
Ozark e il suo mondo cupo. Recensione del pilot della serie di Netflix
Money is not peace of mind. Money’s not happiness.
Money is at its essence that measure of a man’s choices.
L’importanza del denaro, il divario tra ricchi e poveri negli USA, il sogno americano, soldi come sicurezza o felicità. Fino ad arrivare alla conclusione del pensiero con la citazione sopra riportata. Comincia così, con un preambolo sul denaro, il pilot di Ozark, nuova serie originale targata Netflix. Sullo sfondo le immagini di Marty, il protagonista di questa nuova storia, che sta compiendo atti loschi e segreti con quei soldi su cui ci stanno facendo riflettere le sue parole in sottofondo.
La trama che si vela poco a poco
I primi 15 minuti di episodio, però, sono in netto contrasto con questa primissima scena. Ci viene descritto un uomo dedito alla famiglia, che vuole educare nel migliore dei modi i suoi figli, che non tradirebbe mai la moglie Wendy nonostante abbia appena scoperto che lei lo tradisce da tempo. Un uomo co-proprietario di un ufficio che gli procura veramente tanti soldi, ma di cui non gode, utilizzandoli solo per la famiglia, a differenza del suo socio Liddell. Marty fa tutto ciò in uno stato di apatia verso la vita, sembra non aver alcun interesse in quello che fa e sembra andare avanti per inerzia. Anche quando scopre il tradimento della moglie non ha reazioni particolari. E’ ovvio che gli importa, come è certo che ama i suoi figli, ma c’è sicuramente qualcosa che non va in lui. L’apatia è un suo modo di essere o è la conseguenza di azioni subite o compiute?
Mentre pensiamo a questo… sbam! Violentemente veniamo catapultati nel mezzo dell’azione e ci ritorna in mente la prima scena e le azioni illecite di Marty. Lui e Liddell riciclano denaro per un cartello della droga con a capo Del che, da spietato criminale, uccide tutti i soci di Marty. Lui, per salvarsi la pelle, inventa su due piedi un piano che se fallirà lo vedrà nuovamente in pericolo di vita: trasferirsi con la famiglia al lago Ozark, frequentato da persone benestanti, dove dovrà riciclare tantissimo denaro per il cartello. E da qui, con una fredda lucidità, organizza tutto per la partenza, tra lo scioglimento della sua società, banche che non vogliono dargli i suoi soldi, la morte dell’amante della moglie, il contrasto con i figli e Wendy che si dimostra a conoscenza del crimine commesso dal marito. La scena in cui lei dice a Marty di chiamare la polizia, fa eco ad una scena di Breaking Bad in cui, però, Skyler non sapeva niente del traffico illecito di Walter.
Personaggi con stereotipie tipiche del caso
Ma in questo caso la moglie sa tutto e la cosa destabilizza, perchè in questo genere di storie siamo abituati a consorti inconsapevoli, tendenzialmente brave persone che restano sconcertate di fronte alla vita segreta dei mariti e alla scoperta che qualcuno che conoscono è stato ucciso. Invece Wendy è sì preoccupata, ma non è così colpita da tutto quello che gli racconta Marty. Per di più il tradimento non la mette certamente sotto una buona luce, così da renderla un personaggio non certamente positivo. Ma sicuramente già ben delineato. Come lo è appunto Marty la cui apatia non ha comunque permesso di arrendersi.
Sarà interessante vedere come si svilupperà il rapporto tra i due coniugi, visto che sono costretti a stare insieme. E se lei è spinta dalla costrizione, è evidente che lui voglia rispettare il vincolo matrimoniale, non rinfacciando alla moglie il tradimento. Dimostra di essere sotto sotto una brava persona e molto sfaccettata visto il suo essere anche criminale, padre amorevole e lucida mente calcolatrice.
Bravo Jason Bateman, nella doppia parte di Marty e produttore della serie, che per chi come me lo conosce anche in ruoli più leggeri, rimane colpito dalla sua capacità di spaziare nei generi. In Ozark la tematica è davvero cruda e lui deve essere capace di interpretare un protagonista apatico, al tempo stesso avvezzo ad un certo tipo di crimine, ma anche spaventato quando si trova di fronte il cartello. In certi momenti l’interpretazione potrebbe sembrare non abbastanza spaventata o troppo tranquilla per ciò che gli sta accadendo, invece io trovo che sia voluto, perchè vive tutto con il poco interesse del personaggio. Bateman riesce a fare trasparire tutto questo. Laura Linney, invece, mi deve ancora convincere pienamente.
Per quanto riguarda gli altri, rimando il giudizio ai prossimi episodi perchè per ora abbiamo visto personaggi con stereotipie tipiche del caso, con uno spietato e minaccioso capo del cartello, una figlia adolescente sempre imbronciata ed in contrasto con le decisioni dei genitori, un agente dell’FBI so-tutto-io, tutto d’un pezzo e deciso a fermare i criminali.
Una lunga introduzione dai toni cupi
Questo pilot ha toni cupi: la tematica è davvero cruda, cupi sono i comportamenti e gli atteggiamenti dei personaggi, ma anche i dialoghi (non ci si perde in discorsi inutili o vuoti, ma tutto arriva al punto focale). Non ci sono momenti leggeri, ma solo riferimenti dolce-amari, come quel Sugarwood che dà il titolo all’episodio. La fotografia sceglie colori scuri e grigi per sottolineare l’asprezza di Ozark. Buona la regia ed il montaggio che ha seguito un filo lineare senza disorientamenti anche se di avvenimenti da raccontare ce ne sono stati tanti. Ad effetto anche la scelta di catapultarci nell’azione in modo molto improvviso e violento.
Se pensavamo con questo pilot di vedere già la vita della famiglia ad Ozark ci sbagliavamo di grosso. Questa puntata è stata una lunga introduzione alla situazione ed ai personaggi, ma la vera storia partirà con il secondo episodio dove vedremo Marty agire direttamente sul lago. Non ci è stato mostrato cosa avverrà dopo e per ora possiamo solo immaginare le prossime vicissitudini al lago. La trama è forte e ben delineata ed è una serie adatta a chi ama queste storie dure e dove nessuno è al sicuro.
Curiosità: ogni episodio avrà dei simboli diversi all’interno della O di Ozark che viene mostrata nei primi minuti. I simboli di questa prima puntata potete vederli nell’immagine principale dell’articolo.
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