trattato temi interessante, ma è il mondo lesbo visto dagli occhi di un uomo, è ora di finirla). Per cui hanno ben pensato, così, tutto a un tratto, di fare sì che l’attenzione della stagione mutasse in qualche modo su Emily e la compianta Maya.

Hm. Resto basito. Ma come, Maya che è apparsa sì e no in qualche controscena (se la pagavano a pose quell’attrice non ha guadagnato molto, poveretta) diventa il nodo centrale per capire chi sia “A”? Ok. Ormai la cieca non è più cieca, il cattivo non è più cattivo, il secchione non è più secchione, la storia di Aria non fa più notizia, i genitori e la sorella di Spencer non se li fila più nessuno e buona notte lì. Per poi far venire fuori che Maya con “A” non c’entrava praticamente niente e che a farla fuori è stato un tipo… qualsiasi? Che è venuto fuori dal nulla e che semplicemente l’amava ma non era ricambiato?

Ok. Mandiamo giù questa risoluzione farsesca del plot. Facciamo questa tiratona verso il finale con sorpresa. Perché sì, finalmente, dopo due stagioni e mezzo, vediamo chi sia il complice di Mona. Oh mio Dio. Ma è Toby!

Oh beh, questa proprio non me l’aspettavo. Tra tutti quanti, devo ammettere, non mi aspettavo Toby. Personaggio che ha lo spessore di una sottiletta fila e fondi senza essere scaldata nel tostapane. Hm. Forse è un valore aggiunto a tutto questo maldestro tentativo. Dopo esserci sorbiti la finta separazione tra Annah e Caleb ci siamo dovuti sorbire Caleb che si becca una pallottola e chissà se morirà? E chi lo sa! E poverella Paige. Personaggio interessante, alla fine ci stavo quasi per cascare!

Ora, seriamente. PLL alla sua prima stagione era davvero un’ottima serie. Metteva in campo un’impeccabile produzione con una scrittura avvincente. Riusciva davvero a tenermi incollato e i colpi di scena funzionavano. Purtroppo “l’effetto Lost” dopo un po’ ti costringe a scegliere una tra due strade: o spiegare tutto e risolvere le cose oppure continuare ad aggiungere fuffa su fuffa. Lost ha scelto la seconda strada, portando avanti un mare di cose lasciate irrisolte (No, a me il finale di Lost non ha soddisfatto affatto). PLL ha scelto la prima strada, che da un certo punto di vista è più semplice per la sceneggiatura ma ti incasina la vita nel tenere gli spettatori incollati a lungo termine.

Questo almeno in via teorica. In pratica, noto come ormai la forza della serie sia rimasta unicamente nel lato fisicamente attraente delle protagoniste e dei protagonisti. E dei vestiti. Questo è sufficiente per creare un esercito di giovani fan pronti a fare a coltellate pur di continuare a vedere le sorti delle bugiardelle.

Mi dispiace molto, perché alla sua uscita fui uno strenuo sostenitore della serie e ne ero ancora molto affezionato durante tutta la seconda stagione. Ma questa terza è stata pesante. Per la voglia di allungare la tensione sono stati inseriti passaggi ridondanti, a volte superflui, vuoti di tensione intercalati da pochissime idee interessanti. E molta poca Ali. Ci vuole più Ali, perché è lei che teneva insieme tutte nella storia ed è il suo personaggio che teneva insieme lo svolgimento della trama per noi spettatori.

L’introduzione dell’amica CeCe poteva essere un modo per riportare tutto sulla giusta strada. Una “bitch” da odiare ci vuole. E invece ci è mancata. Peccato.

Anche gli aspetti più “quotidiani” sono diventati molto poco interessanti. A parte il fatto che ormai ci siamo rotti di sta storia impossibile tra Aria e il professorino. Altro che Manzoni, questa storia non s’ha da fare. Pure la ex con il marmocchio adesso? No davvero, basta così. La parte più interessante è stata la mamma di Aria che cercava un nuovo uomo. Sarà che adoro Holly Marie Combs. O sarà semplicemente che lei in tv funziona.

Beh, adesso però i giochi dovrebbero migliorare. Insomma, gli sceneggiatori ora giocano a carte scoperte. Mona e Toby sono “A” e quindi non possono più tenere tutto nascosto. Vedremo come giocheranno i cattivi insieme ai buoni. Forse un po’ più di azione, doppi giochi, mosse e contromosse, potranno chiudere questa terza stagione in maniera dignitosa. Aspettiamone il ritorno a ottobre, sperando di non doverci sorbire troppe scene di pianto di Annah.

Alessandro

Pianoforte a 9 anni, canto a 14, danza a 16 anni. Poi recitazione. Poi la scuola professionale di Regia Cinematografica. Poi l'Accademia di teatro di prosa. Anche grafica, comunicazione, eventi di spettacolo. Ma qui soprattutto un amore sconfinato per le serie tv americane e inglesi, con la loro capacità di essere le vere depositarie moderne della scrittura teatrale antica anglosassone.

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