
Preacher: Recensione dell’episodio 2.09 – Puzzle Piece, o il pezzo mancante ancora da identificare
Malgrado il livello narrativo comunque alto, questa stagione di Preacher alterna episodi di pura intensità con altri meno radicali. Nello specifico il senso di un episodio come Puzzle Piece sta nelle piccole cose che deduciamo dagli eventi, dalle sfumature che cogliamo dei personaggi e delle loro scelte piuttosto che negli eventi stessi. Perché di eventi davvero significativi non se ne vede traccia, eccezion fatta per la rivelazione finale e quella della trasformazione di Denis.
Preacher e l’episodio che non trova il “pezzo mancante”

L’episodio ruota intorno all’ossessione di Jessie di difendersi dal nemico che presumibilmente sta per ucciderli. La sequenza iniziale, che sembra quasi quella di un videogioco, è ben strutturata e perfino interessante. Un po’ come la scelta di Jesse di ordinare ad un uomo qualsiasi di uccidere i membri della sua squadra che, abbiamo visto nei minuti precedenti essere molto affiatata. Se da una parte si tratta di assassini specificatamente mandati lì per ucciderlo, uomini che stavano smembrando il povero Cassidy, l’ordine di Jessie è comunque un momento intenso, quasi brutale.
Il potere che inizialmente sembrava estraneo e perfino alieno adesso è parte integrante della vita del personaggio di Dominic Cooper e quello che appare senz’altro chiaro in questo episodio è come lui ne sia diventato quasi co-dipendente. Se prima era raro che usasse il suo potere se non in casi di estrema necessità, la ricerca di Dio sembra averlo portato a pensare che qualsiasi mezzo è lecito pur di arrivare allo scopo finale. Se sopravvivere è necessario per trovare Dio allora è giusto ordinare a un uomo di sparare ai suoi compagni, di corrompere i poliziotti perché facciano la guardia alla sua casa e persino ordinare a Tulip di dormire se non è in grado di decidersi da sola.
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Le paure del singolo e le necessità del gruppo

E’ chiaro che Jesse sta perdendo il controllo su quello che era inizialmente un dono. Lo vediamo quasi lunatico mentre si aggira tra le mura di una casa che sembra un labirinto, con inquadrature che lo seguono lungo i corridoi sempre più stretti. Ormai non c’è più una linea tracciata tra le cose che è concesso e non concesso fare con Genesis. Ha usato il suo potere per uccidere, ha usato il suo potere per ordinare a Tulip di fare qualcosa che non vuole e, anche quando si è rifiutato di usarlo per mandare Denis in paradiso, il risultato di quella scelta ha portato Cassidy a fare qualcosa che non voleva. A trasformare suo figlio in vampiro. E’ infatti emblematica la frase che il vampiro lancia a Custer, quasi fosse un’accusa: “Dopotutto non avevamo bisogno del tuo aiuto, Padre.”
Che sia questa la paura di Jesse? Più del caos dettato dall’assenza di Dio, della linearità perduta nell’equilibrio dell’universo? Che tema semplicemente di diventare inutile per le persone che ama?
Herr Starr resta l’uomo (o macchina da guerra) più potente dell’episodio
Ben gestita – e quasi, a momenti, più interessante – la parte dedicata a Herr Starr. Il capo dell’organizzazione più potente al mondo, tra un appuntamento “ben imburrato” e uno stupro di gruppo, si lascia andare alla conoscenza di una persona che non pensava meritasse la sua attenzione. All’inizio il suo interesse per il fascicolo di Jesse Custer è quasi accademico, qualcosa da fare per passare il tempo. Poi il suo focus cambia e diventa qualcosa di quasi personale.
Non è chiaro cosa gli faccia cambiare idea sull’uccidere il Preacher – sorry BRAD, niente arrosto di Custer oggi! – e non avendo letto i fumetti potrei benissimo aver mancato qualche dettaglio particolare, eppure credo che c’entri qualcosa con il padre, ergo Custer Senior. Abbiamo rivisto uno dei momenti più dolorosi della vita di Jesse ad inizio episodio, il momento in cui suo padre è stato ucciso davanti ai suoi occhi mentre era ancora un bambino. Qualcosa mi fa pensare che sia proprio quello il collegamento mancante nella decisione di Starr di incontrare Jesse e di offrirgli il suo aiuto.
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Grazie allo scorso paio di episodi sappiamo che nulla riesce a smuovere un uomo come Starr. Un uomo – quasi una macchina, se vogliamo – che ha eliminato chiunque fosse sulla sua strada per il potere. Cosa può averlo fermato dall’eliminare anche Jesse Custer, una minaccia non indifferente al suo piano di controllo mondiale? Qual è il puzzle piece mancante del quadro generale? Il padre di Jesse o qualcosa che ancora non conosciamo? Le scommesse sono aperte.
Diverse sfumature, ma senza un apparente fine

Puzzle Piece non è il miglior episodio di questa stagione di Preacher per svariati motivi. Come ho già accennato la trama prosegue ma a singhiozzo, dando più spazio agli effetti che Genesis ha su Jesse e il suo rapporto con gli altri piuttosto che a concreti momenti di trama. Non mancano certo scene intense e drammatiche, tra cui il discorso di Jesse e Tulip, il valzer di Denis a ritmo di classici francesi o Featherstone che smonta e rimonta la pistola per consegnarla a Starr perché uccida il suo collega.
Preacher è quasi fisicamente incapace di annoiare e nemmeno stavolta ci riesce. Non resta da scoprire quale sia il piano di Starr e come riusciranno Jesse e gli altri a sfruttarlo per trovare Dio. Perché, dopotutto, lo troveranno questo Dio… vero?
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