C’è qualcosa di strano in Once Upon a Time. Ho fatto quasi fatica a guardare tutto in una volta questo quinto episodio della terza stagione. Il rallentamento alla trama principale mi è sembrato così fastidioso da farmi allontanare lo sguardo verso qualsiasi tipo di distrazione. Eppure ho voluto riguardarlo. E mi è piaciuto. Sì, “Good Form” è un episodio che “ne vale la pena”. Parliamone.
Da un semplice punto di vista di sviluppo orizzontale, questa puntata va davvero poco avanti. Ci sono solo due avanzamenti: Henry sa che mamma nonna e zia sono sull’isola e il principe turchino è guarito dal veleno mortale ma non potrà mai più lasciare Neverland. Ah beh, sì, c’è anche il bacio tra Hook ed Emma. Mah. Dico “mah” perché l’ho trovata una soluzione un po’ buttata lì. Come dire “hey, manca un po’ di eterosessualità per il telespettatore tra i 20 e 25. Ci vuole un po’ di zucchero baby”. E così facciamo baciare questi due. Avevano tanto ben tratteggiato il sentimento sepolto nell’animo profondo di Emmuccia nostra verso Neal e adesso le fanno fare la contorsione linguistica con Uncino. Eddai.
Per il resto però l’episodio ha qualcosa di affascinante e credo lo si debba quasi interamente alla faccia di Colin O’Donoghue, ovvero Hook. Questo attore è sicuramente “uno che buca”. Non in senso da comunità di recupero, ma in senso televisivo. Un volto che colpisce, che ha un certo charme, che va aldilà del potenziale di attrazione sessuale. Una di quelle facce che da spettatore, uomo o donna, etero od omosessuale, ti va di stare a guardare. Questo devono averlo capito gli autori che all’alter ego dell’attore dedicano praticamente tutto l’episodio. A Hook ma anche a questo meraviglioso stilema che ormai imperversa ogni tre per due, ossia la bromance.
Ed è l’uncinato pirata ad esserne protagonista, non una, ma-che-dico-mi-voglio-rovinareeee ben due volte. La prima è ormai in scena da qualche episodio, ovvero tra lui e il Charming poco charming. Questo bellimbustone, interpretato da un attore che evidentemente ha skippato qualche lezione di teatro di troppo, non fa che lamentarsi puntata dopo puntata. Rompe le scatole a tutti, dall’alto della sua fatata magnificenza, soprattutto quando è a braccetto con la dolce mogliettina Bianca “come il latte alle ginocchia” Neve. Nel suo rapporto con Hook lo vediamo sempre pronto a sputargli addosso arroganza e sufficienza, giudizi su giudizi, quando alla fin della fiera il pirata fa il suo lavoro e se ne sta anche abbastanza sulle sue. Ma no. Lui è Azzurro Il Pomeriggio è Troppo Azzurro e così gli scassa le penne fino all’esaurimento. Ma questa è una bromance. E il bucaniere dall’eyeliner facile non si fa intimorire e si dedica completamente a lui, prima preoccupandosi del fatto che non abbia ancora rivelato a moglie e figlia che sta per morire (sul serio, ma che razza di uomo è sto Principe?) e poi escogitando il modo di salvargli la vita, per quanto possibile.
L’altra bromance è quella più aderente al termine stesso, ovvero con suo fratello. Nei flashback scopriamo come Uncino fosse un tempo uno stimato ufficiale della marina al soldo nientepopodimenoche del Re in persona, corona, cappello e mantello compresi. Che ovviamente è un figlio di nonna papera e li manda in missione su Neverland per recuperare una pianta magica, attraversando mari e cieli grazie ad una vela fatta con le piume dell’ultimo Pegaso esistito… Capito? Lo ridico? Il Re manda in missione una nave della marina per recuperare una pianta magica su Neverland che si raggiunge con una vela fatta di piume di Pegaso… vi sembra ridicolo anche per OUAT? Se avete risposto sì, avete ragione da vendere. Ma a chili, proprio. Se avete risposto di no… vi invidio perché probabilmente vi siete goduti l’idea più di me. E vi assicuro che me la sono goduta, perché mi sono ribaltato sulla poltrona dal ridere.
In ogni caso, ovviamente tra i due fratelli c’è quel rapporto di grande stima ma anche di competizione. Che porta il fratello grande ad autouccidersi (dicesi anche suicidarsi inconsapevolmente), per via della dreamshade, in meno di cinque minuti. Roba da “le morti più stupide della storia”. Ovviamente Hook si straccia le vesti. Arriva Peter Pan (porello sto ragazzo… non è colpa sua… è che è proprio troppo giovane e inesperto) che gli trova la soluzione. Magica. Always comes with a price. E così anche se l’acqua miracolosa riporta in vita il fratello, appena si allontano dall’isola l’effetto svanisce e muore per davvero. E così, nel giro di 5 minuti il nostro anti eroe passa da luogotenente super efficiente in super capo pirata che vuole spaccare tutto. Whoa. That escalated quickly.
L’episodio ha anche altri momenti interessanti comunque. Pensiamo ad esempio a quando Henry finalmente comincia a darle a uno dei Lost Boys. Che davvero… sono una mandria di drogati. Come diavolo si fa a passare ore ed ore a saltare ed emettere urli e suoni inarticolati girando in tondo. Ma che razza di divertimento è?! No… sul serio… ci prendono in giro. Altra cosa bellissima: quando le tre zie parlano al videocitofono con Henry. Dai, c’era da sganasciarsi. Tra l’altro Regina fa un sorriso inquietantissimo. Però aldilà dell’aspetto ridicolo della scena, è un bellissimo momento. Vediamo finalmente le tre donne (che, tra l’altro, sono le uniche che combinano qualcosa di concreto), insieme, ridere. E anche in una scena precedente, quella in cui Regina strappa il cuore a uno dei giovani teppisti, c’è un bella scrittura, che porta a capire e condividere il punto di vista di tutte e tre contemporaneamente. Sicuramente quello di Regina è il più chiaro: è un’avventura, facciamo quello che va fatto, chissene. Emma è combattuta. Sa dove sia il male. Strappare il cuore a un adolescente? Se odi gli adolescenti non ci pensi su un secondo, ma gli americani sono puritani, si sa, quindi è una cosa brutta. Ma il fine giustifica i mezzi. Che si stia facendo “oscurare” da Regina? Questo è il timore di Snow, comprensibile.
Insomma, alla fine della giornata questo “Good Form” è un episodio godibilissimo, con scene nuove e interessanti, con situazioni diverse, con dei bei personaggi, con tanti momenti da ilarità totale… quattro stelle non gliele leva nessuno, perché mi sono davvero sganasciato e preso bene, la seconda volta che l’ho visto. Per questo non più di quattro.
Pianoforte a 9 anni, canto a 14, danza a 16 anni. Poi recitazione. Poi la scuola professionale di Regia Cinematografica. Poi l'Accademia di teatro di prosa. Anche grafica, comunicazione, eventi di spettacolo. Ma qui soprattutto un amore sconfinato per le serie tv americane e inglesi, con la loro capacità di essere le vere depositarie moderne della scrittura teatrale antica anglosassone.
anche a me l’episodio è piaciuto molto, devo dire che è migliore dei precedenti, solo una cosa… ma Storybrook qualcuno la ricorda?