
Once Upon a Time: Recensione dell’episodio 5.13 – Labor of Love
Quindi già dalle seconda puntata mi sembra di capire che questa seconda metà di stagione di Once Upon a Time la passeremo a vedere episodio per episodio, il caso umano della situazione, che la nostra combriccola di eroi si impegnerà a salvare dalle grinfie di Ade per fargli portare a termine le faccende in sospeso e elevarlo così al “paradiso” o quel che l’è…
No dai, abbiate pietà… se la faccenda poteva essere quasi un colpo di scena lo scorso episodio, quando il padre di Regina magicamente non muore ma si salva, già con la storia di Hercules (Herc per gli amici) mi sono stufata di tutto; dell’idea di fare apparire un nuovo personaggio che ogni volta debba essere salvato, dell’idea che Biancaneve e Azzurro decidano di impegnarsi con tutte le loro odiose forze di eroi buoni per salvare le vite di gente che non conoscono o non vedono da una vita e soprattutto dei continui flashback. Perché se già trovavo poco interessanti i flashback quando ci presentavano personaggi che poi ricorrevano spesso in molti degli episodi della stagione, figuriamoci la gioia di vedere metà episodio di flashback su un personaggio che poi a fine episodio se ne va e che non rivedremo mai più.
Devo ammettere di essere stata notevolmente tentata di mandare avanti tutta la storia del passato di “amici-amanti” di Biancaneve e Hercules, tanto più che la ragazzina che interpreta Biancaneve da piccola riesce quasi a risultare più odiosa di Mary Margareth da adulta, con questo atteggiamento da super eroina a soli 10 anni; mi sanguinano gli occhi ogni volta che la vedo in scena.
A questa monotonia dovuta alla strutta fissa della trama verticale che si respira dopo solo due episodi dal ritorno sugli schermi, si aggiunge il solito paniere di interrogativi che sorgono guardando l’episodio e che per ora non sembrano trovare risposta: siamo su un pianeta terra composto da miliardi di luoghi e scenari possibili, perché l’oltretomba è uguale a storybrook? Visto soprattutto che l’oltretomba è senza tempo, esiste da sempre, anche da molto prima che esistessero automobili e tavole calde…
Perché questa svolta mitologica, con l’inserimento degli Dei e dell’Olimpo, quando poi viene fuori che Henry, che è l’autore, può far resuscitare i morti e risulta quindi più importante di un Dio?
Come funziona esattamente la questione dell’inferno di fuoco? Chiunque ti ci può buttare dentro a suo piacimento (vedi Cora nello scorso episodio) perché è cattivo e tu muori definitivamente? E invece non è insensato che l’unica porta per lo pseudo paradiso si apra solo tra le fiamme dell’inferno e in nessun’altro luogo dell’Ade?
So che quando si guarda Once Upon a Time non ci si può soffermare troppo sui dettagli logici, però no. Questa
Sperando di sbagliarmi, per adesso lo rimando a Settembre a settimana prossima.
In attesa del prossimo episodio e delle prossime recensioni venite a trovarci sulla nostra pagina Facebook e metteteci un like per leggere tante novità su tv, cinema e molto altro ancora!
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