
Notorious: Recensione dell’episodio 1.01 – Pilot
Nel 1787, durante una seduta della Camera dei Comuni del parlamento inglese, il deputato Edmund Burke stupì i cronisti parlamentari presenti ammonendoli a considerare attentamente il proprio ruolo dal momento che erano esponenti del quarto potere. Condividendo in toto la lezione di Montesquieu sulla divisione dei poteri legislativo, giudiziario ed esecutivo, Burke intendeva sottolineare il ruolo vitale svolto dalla stampa per rendere nota al popolo la vita politica determinando così la formazione dell’opinione pubblica. Da qui l’importanza che l’informazione fosse imparziale il che poteva avvenire solo se essa si fosse tenuta nettamente distinta dagli altri tre poteri dello Stato.
Quasi 230 anni sono passati dal monito del previdente deputato inglese, ma oggi possiamo dire che quel solenne avvertimento è decisamente demodé. L’enorme diffusione della televisione aveva già reso chiaro come i media siano fondamentali non tanto nell’informare, ma quanto nel creare consenso e quindi diventando potenti armi per competere nell’agone politico con tanti saluti alla loro auspicata indipendenza. Ma la commistione dei poteri è diventata ancora più estrema negli ultimi anni estendendosi al campo che più dovrebbe essere invece basato solo sulla ricerca della verità piuttosto che sulla creazione di una credibile versione di essa. Con la televisione entrata nelle aule di tribunale, si è rapidamente passati da un mero servizio informativo ad una pericolosa deriva dove si rischia di giudicare colpevole o innocente un imputato anche sulla base di quanto il pubblico a casa percepisce quel che gli viene mostrato. È questa l’interessante premessa da cui prende lo slancio iniziale Notorious, ultima arrivata in casa di una ABC che non sembra, in realtà, troppo convinta della sua creatura avendo ordinato per ora solo cinque episodi come test di gradimento. Scelta che, dopo la vista del pilot, potrebbe essersi rivelata più che saggia. Perché Notorious finisce rapidamente per declinare una lodevole premessa (la spettacolarizzazione della giustizia e il rapporto tutt’altro che limpido tra media e addetti ai lavori che siano essi poliziotti o avvocati) in un guazzabuglio caotico di situazioni forse anche realistiche ma spinte fino all’eccesso. E perché la premiere non riesce a far capire se ciò che si sta vedendo vuole essere un articolata caccia ad un misterioso assassino o una digressione sulla commistione tra informazione e ricerca della verità. E perché, infine, il casting non convince avendo scelto attori che sembrano avere più il comedy nelle loro corde finendo per apparire forzati in ruoli che dovrebbero essere affrontati invece con maggiore spessore.
Protagonisti di Notorious sono la frenetica Julia George (Piper Perabo), produttrice di uno show giornalistico di successo, e il granitico Jake Gregorian (Daniel Sunjata), avvocato di uno studio che non accetta clienti che non abbiano conti in banca a sei cifre o politici in rampa di lancio. Dovrebbero essere avversari dato il colpo basso che la prima sembra giocare al secondo invitandolo come ospite al suo show giusto in tempo per mostrargli l’arresto in diretta del suo cliente più famoso, ma è sufficiente il tempo di un cambio di scena per mostrare come i due siano invece complici in una ferrea alleanza dove ognuno ha qualcosa da guadagnarci. Una succulenta esclusiva per lo show di Julia che può così vantarsi di arrivare sempre primo sul pezzo; la possibilità di creare dubbi nello spettatore circa la colpevolezza del suo assistito per Jake mandando in onda i personaggi che più gli fanno comodo mossi come pedine sacrificabili di un gioco più grande. Ma già da questa scena emerge netto il problema di Notorious. Un argomento potenzialmente scottante come l’equivoco abbraccio tra media e ricerca della verità giudiziaria diviene occasione per uno sketch involontario con i due che fingono di litigare per esultare insieme appena nessuno li vede e tornare alla finzione se qualcuno si presenta all’improvviso. Si potrebbe giustificare una scena come questa se fosse un unicum isolato presto dimenticato, ma scivolate fuori luogo nel comedy vengono proposte più volte specie nei rapporti tra Julia e Louise (Kate Jennings Grant), la conduttrice dello show impegnata a mostrarsi tanto algida e spietata nell’incalzare gli ospiti in studio quanto ironica e svagata nel coltivare la passione per il suo toy – boy. E non aiuta a tenere un tono serio neanche l’introduzione di due personaggi come Ryan (Ryan Guzman) e Ella (Aimee Teegarden), sorta di stagisti di Julia e Jake, a cui basta il tempo di uno sguardo per diventare gli scontati protagonisti del più banale flirt tra giovani e belli in carriera sui lati neanche tanto opposti di una ipotetica schermaglia tra i loro capi.
Solo cinque episodi sono al momento previsti per questo pastrocchio indefinito che si lascia guardare solo per una sostanziale leggerezza e una trama che si sforza di rendersi interessante. Ma le premesse erano troppo diverse per non giudicare il tutto come una occasione sprecata.
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