
Parenthood: Recensione dell’episodio 4.13 – Small Victories
Sarò ripetitiva ma il miglior family drama della stagione è Parenthood. Già Francesco nella scorsa recensione aveva elogiato questa serie, e io non posso che ribadire il concetto dopo questa puntata in cui si toccano argomenti importanti e seri in maniera delicata e senza cercare la lacrima facile dello spettatore. Possiamo già candidarla per gli Emmy????
Il titolo forse trae un po’ in inganno ci si aspetta una puntata più leggera in confronto alle passate, ma non è così; anche l’argomento più leggero, la pubertà di Max, ci lascia un sapore agrodolce.
Nelle quattro storylines di questa puntata le vittorie non ci sono o se ci sono solo effimere, come nel caso di Crosby, che per alcuni minuti si è illuso che la suocera avesse accettato il lavoro e lui potesse finalmente tornare ad usare liberamente il suo bagno in qualsiasi momento, e non costretto ad aspettare per ben 45 minuti che lei si sistemasse i capelli! La convivenza a casa Crosby non è delle migliori, Renne infatti cambia le dinamiche in casa, sia per l’utilizzo del bagno sia per l’orario della cena e per il cibo da mangiare. Crosby è veramente maturato in questo periodo e vederlo trattare con la suocera in questa maniera, buttando giù bocconi amari per far felice la moglie e mantenere la serenità familiare è apprezzabile. La situazione di Renne è anche riflesso della crisi economica in atto, infatti lei ha lavorato per 30 anni e da un nuovo lavoro si aspetta un determinato tipo di benefits, che ora come ora in questa situazione mondiale non è così facile.
Adam e Cristina devono affrontare la pubertà di Max e il famigerato “puberty talk” che tutti i genitori sperano sia il più lontano possibile. Il tutto inizia con loro che costringono Max a fare più docce cercando di spiegargli che ci sono degli ormoni che stanno provocando dei cambiamenti dal tipo di voce ai peli e al fatto che vedrà le ragazze in maniera diversa.
Ho lasciato per ultime le due storylines più importanti per gli argomenti e più difficili, ma come detto prima Parenthood fa tutto bene dalla scrittura alla recitazione.
Amy scopre di essere incinta e ne parla subito a Drew; la scelta di Amy è per l’aborto, mentre Drew sarebbe anche propenso per tenere il figlio e crescerlo insieme a lei, ma Amy non vuole rovinarsi la vita. Drew non abbandona per un solo istante Amy l’accompagna sia alle visite che il giorno dell’aborto. Un argomento così serio come l’aborto viene perfettamente trattato in questa puntata dove trapelano tutte le sensazioni dei protagonisti, ma senza cercare la lacrima facile nello spettatore, e gli autori e gli attori riescono a farti capire il disagio di dover prendere questa decisione e tutte le motivazioni che ci sono dietro.
Infine la situazione per Julia non procede per nulla bene, Victor è sempre più ingestibile, si rifiuta di mangiare le cose preparare da lei, non la riconosce come madre e arriva, perfino, a chiamare per polizia per maltrattamento di minori. Dopo la visita della polizia, che interroga i bambini, arriva quella dell’assistente sociale che fa la domanda che tutti ci stiamo facendo “Julia vuoi andare avanti con l’adozione?” Joel è sicuro che sia un momento di adattamento del bambino e fa notare come sia migliorato a scuola e nel baseball, ma Julia non la vede così; ha paura che sarà sempre peggio e non è convinta di averne le forze. Questa storyline è forse stata quella più dolorosa da seguire; vedere la polizia che arriva e Victor non capire il gesto o far finta di non capire è un pugno allo stomaco, come l’espressione di Julia quando parla con l’assistente sociale.
Ottima puntata da 5 stelline senza dubbio, ora rimangono solo due puntata prima della fine della stagione chissà cosa ci aspetta.