
Once Upon a Time: Recensione dell’episodio 3.04 – Nasty Habits
Il mondo delle fiabe, questa settimana, è un tripudio di dilemmi genitori e figli, infiocchettato da massime del più esasperante paternalismo – ‘non è che non mi fido di te, è degli altri che non mi fido!’ – ah! chi l’avrebbe mai detto che l’adolescenza nella Foresta Incantata non fosse poi così diversa dalla nostra. Anche se, badate bene, nonostante i ben noti dialoghi tra universi paralleli, qui non si consumano i banali drammi generazionali per motorini negati o coprifuoco imbarazzanti.
Mentre i nostri eroi sono ancora alla ricerca di Henry, prigioniero dei Bimbi Sperduti di Peter Pan, i soliti flashback del tempo che fu ripercorrono la complicata convivenza tra Baelfire e il padre – meglio noto come The Dark One – che la mattina esce per terrorizzare villaggi, e la sera torna a casa e offre al figlio una corona (manufatto di pessima cartapesta tra l’altro). Scopriamo così che il rapporto tra i due è andato in lento deterioramento ancor prima che il ragazzo cadesse nel buco nero che l’avrebbe portato a Londra – Neverland – Boston – New York – Storybrooke e Neverland ancora. Ma soprattutto scopriamo che Rumple e Peter Pan sono in realtà nemici di vecchia data e che Peter altri non è che (pure) il pifferaio Magico. E alè, ne acchiappiamo due in un colpo solo. Al tempo dei primi skazzi col padre, Bae si era lasciato coinvolgere nella cricca un po’ fumata di Peter, al cui flauto incantato rispondevano solo i ragazzi che non si sentivano amati dai genitori. È stato allora che Peter Pan ha formato la compagnia dei Bimbi Sperduti, alimentando una rivalità primordiale, non ancora chiara, tra di sé e il malvagio stregone.
Neal nel frattempo, nel livello spaziotemporale a noi più congeniale, è approdato a Neverland dove si riunisce, con stupore reciproco, al padre, come lui alla disperata ricerca di Henry. Dopo aver ucciso un calamaro gigante, i due riescono a intortare Peter Pan e a immobilizzarlo con il veleno di suddetto calamaro. Henry, che non si accorge di nulla perché vittima di un incantesimo dormiente, viene portato in salvo per circa 10 minuti, il tempo necessario perché suo padre e suo nonno abbiamo uno scontro fisico e verbale definitivo (o quasi), in cui ha la meglio Bae/Neal che se ne va, bambino in spalla. Non passa molto prima che i due fuggiaschi, privi della protezione del Dark One, vengano riacciuffati dal ragazzino che non voleva crescere.
In the meeeeeantime… Emma, i Charmings, un sempre più villoso Hook e Regina, piantati in asso da Campanellino per mancanza di piani di fuga (come darle torto), seguono le tracce lasciate anni fa da Neal durante i suoi anni (2? 5? 100?) a Neverland. Proprio Neal infatti, che credono morto, è stato l’unico nei secoli dei secoli a fuggire dall’Isola e dal potere di Peter Pan. Hook conduce i suoi compagni di sventura al nascondiglio segreto di Bae/Neal dove una lampada da notte – ‘Am I supposed to be impressed that he made a nightlight?’ – proietta sul soffitto un cielo stellato, che altro non è se non la mappa che potrebbe riportarli a casa. Purtroppo per loro, noi, Henry e un po’ tutti quanti, Peter ha ancora ben più di una carta da giocare. Riacciuffato il fuggitivo col bambino addormentato, si prende gioco di Neal: pensava davvero che qualcuno potesse fuggire da Neverland senza che LUI lo facesse accadere? Siamo in grossi guai.
L’ombra malvagia di Peter Pan si fa intrigante, anche se, come molti di voi hanno fatto notare, non è né ben recitata, né particolarmente convincente a livello di sceneggiatura. Anzi, c’è qualcosa di disturbante in questa versione onnipotente e demoniaca del ragazzino in verde.
Ma un po’ bimbi sperduti lo sono tutti, a partire da Emma, il cui rapporto con i genitori sta diventando quasi morboso e univoco, suo malgrado. Snow fa di tutto per diventare lo stereotipo della madre ingombrante che vuole le confidenze della figlia a tutti i costi. Benché un po’ troppo teatrale e goffo (oltre che obiettivamente fastidioso) questo lato dei Charmings ha un suo senso nell’universo di OUAT, anche se sta esaurendo il suo effetto e indisponendo Emma (e noi). Snow: tua figlia ha la tua età, fattene una ragione.
Neal dal canto suo gioca un ottimo ruolo che rimescola i sentimenti dei protagonisti: manda in crisi Rumple, ridimensiona gli obiettivi di Emma e presto anche quelli di Hook (se avete visto il trailer della prossima puntata, sapete a cosa mi riferisco), funge da trait d’union con la storia di Peter Pan. Eppure, per quanto il suo inserimento sia benaccetto, sarebbe stata una presenza più efficace se fosse morto davvero, o almeno ancora creduto tale anche da noi. La ricostruzione della sua vita solitaria, da braccato, a Neverland avrebbe dato un tocco di misterioso che non guastava; sensazione improbabile ora, sapendo che si trova a due palme di distanza impegnato nella pesca di un calamaro gigante. La recitazione di Michael Raymond-James poi non aiuta: dà l’impressione che si trovi lì per caso, quasi con fastidio. Per carità, dimostra che abbiamo qualcosa in comune, ma un pochino più di trasporto non nuocerebbe.
Che Peter sia con voi!
3.04 Nasty Habits
sperduta
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