
Penny Dreadful: Recensione dell’episodio 3×04 – A Blade of Grass
Questa settimana Penny Dreadful ci regala un episodio intenso, drammatico ed emozionante. Abbandonate tutte le trame secondarie e principali veniamo trasportati direttamente nella mente di Vanessa Ives, proiettati in un breve tempo passato da lei dimenticato. Era quello che ci voleva: un episodio altamente introspettivo, dove la psicoterapia non molto ordinaria della dottoressa Seward aiuta Vanessa ad immergersi in sé stessa, a chiudersi in una finestra temporale perduta, in una cella bianca che richiama la fisicità stessa della mente, per riordinare i pensieri e affrontare i demoni interiori sfuggiti persino alla persistenza della memoria.
Vanessa e la Creatura perfetti insieme

La scena è stata tenuta magnificamente da Eva Green e Rory Kinnear (che già avevamo ben visto insieme in alcuni episodi della seconda stagione) e da Patti LuPone, il cui secondo personaggio sta iniziando a mostrare un particolare attaccamento a Vanessa. La presenza della dottoressa è stata però molto limitata, l’intera puntata si è basata infatti sul rapporto d’amicizia, andato perduto nella memoria, tra Vanessa e un attendente della clinica dove è stata in passato rinchiusa.
I due attori insieme hanno una speciale chimica: per la prima volta abbiamo potuto osservare Kinnear senza il pesante trucco della Creatura, ma soprattutto lo abbiamo visto alle prese con altri tre personaggi tutti diversi tra loro. Il gentile attendente rappresenta l’uomo che è stato la Creatura: un uomo gentile e premuroso, ben conscio del valore di ogni vita umana e che va avanti guidato dall’amore verso la propria famiglia.
Un personaggio positivo che ha cercato a suo modo di mostrare a Vanessa come non sia la scienza a far guarire le persone (e in quel periodo temporale la fede nella scienza e nel progresso era uno dei sentimenti più diffusi), ma il senso d’umanità e di fratellanza che lega le persone. Ben diverso, insomma, dalla perduta Creatura che si è messo proprio sulle tracce del proprio sé del passato. La parte più bella ed intensa dell’episodio è stata proprio questa: il nascere e lo sbocciare dell’amicizia tra due persone diverse che il destino ha messo per caso sullo stesso cammino.
Il gioco del diavolo


Kinnear ha avuto modo di personificare egregiamente anche Lucifero e Dracula. A volte si sono mescolati tra di loro e con l’attendente in un modo tale da non permetterci di capire subito quali fossero le distinzioni precise tra i tre, di dubitare anche dell’esistenza reale e tangibile dell’unico amico di Vanessa in un momento tanto buio.
C’è stata una parte dell’episodio, appunto questa, che non si è tanto concentrata sulla mente di Vanessa ma è stata portatrice di rivelazioni: abbiamo avuto modo di conoscere meglio sia Lucifero che Dracula, i due spasimanti di Miss Ives. Il primo si è presentato come un essere primordiale che si nutre di fede, superstizione ed anime. Lo abbiamo visto rimpicciolirsi di fronte a un essere altrettanto antico e ben più terreno come Dracula, che predilige banchettare con carne e sangue. A lui non interessano le anime, ma i corpi. Entrambi però avanzano pretese su Vanessa, su ciò che realmente essa incarna, per motivi diversi.
Ma Vanessa, e questo è stato anche il motivo per cui ha insistito tanto nel voler restare intrappolata nel suo passato, ad un certo punto ha mostrato una forza che neppure pensava di avere: ha giocato Dracula e gli ha fatto dire il suo nome, per poi alzarsi (letteralmente) forte e senza paura e affrontare sia lui che Lucifero a viso aperto.
Un Vanessa Ives show
Scena fortissima ed emozionante questa di Vanessa che al male risponde con una forza straordinaria riposta in una fede in Dio incrollabile. Alla fine dell’episodio tutti siamo rimasti favorevolmente impressionati da una Vanessa scossa, provata e in lacrime, ma fiera e senza più alcuna paura del proprio nemico. In questo senso, è come se l’intero episodio fosse stato di formazione per lei: il viaggio introspettivo si è così trasformato in un processo che l’ha portata non solo a smascherare un nemico che si era nascosto nei recessi della sua memoria, ma anche a tirare fuori la grinta che è in lei. Una forza scaturita anche dalla vicinanza e dall’amicizia dell’attendente, figura che forse le ha permesso di affrontare le terribili prove a cui era sottoposta in clinica. Gli elogi e gli apprezzamenti sulla bravura di Eva Green si sprecano: la serie potrebbe interamente basarsi su lei soltanto e comunque non avvertiremmo la noia di vedere un solo attore in scena.


Era, come si diceva in apertura, l’episodio di cui questa prima parte della terza stagione di Penny Dreadful aveva bisogno. Molto simile a The Nightcomers, soprattutto nelle funzioni: un momento di pausa dalle intricate e non sempre felici trame dei vari personaggi per esplorare la storia della vera protagonista della serie, ma soprattutto per affrontare quelle che sembrano essere alcune delle nuove tematiche introdotte in questa stagione, come l’analisi introspettiva e la psicoterapia.
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Episodio magnifico, di una bellezza travolgente recitato da due mostri sacri della tv (qualcuno ha detto Black Mirror) e capace di essere talmente bello da non voler arrivare alla fine. Anche lo spettatore rimane vittima dell’ipnosi della dottoressa e non vuole uscire, vuole restare con Vanessa in quella bianca cella claustrofobica per vedere cosa sta per accadere. Sono realmente incantata, davvero davvero bravi, ne avevamo decisamente bisogno…
WOW episodio bellissimo, commovente e recitato in modo impeccabile, entra di diritto tra i più belli della serie insieme a The Nightcomers.
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