
Nashville: recensione dell’episodio 1.08 – Where He Leads Me
Nasvhille è una serie nata quest’anno e prodotta dalla ABC, di stampo musicale e incentrata sul mondo della musica conutry. Gli autori avevano assicurato che non si sarebbe trattato di una nuova versione di Glee e nemmeno di Smash e avevano ragione. Damn they were right.
Personaggi principali: Rayna James, 40enne star assoluta della musica country sulla via del tramonto. Antagonista: Juliette Barnes, giovane viziata arrogante nuova star del country pop adorata dalle ragazzine. Personaggio a metà tra tutti è Deacon Clayborne, chitarrista country rock stra bravo e super apprezzato. Poteva diventare una star ma nella vita è rimasto al fianco di Rayna, perché ne era innamorato e anche perché ha avuto un problema di droga, medicinali.
A metà tra le due, perché allontanandosi da Rayna si avvicina a Juliette (è lei che lo seduce). E a metà perché è la chiave per un’altra linea narrativa, quella dei personaggi di Scarlett, Gunnar e Avery. Tema: giovani che cercano di sfondare nella musica. Scarlett è la nipote di Deacon, cameriera con l’hobby della scrittura. Il suo collega Gunnar la spinge a cantare i suoi testi ed è subito successo. E il ragazzo di Scarlett, Avery, anch’esso musicista e cantante che da sempre cerca di sfondare con la sua band, non regge l’umiliazione.
Prima di proseguire, è importante ricordare che negli Stati Uniti il country è roba davvero grossa. Insomma, per un certo periodo non si sapeva se avesse venduto più dischi Michael Jackson o Garth Brooks (pioniere del nuovo country rock, ritirato anni fa). Il country è musica bianca che più bianca non si potrebbe nemmeno lavandola con la candeggina. Eppure ha una capacità di prendere nel profondo “We all got a hillbilly bone down deep inside” canta Blake Shelton.
Tutto questo parlare di musica ha senso perché, come dicevo in apertura, Nashville riesce dove a volte Glee e Smash non riuscivano, ovvero a rendere la musica perfettamente integrata con la narrazione. Quella sensazione di scollamento che si avverte nelle altre serie, solo a tratti, certo, ma in maniera inequivocabile, qui è assente. Il country qui è l’atmosfera, non solo la musica, della serie.
Avery, il pomposo ragazzetto, si trova invece di fronte al classico dilemma: viene scelto da un grande produttore, ma deve lasciare indietro tutta la sua band storica. Forse anche per questo personaggio c’è una motivazione, quindi.
La parte più noiosa della serie è quella legata all’ambito politico. Ha del potenziale, ma per ora stenta.
Rayna, invece, spossata nell’animo per aver faticosamente scoperto le verità nascoste dal marito, legate alla donna con cui anni prima fece una truffa da 2milioni di dollari, stanca del gioco delle parti con la stampa per sostenere lui e l’immagine della famiglia, apre alla possibilità di un tour in doppio con Juliette proposta dal suo produttore. Un bel salto dalle premesse del pilot.
Staremo a vedere. Per ora, posso dire che Nashville è un’opera che si presenta matura, interessante, ben scritta, con della bella musica che si integra perfettamente nella storia. Ci sono alcune pennate già sentite ma che suonano bene lo stesso. Mi sento di consigliarla a un pubblico alla ricerca di un drama dal tema particolare ma non estraneo, intenso ma senza esagerare. E in ogni caso se l’ambito musicale vi piace, fa per voi. E poi l’accento americano del sud ha sempre il suo fascino.