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Preacher regala una parentesi dal retrogusto di filler. Recensione dell’episodio 2.03

Ci sono serie tv che danno risposte immediate, che mantengono un ritmo serrato per l’interezza della loro durata. Serie tv che piacciono, a voler essere brigativi. Ma poi ci sono quelle serie tv che non sempre concedono tutto e subito. Serie tv che si crogiolano nel loro periodo di gestazione e, anzi, ne fanno l’anticamera del loro successo.

Preacher non è mai stata la serie tv degli episodi grandiosi settimanali. Come già accaduto nella prima stagione, anche stavolta assistiamo ad un alternarsi di momenti di picco e momenti di quiete. Se i primi due episodi erano stati la spinta adrenalinica necessaria a smuovere le acque dopo la fine della stagione precedente, il terzo episodio è la premessa di una storia che sta solo iniziando a farsi davvero interessante.

New Orleans, il jazz ed il Dio di ognuno di noi

dominic cooper
credits: AMC

Dopo aver deciso che Dio non può che essere a New Orleans ed aver quindi percorso chissà quanti chilometri per raggiungerla, il gruppo si divide seguendo strade separate. Da un lato Jesse si immerge fino al collo nella ricerca di Dio, anche a costo di visitare tutti i bar di una città che non smette mai di seguire il ritmo; dall’altra Tulip e Cassidy scelgono di riposare e lasciare le ricerche al loro leader. Come aveva dimostrato il primo paio di episodi, Preacher funziona molto bene quando il trio principale è unito. Le dinamiche che si sono create sono ormai tanto fini da rendere quasi indispensabile la presenza di tutti e tre nella stessa inquadratura. Il fatto che questo episodio scelga di gestire la situazione con uno scisma fa storcere il naso.

Certo è che Jesse non manca di impressionare anche senza lo scettro di leader – passato in mano sua con la rapidità di una pallottola. La sua ricerca, il suo desiderio di trovare una risposta alle domande circa il suo potere, sono la motivazione che lo guida. L’unica cosa – o meglio, persona – in grado di distrarlo dal suo cammino, di fargli perdere la concentrazione è Tulip. Soprattutto dopo la parentesi delle nozze rimandate.

La luna di miele è finita, sono in arrivo gli spettri del passato

preacher
credits: AMC

Tulip e Jesse sono evidentemente fatti per stare insieme. Ma sono testardi, sono orgogliosi, ed entrambi si portano addosso più segreti e colpe di quante siano disposti a scaricare l’uno sull’altra. Ecco che allora il rifiuto di Tulip all’altare non tormenta solo il diretto rifiutato ma anche la donna. Tulip si sente in colpa per aver rinunciato alla possibilità di un futuro con Jesse, è il motivo per cui lo chiama e tenta di spiegargli di Viktor – che, presumibilmente, conosceremo molto presto.

Ma è proprio quel background di giustificazioni e mezze verità a bloccarla. Non riesce a dire a Jesse la verità e questo la porta ad allontanarsi non solo da lui ma dallo stesso Cassidy, auto-elettosi cavaliere dall’armatura scintillante, pronto alla difesa di fanciulle in pericolo. Non che Tulip abbia bisogno di qualcuno che la difenda. Ci ha ampiamente mostrato di saper badare a se stessa. Anche se questo Viktor sembra tutt’altra storia, ma bisognerà aspettare per scoprirlo.

Una ricerca a tratti povera di contenuti ma dai ritorni interessanti

preacher hitler
credits: AMC

Quello che invece doveva essere il filo trainante dell’episodio – che, comunque, resta un episodio filler e nulla di più – ovvero la ricerca di Jesse, si riduce a qualche inseguimento alla James Bond e qualche flirt con una bionda a caso. Scopriamo naturalmente che si tratta di un’agente e non di una cantante qualsiasi, come volevano farci credere, ma questo non toglie che per quaranta minuti assistiamo a un giallo un po’ noiosetto.

E’ come se il terzo episodio fosse stato pensato appositamente per creare suspanse per quello che sta per accadere. Ha introdotto nuovi giocatori, ne ha mostrati di vecchi, chiarendo un quadro generale in cui non è soltanto The Saint of Killers ad essere una minaccia. Ciò che Jesse può fare, il potere che possiede, è troppo grande e potente per restare nascosto ed è evidente che non è più soltanto un problema da poter essere contenuto facilmente. O facilmente nascosto.

Resta da vedere se sarà in grado di riportare indietro il povero Eugene. Per la prima volta da quando Genesis l’ha mandato all’Infero, rivediamo il povero ragazzo un po’ ingenuo. In trappola con criminali e psicopatici (ciao Hitler), Eugene è alle prese con un loop di uno dei momenti peggiori della sua vita, quando ha impedito alla sua amica di suicidarsi (o quasi) e si è quindi sparato da solo, tentando il suicidio (o quasi).

Un episodio di transizione, che tuttavia non riesce ad annoiare

Detto questo, anche un episodio di transizione (per quanto inutile, a tutti gli effetti) continua a dimostrare le potenzialità sfruttate di una serie come Preacher. I personaggi sono talmente ben delineati che è gradevole guardarli anche se, alla fine dei conti, non fanno assolutamente nulla. E’ chiaro come il prossimo episodio sia il culmine di tutto quello che è già accaduto nel terzo ed è chiaro che la strada intrapresa da Jesse sta per cacciarlo in ancor più guai di quanti ne abbia già ora. Ma non è questo, dopotutto, a rendere una serie tv interessante? La suspase di scoprire il dopo?

Con il fiato sospeso, aspettiamo Viktor e di scoprire quanto ci metterà il sicario a raggiungere Jesse e gli altri. Dopotutto, ha usato il “vocione” e non dovrebbe mancare molto prima che The Saint of Killers li scovi, no?

Kat

Cavaliere della Corte di Netflix e Disney+, campionessa di binge-watching da weekend, è la Paladina di Telefilm Central, protettrice di Period Drama e Fantasy. Forgiata dal fuoco della MCU, sogna ancora un remake come si deve di Relic Hunter.

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