
Pan am 1.02/1.03 – Ich Bin Ein Berliner
Il 26 giugno del 1963 Il presidente degli stati uniti John f. Kennedy pronuncio il famoso discorso a Berlino pronunciando la famosa frase Ich bin ein Berliner, frase che da il titolo a questa puntata, puntata diversa dalla solita impostazione che abbiamo visto nelle 2 precedenti.
Se nelle precedenti puntate vi era molto più flashback sui personaggi, per poter capire il loro background e cosa li avesse portati al quel punto.
Infatti nella 1.02 abbiamo avuto un ampia descrizione della famiglia Cameron, di quello che successe dopo il matrimonio saltato di Laura e di come la madre durante il volo per Parigi prima cerchi di farla risposare e poi si riconcili con la figlia Kate. E vediamo l’incontro chiarificatore tra Kate e Bridgette, in cui la seconda spiega alla prima perché l’abbia consigliata alla CIA e la mette in guardia sui pericoli.
Già solo dal titolo della 1.03 era molto ottimista, infatti il periodo della guerra fredda di JKF sono uno dei mie periodi storici preferiti per quanto riguarda la storia moderna, quindi già leggere nel titolo la famosa frase pronunciata da JKF mi ha fatto ben sperare in un’ottima puntata.
La puntata si svolge praticamente il 26 giugno con Maggie che cerca di fare di tutto per poter conoscere e stringere la mano a JFK, come darle torto! E alla fine portando i sigari cubani in offerta riuscirà a farsi salutare dal presidente, ecco qui la Ricci mi è piaciuto, nel suo sguardo riusciva a trasmettere tutto la passione per quell’uomo, per la promessa di una svolta e della libertà.
Sul fronte missione della Cia, Kate cerca di far espatriare il suo contatto di Berlino, rischiando molto, e rischiando di farsi beccare prima di tutto dalla sorella, ma tutto è bene quel che finisce bene.
Altro plauso per Karine Vanesse , Colette, mai sopra le righe nell’interpretazione della giovane che ha perso i genitori all’età di 3 anni per colpa dell’occupazione nazista in Francia. Emblematica, a mio avviso, la scena delle scale dove i berlinesi e l’equipaggio della Pan Am corrono su per le scale per vedere e sentire JKF, viene contrapposta al ricordo di Colette delle persone che scappano dai nazisti su per le scale e alla fine vediamo Colette piangere per il ricordo non per le parole di JFK, anche se verrà interpretano nell’altra maniera da Kate. Il regista è stato molto bravo in questa scena, che poteva essere troppo banalizzata invece con un tocco leggero ci fa capire i sentimenti che ci sono in quel momento la gioia di tutti contrapposta alla paura del ricordo e alla tristezza della perdità.
Riposto le parti salienti del discorso di JKF mentre l’equipaggio ascolta con la famosa citazione, discorso sempre attuale!
“La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta. Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri — per impedir loro di lasciarci. Voglio dire a nome dei miei compatrioti che vivono a molte miglia da qua dall’altra parte dell’Atlantico, che sono distanti da voi, che sono orgogliosi di poter dividere con voi la storia degli ultimi 18 anni. Non conosco nessun paese, nessuna città, che è stata assediata per 18 anni e ancora vive con vitalità e forza, e speranza e determinazione come la città di Berlino Ovest.
La libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero. Quando tutti saranno liberi, allora immaginiamo — possiamo vedere quel giorno quando questa città come una sola e questo paese, come il grande continente europeo, sarà in un mondo in pace e pieno di speranza. Quando quel giorno finalmente arriverà, e arriverà, la gente di Berlino Ovest sarà orgogliosa del fatto di essere stata al fronte per quasi due decadi.
Ogni — Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino. E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire “Ich bin ein Berliner”
Rischio scampato anche per la scena girata all’interno dell’ambasciata USA di Berlino, Colette dopo aver visto il suo capitano parlare con un tedesco e dopo aver commentato acidamente alcune frasi per “farsi perdonare” canterà l’inno tedesco. La sua perfomance è perfetta tra la presa in giro nei confronti dei tedeschi e la sua sofferenza per quel che significa cantarlo e i ricordi che le tornano in mente, riusciamo a empatizzare con lei, mentre canta e piangen ello stesso momento.
Ottima puntata Pan Am, almeno per ora, non corre lo stesso rischio di The playblyclub e speriamo continui a regalarci puntate come questa!