
Orphan Black: Recensione dell’episodio 3.09 – Insolvent Phantom of Tomorrow
Quando lo capiranno in Orphan Black che continuare a dire mezze verità e a tenere segreti si creano solo casini? Effettivamente temo mai, perché questo del dire e non dire, del nascondere in continuazione cose a chiunque senza mai fidarsi di nessuno sta diventando, alla terza stagione dello show, un cliché fin troppo abusato, tanto che ormai non ce stupiamo neppure più, salvo, ogni tanto, crearci un senso di impotente fastidio nel vedere replicato lo stesso errore e la stessa scelta narrativa.
Senza nemmeno parlare delle persone che stanno per un po’ in uno schieramento, poi nell’altro, poi sembrano stare di nuovo da una parte, poi dall’altra, sintomo di costante ricerca del colpo a sorpresa, del cambiamento repentino e “inaspettato”, ma anche qui, se continui ad usare sempre lo stesso stratagemma, prima o poi (e ora mi sa che siamo al poi) lo spettatore smette pure di crederci.
Ciò che invece rimane sempre stabile e immutabile sono le sestra, e per fortuna mi sento di aggiungere. Loro sono il vero punto forte dello show, grazie ad una sempre eccellente Tatiana Maslany, che riesce ad imprimere, ad ogni episodio, nuove sfumature a personaggi ben rodati. Quello con cui si diverte di più, e noi con lei, è Helena, che possiamo adorare mentre cucina a ritmo di musica con maschera in faccia, mentre consola e cura Donnie e poi nella sua più classica delle vesti, ricoperta di sangue mentre recupera il “risarcimento” (e la battuta “non credo verranno a chiedere il resto” è uno dei must dell’episodio).
In questa parte dello show, pur con l’alleggerimento di una Siobhan insolitamente canterina, ritroviamo tutta la cupezza e il continuo “intorcolarsi” della trama su se stessa. Il ritmo c’è, è innegabile, e le situazioni, anche crude in alcuni frangenti, ci tengono incollati allo schermo per vedere cosa succederà ma, nonostante si arrivi ad un’importante rivelazione nel finale sull’origine dei due ceppi Castor e Leda, sento un po’ tutta la stanchezza e inconcludenza della cosa. Mi spiego meglio: sono tre anni che ad ogni passo avanti che facciamo, ad ogni mistero risolto, se ne aggiungono subito un altro paio, dall’episodio dopo, a ributtarci nel marasma dell’incertezza. Questa cosa segna un continuo brancolare nel buio e toglie notevolmente rilevanza ad ogni rivelazione che, tanto, sappiamo già non servirà a rendere le cose più semplici, anzi, continueremo ad aprire una porta per trovarcene davanti altre tre. Questo è un punto di miglioramento per lo show, a mio parere, che non può sempre e costantemente non arrivare mai da nessuna parte.
Proprio Cosima questa volta resta un po’ ai margini, pur essendo più presente di Alison, perché il suo ruolo fondamentalmente è quello di chi non ci capisce più nulla anche se, povera, la capisco visto che oltre alla malattia, continua a prendere mazzate da ogni parte. A salvarla dall’ennesimo sbaglio della stagione (apriamo una sottoscrizione #savecosima) arriva un po’ troppo come Deus ex machina la telefonata di Gracie che fa luce sul tutto (ma perché poi ha chiamato Cosima?) e rimettete la sestra malata di nuovo nella situazione di essere in bilico tra due donne ma, questa volta, probabilmente guardata con un certo sospetto da entrambe.
L’episodio, come sempre, mette tantissima carne al fuoco, lascia tantissime storie aperte che sembrano un po’ troppe però per essere gestite in maniera convincente nel finale di stagione. Finale che sarà movimentato, vivrà tutto di corsa ma, immagino, ci lascerà ancora molti interrogativi aperti per la prossima stagione. Siamo ad Orphan Black, d’altronde.
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3.09 - Insolvent Phantom of Tomorrow
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