Mr Robot e il capolavoro che lascia senza parole – Recensione dell’episodio 3.05
Winny Enodrac13 Novembre 2017Ultimo aggiornamento: 13 Novembre 2017
Prima o poi doveva succedere. Prima o poi doveva arrivare quel momento. Prima o poi anche chi solitamente si vanta con sé stesso per saper trovare sempre le parole giuste e consegnare in tempo la recensione settimanale doveva veder svanire entrambi questi meriti. Perché il quinto episodio della terza stagione di Mr Robot compie l’incredibile: essere talmente perfetto che ogni rigo scritto, ogni lode sussurrata, ogni wow urlato sono superflui. Perché Sam Esmail (alla regia), Kor Adana e Randolph Leon (autori dello script), Rami Malek e Portia Doubleday, Mac Quayle (responsabile della colonna sonora) realizzano quello che, volendo esagerare, ma non andando lontano dalla verità, è la Gioconda delle serie tv: l’episodio dinanzi al quale si può restare solo in silenzio ad ammirare.
Il virtuosismo che non si può tacere
Sam Esmail non sarà mai ringraziato abbastanza per aver creato Mr Robot e averci regalato un personaggio tanto indimenticabile quanto Elliot. Eppure, questo suo immenso merito fa spesso dimenticare che di molti episodi della serie Sam Esmail è anche il regista ed è, quindi, responsabile non solo di cosa deve accadere, ma anche di come mostrarlo. Se spesso questo come passa in secondo piano e non riceve l’attenzione che meriterebbe, ciò avviene solo perché troppo si è attratti dal cosa è accaduto per soffermarsi sul come ci è stato mostrato.
La regia di questo episodio, tuttavia, tocca livelli di maestria tali che è impossibile non sottolinearli. Lunghissimi piani sequenza inseguono Elliot prima e Angela poi nel loro frenetico correre da un punto all’altro della labirintica sede assediata della E – Corp. Cronometrici movimenti di camera trasportano lo spettatore nella folla tumultuosa immergendolo nel caos fino quasi a sentirsi addosso la calca asfissiante di volti e corpi indistinti. Inquadrature strette indugiano nei rari momenti di pausa per raccogliere le notizie che passano sugli schermi tv per informarci di quello che sta accadendo senza che sia necessario fermarsi in spiegazioni pedisseque che spezzerebbero il ritmo. Luci e colori si sbiadiscono o rafforzano accompagnando lo stato d’animo dei protagonisti che stiamo seguendo. Rotazioni veloci ci fanno muovere con la stessa ariosità inquieta negli spazi stretti di un ascensore o sulla struttura elefantiaca di un grattacielo. Virtuosismi che fanno salire Esmail sul Monte Olimpo dei registi tv.
Eppure, questi capolavori registici riescono a non essere l’elemento predominante e a non stordire chi guarda al punto da imprimersi come unica memoria di questo episodio. Ancora una volta, in Mr Robot, la tecnica si mette al servizio della storia lasciando che la regia esalti il lavoro degli sceneggiatori.
Kor Adana e Randolph Leon scrivono una storia dominata per l’intera durata dell’episodio da un unico sentimento: l’ansia. L’ansia che Elliot percepisce quando comprende che qualcosa non va senza capire subito cosa. L’ansia quando deve sfuggire alla security che deve accompagnarlo fuori dall’edificio senza lasciargli il tempo di bloccare l’avvio della fase due. L’ansia dell’incontro fittizio con Mr Robot che gli permette di decidere le priorità da rispettare. L’ansia dellafolla e dei poliziotti che si confrontano entrambi consapevoli che una esplosione sta per avvenire inevitabilmente.
E poi il cambio di protagonista con gli autori che lasciano Elliot fuori per fare di Angela la protagonista della seconda metà dell’episodio senza che lo spettatore quasi riesca ad accorgersi che il pallino dell’azione è passato in altre mani. Perché costante rimane l’ansia. L’ansia di Angela che non sa dove e quando gli invasori colpiranno. L’ansia di doversi infiltrare in aree proibite fingendosi qualcun altro. L’ansia di essere scoperta prima che la lista dei compiti assegnati dall’impassibile voce di Irving sia stata svolta fino all’ultimo punto. L’ansia persino che comunica il fattorino della Dark Army che tranquillamente mangia un tramezzino mentre intorno infuria il caos più assoluto.
Se l’ansia fosse un episodio di una serie tv, sarebbe sicuramente questo.
Se i premi per le serie tv si potessero dare come gli Oscar ossia basandosi sulla performance in una e una sola opera, i giochi potrebbero dirsi già chiusi e i vincitori di prestigiose categorie già annunciati. Basterebbe questo singolo episodio di Mr Robot per proclamare migliore attore e migliore attrice Rami Malek e Portia Doubleday.
Quanto bravo sia l’interprete di Elliot è cosa ben nota e confermata dall’Emmy vinto e dalle due candidature ai Golden Globe. Qualora ce ne fosse bisogno, la prova attoriale fornita questa settimana confermerebbe che l’attore di origine egiziana non si è certo seduto sugli allori continuando al contrario a dimostrare quanto alto sia il rischio che finisca a monopolizzare le nomination. Il terrore muto che pervade il suo sguardo mentre cerca di ricordare cosa ha fatto nel weekend. La voce che cerca di fingersi sicura mentre si accomoda nella sala riunioni per nascondersi alle guardie che lo cercano. La fermezza con cui si confronta con il redivivo Mr Robot. La delusione nello scoprirsi ingannato dalle due persone in cui più credeva. Tutti questi sentimenti traspaiono spontanei nell’interpretazione di Rami Malek rendendo ancora più indimenticabile Elliot.
La vera sorpresa di questo episodio è, tuttavia, Portia Doubleday spesso accusata ingiustamente di dare poca espressività al suo personaggio. L’Angela che, invece, vediamo in questo episodio è ricca di sfumature. La sicurezza con cui mente ad Elliot mostrandosi amica anche quando sa che lo ha fatto licenziare. Lo smarrimento quando la folla invade l’edificio della E – Corp che contrasta con il tono rassicurante di Irving. La decisione con cui si sostituisce a Elliot per portare a termine la missione ricevuta. La paura di essere scoperta prima dalla guardia e poi dall’impiegata. Il coraggio tremante con cui indossa la maschera della FSociety per superare il blocco dei rivoltosi. Una capacità di rendere in modo naturale il variare delle sensazioni di Angela che fa guadagnare all’attrice statunitense una meritata candidatura ad ogni premio
Bonus ulteriore di questo perfetto episodio è, infine, la colonna sonora. Le scelte musicali di Mac Quayle accompagnano lo svolgimento dell’azione sottolineando ogni momento e contribuendo in maniera decisiva ad incrementare una tensione già viva. Mai come prima, la musica si fa parte integrante dello show intervenendo quasi come fosse un altro attore in scena che vuole far sentire la sua magnetica presenza.
Con il Congo annesso alla Cina e la fase 2 avviata in qualche modo ancora oscuro, il misterioso progetto di Whiterose a cui tutti credono fiduciosi sembra farsi sempre più concreto. Eppure, Mr Robot chiude questo magistrale episodio con un muto confronto tra Elliot e Angela. Come a ricordare che l’ansia che ci ha accompagnati non è ancora finita. Ma se ansia deve significare capolavoro, buttiamo via tutti gli ansiolitici.
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