
Obi Wan Kenobi: la maledizione dei prequel e della fanbase – la recensione della serie tv Disney+ con Ewan McGregor e Hayden Christensen
Urla di giubilo e braccia esultanti al cielo avevano accompagnato l’annuncio che Ewan McGregor sarebbe tornato ad indossare i panni jedi di Obi Wan Kenobi in una serie omonima. Calici alzati per brindare al ritorno di uno dei personaggi più amati della saga di Star Wars anche da parte di coloro che poco hanno digerito la trilogia prequel. Hype salito ancora più alle stelle quando squilli di tromba e rulli di tamburi hanno aggiunto che del progetto avrebbe fatto parte anche il redivivo Hayden Christensen e quindi l’Anakin Skywalker appena rinato Darth Vader.
Eppure, sommesso ma presente, risuonava costante un presagio sospettoso che malignamente elencava cosa poteva andare male. Il problema è che alla fine ha avuto ragione lui. Quel sussurro malfidente che è diventato ghignante trionfo ammantato dell’immancabile “te l’avevo detto io”.
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In cerca di una rinascita
In verità, Obi Wan Kenobi risulta una sostanziale delusione per una svariata quantità di motivi, ma soprattutto perché l’idea portante è talmente interessante che è un peccato capitale averla fatta annegare in un mare in tempesta di difetti e sciatteria.
Ambientata dieci anni dopo gli eventi di Star Wars – La vendetta dei Sith e dieci prima dell’indimenticabile capostipite cinematografico Star Wars – Una nuova speranza, la serie va idealmente a colmare quel buco temporale tra il duello su Mustafar e l’ultimo incontro fatale. Protagonista è, quindi, non il cavaliere jedi sicuro di sé della trilogia prequel né il vecchio saggio che avvia Luke sulle strade della forza.
L’Obi Wan Kenobi che vediamo nella serie è un sopravvissuto sfiduciato di una guerra persa anche per colpa sua. Un uomo che si credeva potente e intelligente e ha scoperto, invece, di essere stato ingannato in maniera clamorosa. Un punto di riferimento per tanti che ha deciso di nascondersi perché convinto che non ci sia nulla che possa insegnare a nessuno. Anzi, di essere persino il peggiore dei maestri perché il suo allievo migliore è diventato l’arma più forte del nemico. Un personaggio, quindi, molto diverso da quello iconico che i film hanno presentato, ma interessante proprio per questo suo essere innovativo.
Soprattutto, per questo suo essere coerente con ciò che ci si sarebbe dovuti attendere. Obi Wan ha perso e Obi Wan Kenobi è la storia di un perdente che deve trovare la forza di rinascere. Capire che chi cade può rialzarsi. Comprendere che c’è molto ancora che può dare perché a lui inevitabilmente si rivolgeranno coloro che cercano una nuova speranza. Ed anche se quella nuova speranza arriverà soltanto in un futuro imprevedibile è adesso che va alimentata grazie all’esempio di chi, pur avendo sbagliato e perso, crede ancora nella possibilità di una vittoria che germoglierà da semi che vanno piantati adesso.
La missione affidatagli dall’amico Bail Organa diventa allora la scintilla necessaria a riaccendere la fiamma residua che la cenere della delusione aveva indebolito fin quasi a spegnerla. Obi Wan Kenobi funziona quando si concentra su questo percorso di redenzione e rinascita. Per quanto non privo di tappe discutibili, il viaggio dell’eroe si svolge con un senso logico sostenuto da una coinvolgente carica emotiva. Merito anche di un Ewan McGregor sulla cui interpretazione i diciassette anni di lontananza dal personaggio non hanno lasciato alcuna ruggine.
Ma può bastare una rondine a far primavera?
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Della continuity e di altri demoni
Come insegna il ben noto proverbio, la risposta è un avvilente no. Ne sono d’altra parte consapevoli gli stessi autori che provano a far volare un’altra rondine dandogli il respiro asmatico di Anakin dietro la maschera di Darth Vader. Anche questa una scelta interessante perché, come Obi Wan Kenobi non è lo jedi a cui siamo abituati, così Darth Vader non è ancora il villain che si redimerà alla fine della trilogia originale.
È, infatti, più corretto parlare di un Anakin che sta imparando ad essere Darth Vader. Non perché gli manchino le leggendarie abilità con la spada laser o l’uso della forza. Anzi, è persino troppo potente. Piuttosto perché l’allievo di Palpatine è ancora un discepolo troppo concentrato su sé stesso e la sua vendetta invece che sul lato oscuro. Un villain in formazione nelle cui profondità si nasconde però quella piccola luce che lo porterà alla redenzione quando salverà Luke.
Il rapporto tra Obi Wan Kenobi e Anakin Skywalker avrebbe meritato molto più spazio di quanto la serie gli concede. Non a caso i momenti migliori sono quelli in cui l’ex maestro e l’ex allievo interagiscono con il picco nell’ultimo episodio. Convincenti sono anche i loro due duelli che dimostrano quando sia Ewan McGregor che Hayden Christensen si siano impegnati anche fisicamente per rendere al meglio i loro personaggi. Solo che, inspiegabilmente, gli autori decidono che questa trama è insufficiente a reggere le fila della serie.
Non che voler aggiungere qualcosa di nuovo sia un male assoluto, anzi. L’universo di Star Wars inaugurato dai film è cresciuto con le serie animate, i videogiochi, i romanzi, i fumetti. Un vastissimo corpus da cui attingere per personaggi e storie che questo o l’altro fan amerebbero vedere trasposte in live action. Tuttavia, questa medaglia ha anche un rovescio che si chiama continuity. E che diventa fondamentale rispettare se si sta realizzando un prequel.
I problemi più appariscenti sono anche quelli dopotutto più perdonabili. Nulla possono, infatti, fare gli autori per giustificare il rapido invecchiamento di Obi Wan Kenobi tra la fine della serie e l’inizio di Una nuova speranza. O anche l’altrettanto rapida crescita di Leia da bambina di dieci anni a leader dei ribelli. Al contrario, molto avrebbero dovuto fare per evitare che l’Impero, che pure ha vinto la guerra e sterminato gli jedi, appaia come un’accozzaglia raccogliticcia di totali inetti.
Incapaci persino di accorgersi di una bambina nascosto sotto il cappotto di uno che cammina con tranquillità mentre tutti intorno lo cercano. O che perdono tempo a cannoneggiare senza successo una porta così sottile che due persone dai lati opposti dialogano senza problemi da una parte all’altra. Salvo poi aprirla con un singolo affondo di spada laser. E che riescono nella mirabile impresa di avere uno star destroyer con ogni arma possibile e lascarsi scappare un cargo commerciale disarmato e con il motore danneggiato. E d’altra parte a guidarli c’è un Darth Vader a cui mancano anche le minime nozioni di strategia dato che la sua caccia ai ribelli si esaurisce nell’ossessione per Obi Wan al punto da cascare nei più ovvi stratagemmi. Gli si perdona, però, l’essersi lasciato sfuggire la nave dei ribelli perché in quel caso sono gli autori ad essersi inventati l’impossibile.
Obi Wan Kenobi finisce per pagare un salatissimo dazio alla maledizione di ogni prequel. Deve tener conto degli eventi futuri, ma lo fa troppo distrattamente costringendosi a mettere toppe che sono figlie della buona volontà dei fan di trovare comunque un legame tra quel che vede e quel che ha amato.
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Reva e la fanbase
Tra le dannazioni che affliggono ogni prequel c’è anche quella di non poter creare personaggi nuovi che siano troppo importanti.
Perché, banalmente, non ci sono dopo per cui bisogna che il loro cerchio si apra e chiuda nella serie o film. Esperimento che era riuscito bene in Rogue One dove la morte finale di Cassian Andor e Jyn Erso rappresentava una conclusione tanto potente ed emozionante quanto intelligente e risolutiva. Fallisce, invece, miseramente in Obi Wan Kenobi dove l’intera storyline legata alla new entry Reva verrà ricordata solo per la quantità elefantiaca di nonsense che la caratterizza.
Paradossalmente la non morte del Grande Inquisitore trapassato dalla spada laser di Reva è il minore dei mali. Che dovesse sopravvivere era inevitabile dato che è il villain principale in Star Wars Rebels che cronologicamente segue Obi Wan Kenobi. E poi ormai quasi nessuno muore più con un colpo di spada laser e Darth Maul ce l’ha fatta con mezzo corpo tagliato via.
Il vero problema è la totale mancanza di qualsiasi logica nel piano di Reva. Scampata alla strage degli innocenti operata da Anakin, decide di vendicarsi di lui … cercando di diventare capo di un gruppo il cui compito è appunto ammazzare innocenti! Per arrecare dolore a Darth Vader che odia gli jedi decide di … ammazzare tutti gli jedi che trova ossia realizzare il sogno neanche segreto di Darth Vader stesso! Il tutto per? Trovarsi un attimo alle sue spalle mentre è distratto e … aspettare che sia pronto a combattere e lasciarla agonizzante come era ovvio per la stessa Reva.
È davvero affascinante cercare di capire cosa intendessero fare gli autori con questa storyline. Quali fossero i motivi che li hanno spinti a credere che una tanto insistita ricerca di illogicità palesi potesse accontentare una fanbase esigente come quella di Star Wars. Non che ciò, tuttavia, significhi spezzare una lancia in favore di quello che è, forse, uno dei problemi più evidenti della saga: i fan stessi. Perché ne hanno fatto una sorta di religione intoccabile basata su dogmi che non devono essere assolutamente toccati. Principi che vietano ogni deviazione da quanto degli ipotetici sacri testi hanno inciso su granitiche tavole della legge. Conseguenza nefasta è la difficoltà di allontanarsi dall’arco temporale racchiuso tra la trilogia prequel e quella originale. O l’obbligo di riferirsi sempre e comunque agli Skywalker e a quel ristretto cerchio magico di personaggi che sono nobilitati dall’avere a che fare con loro.
A Star Wars servirebbero, invece, storie nuove con personaggi nuovi che si muovono in location differenti dalle solite Tatooine, Mustafar, Alderaan, Coruscant e che si svolgono molto prima (magari ai tempi dell’Alta Repubblica) o dopo gli eventi dei film. Non a caso il prodotto migliore del nuovo corso è quel The Mandalorian che maggiormente soddisfa questi criteri. Un esempio di come sia possibile recuperare anche materiale già apparso altrove (la Darksaber, Ashoka Tano, Boba Fett, lo stesso Luke), ma per metterlo al servizio di idee originali scritte senza pensare ai desiderata della fanbase.
Che, invece, invoca sempre gli stessi personaggi e le stesse storie. Finendo con prodotti come questo Obi Wan Kenobi nati solo per accontentare quello stesso pubblico che inevitabilmente scontenterà. Alla fine, di questa serie, resterà solo il ricordo di una ennesima occasione sprecata.
Obi Wan Kenobi: la recensione
Giudizio complessivo
Una occasione sprecata a causa della maledizione dei prequel e delle richieste di una fanbase che deve accettare che è tempo che Star Wars vada oltre