
Piuma: Recensione del film di Roan Johnson a Venezia 73
Titolo: Piuma
Anno: 2016
Durata: 98′
Genere: Commedia
Regista: Roan Johnson
Sceneggiatura: Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, Davide Lantieri, Roan Johnson
Cast Principale: Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco Colella, Brando Pacitto, Francesca Turrini, Bruno Squeglia
Don’t grow up, it’s a trap!
Crescere è un’esperienza traumatica. La scuola finisce, la visione della tua vita deve prendere forma ed è ora di mettere la testa sulle spalle. Cercarti un lavoro, trovare una casa, pagare le bollette.
Anche Cate e Ferro arrivano a questo momento fondamentale della vita. Stanno preparando l’esame di maturità, programmando il viaggio estivo e vivendo il loro amore giovanile quando scoprono che stanno aspettando un bambino.
18 anni incinta. I due decidono di tenere il bambino e trovano il coraggio di ammettere la cosa ai genitori nella speranza di trovare una soluzione che li aiuti a crescere e a crescere il futuro nascituro.
Il film si divide quindi tra i mesi della gravidanza, mostrando le sfaccettature che si presentano ai futuri genitori e che rischano di farli diventare grandi e a coloro che grandi già lo sono.
Ferro è un giovane sognatore, che trova la poesia in tutto ciò che fa, ma è anche un ragazzo appena maggiorenne che non riesce a organizzare il suo futuro. Per lui c’è sempre tempo e troveranno sempre una soluzione. D’altra parte c’è Cate, che pur mantenendo la sua vena giovanile è quella che rimane con i piedi per terra. Ricorda a Ferro cosa sta per accadere e lo sprona ad agire da adulto.
Un film italiano che parla di crescere, ma non solo. La possibilità di trovarsi davanti a qualcosa su cui non hai il controllo, una situazione da gestire per cui, forse, non sei ancora pronto. Una presa di coscienza che porta questi due giovani incasinati (ma neanche troppo) a prendere decisioni sulla propria vita.
Piuma si occupa di quello che succede dopo la fine della tipica commedia adolescenziale
Causa – effetto: un binomio spiegato dalla scienza, ma che impariamo sulla nostra pelle quando ci troviamo ad affrontare la vita con le nostre gambe. Questo è quello che imparano Ferro e Cate.
Qui i due ragazzi entrano a gamba tesa nella vita reale, sapendo che nel giro di pochi mesi non dovranno solo prendersi cura della propria vita, ma anche quella di una bambina.
Idealisti come ogni ragazzo può (e dovrebbe) essere, con la spensieratezza che caratterizza quella età dove si assaggia il sapore di libertà. D’altronde il loro amore non è niente di sdolcinato o eccessivo, si prendono cura uno dell’altra, ma senza risultare pesanti, non è quello il centro del film. Il vero amore che li accomuna è proprio verso quella piccola creatura che tra poco prenderà posto nella loro esistenza.
L’opera di Johnson, tra fischi e applausi
Se ci fermiamo a pensare alla parte tecnica del film nessun elemento coinvolge più degli altri, mentre l’esecuzione è ben calibrata sia a livello di regia che di interpretazione. La forza di Piuma è senza dubbio la storia.
Noi siamo uscite entusiaste dalla sala, dopo aver riso molto e aver compreso a pieno il periodo che Ferro e Cate stanno attraversando, anche se i due protagonisti sono molto lontani e diversi da noi. Ma siamo ‘adulte’ abbastanza da vedere dove stanno andando, e non siamo abbastanza grandi da aver dimenticato cosa sia dare l’esame di maturità.
Non tutti hanno pensato, o forse goduto, il film come abbiamo fatto noi, tanto che mentre la sala fischiava noi (e molti altri) stavamo applaudendo.
Piuma potrà sembrare controverso, ma secondo noi è un film ben eseguito, divertente e con una marcia in più rispetto a quell’affollatissimo mondo di commedia sugli adolescenti che il panorama italiano ha portato al cinema negli ultimi anni.