
Other side of serial: Frank Underwood e il nuovo concetto di antieroe
L’antieroe è un essere umano, il più umano tra tutti i protagonisti di avventure letterarie, teatrali o cinematografiche. Non è un antagonista, perché protagonista negativo del processo di autodistruzione a cui assistiamo impotenti e stregati. L’antieroe ruba l’attenzione dello spettatore attonito davanti al cinismo, alla spietatezza e alla cattiveria che però non può fare a meno di ammirare. I buoni antieroi sono quelli che rimangono fedeli al loro personaggio fino in fondo, che non rivelano debolezze o un lato tenero o un passato difficile che li ha portati ad essere quello che sono, l’antieroe vero è consapevole di esserlo e non vuole cambiare.
In principio fu l’omerico Ulisse, capace di tradire la moglie amata e i compagni, e di gesti presuntosi (o di iubris direbbero i classicisti) e cinici, tanto da essere rinchiuso da Dante in una fiamma biforcuta che arde perennemente. Passando poi per il magnifico e sommo Shakespeare, che è stato capace di creare il miglior antagonista di sempre con Iago, è impossibile non citare Macbeth. “Appari come il fiore innocente,ma sii la serpe che si nasconde sotto” dice Lady Macbeth al marito bramoso di potere fino a divenire pluriomicida; sedotto dall’ambizione della stessa, diviene tiranno e un perfetto esempio di antieroe. Potremmo citare in ambito letterario il bruto Heatcliff, o il cinico Sherlock Holmes, Meursault protagonista dello “Straniero” di Camus e Dino protagonista di uno dei maggiori successi di Moravia “La Noia”, senza scordare i russi e il magnifico Raskolnikov di “Delitto e Castigo”.
Ma è forse sullo schermo che questo personaggio ha vissuto, a partire dagli inizi del 2000, una rinascita e una ancora migliore caratterizzazione. Dexter Morgan (Dexter), Gregory House (Dr House), Don Draper (Mad Men), Tony Soprano (I Soprano), Hank Moody (Californication), Sherlock Holmes (Sherlock), Nucky Thompson (Boardwalk Empire), Vic Machey (The Shield), Hannibal Lecter (Hannibal) e Walter White (Breaking Bad). Accomunati tutti nell’essere praticamente protagonisti della propria serie, alcuni a punto tale da darle il nome, questi antieroi televisivi hanno riscritto la caratteristiche che un personaggio deve avere per essere interessante ma soprattutto credibile e non noioso. Molto spesso hanno un motto che ripetono tanto spesso da diventare una regola di vita e che alla fine della stagione diviene un po’ anche il nostro ( e non dite che non avete mai detto “Everybody lies” o “I’m the danger”). Sono soli, incapaci di amare se non donne irraggiungibili e complesse, hanno pochi principi ma sono quelli a cui rimangono attaccati strenuamente come Rossella O’Hara alla casa di Tara.
Ma nel panorama televisivo, da quando Netflix ha fatto il suo ingresso, il concetto di antieroe ha fatto un ulteriore passo in avanti, verso un
Buona terza stagione a tutti!
Good Luck!