
Mob City: Recensione degli episodi 1.01/1.02 – A Guy Walks into a bar/Reason to kill a Man
“Cappelli bianchi, cappelli neri. Li indossavano sempre in quei vecchi western che guardavamo da piccoli. Così potevamo distinguere i buoni dai cattivi. Nella vita reale è diverso, il mio è un mondo di cappelli grigi…”
Una sigla essenziale, pulita e ritmata dalle note di un vecchio blues ci catapulta direttamente negli anni d’oro della città degli angeli; Los Angeles. Partorito dalla mente di Frank Darabont e basato sul libro L.A Noir di John Burtin, regista, sceneggiatore e produttore di grandi film e telefilm (non ultimo Il Miglio Verde, Le ali della libertà, The Walking Dead), questa miniserie sembra avere tutte le carte in regola per ritagliarsi un futuro nel palinsesto della TNT. Il telefilm si apre nella New York del proibizionismo (anni ’20) dove un trio di improvvisati violinisti assale e uccide un gruppo di persone rubandogli così il proibito alcool. La scena è molto classica e curata alla perfezione; seppur si sappia già la vera intenzione del trio è sempre bello rivedere i buoni vecchi mitragliatori e l’ormai conosciuta carrozzella con armi all’interno. Una sparatoria infinita e un finale con il botto ci presentano i tre protagonisti che getteranno le basi per la Los Angeles degli anni ’50, tra alcool, mafia e gioco d’azzardo.
Accompagnati dalla voce narrante che recita le parole riportate qui sopra torniamo nel “presente”, nella Los Angeles nel pieno della sua vita, sorridente grazie all’impresa americana nella Seconda Guerra Mondiale ma costantemente minacciata dalla mafia e dalla corruzione. Seppur dall’altra parte del continente respiriamo quel clima che impregna le vie della New York di Corleone, così ben costruita nel Padrino, e l’influenza sia notevole, il risultato è a dir poco eccellente. Joe Teague è un poliziotto che ha prestato servizio in Guerra come marine e che vede la sua giornata movimentarsi quando trova una scatola di fiammiferi nella sua cassetta della posta che invita a presentarsi in un Club dove incontrerà Hecky Nash, un comico che sembra voler dare una svolta alla sua vita ricattando le alte sfere della mafia della città. L’incarico di Joe sarebbe solo quello di proteggere Nash nel caso le cose andassero storte. Joe riferisce al Detective Hal Morrison (Jeffrey DeMunn, già poliziotto nel Miglio Verde) e al Capitano Parker dell’accordo e assieme decidono di formare una task force per catturare, durante lo scambio, il famoso mafioso portando così una vittoria al Dipartimento che sta lottando assieme al sindaco per sgominare ed eliminare la corruzione all’interno delle forze armate. Prima di incontrare il grande boss malavitoso, Nash confessa a Joe il suo grande sogno di fregare per una volta il suo ex compagno di classe che ha deciso di seguire la strada del crimine, scalando la vetta della malavita, e quell’incontro segnerà, oltre ad una svolta nella sua vita, anche uno schiaffo morale a Mickey Cohen malavitoso di Los Angeles. L’incontro fila liscio e Nash, in cambio di alcuni negativi fotografici riceve cinquanta mila dollari e una trivellata di proiettili da Joe che elimina le sue tracce facendo credere alla polizia che l’incontro sia andato male per il povero Nash. Grande sorpresa quindi nello scoprire che il protagonista non è proprio il classico eroe americano patriota dedito al dovere ma solo un altro poliziotto con il “cappello grigio” in bilico tra l’essere etichettato buono o cattivo. Un ultimo incontro al bar prima di finire la doppia première mostra Joe che restituisce a sopresa i cinquantamila dollari a uno scagnozzo di Mickey Cohen rifiutandosi addirittura di intascare la somma come premio da parte del malavitoso per aver fatto il doppio gioco. Joe lascia il bar lasciando così attonito il mafioso che si scopre essere un suo ex compagno d’armi.
Passano così questi primi cinquanta minuti scanditi da un ritmo abbastanza lento ma mai noioso. La seconda parte della premiere invece
Doppio appuntamento che non delude e che si gusta piacevolmente. Apprezzo molto il taglio registico e la scelta accurata delle inquadrature dei vecchi classici noir. In ogni scena si ha la sensazione di che qualcosa di tragico stia accadendo; l’adrenalina è sempre alle stelle e questo grazie ai primi piani e alla tranquillità scenografica insolita. I colori della pellicola sono ben studiati, organizzati per non stonare e non sporcare mai il ricordo degli anni cinquanta. La musica è assolutamente fantastica; le note blues con qualche tocco di jazz permane in tutto l’episodio scandendo il ritmo dei proiettili e delle battute dei personaggi.
L’unica cosa che mi delude è il protagonista che sembra non avere per il momento un’ identità sua; il fatto di presentarci gli altri protagonisti attraverso il flashblack è veramente azzeccata, spero che venga al più presto il momento anche per Joe. Gli abbigliamenti e le scenografie sono studiati alla perfezione, solo la pellicola ci fa capire che questo non è il proseguo degli Intoccabili. Insomma, doppio episodio che parte con il botto, tanto ci è stato detto ma molto ancora è da scoprire. La seconda parte mi ha convinto molto meno della prima; di sicuro, presentata staccata, avrebbe creato un prodotto forse molto inferiore rispetto al doppio episodio. I cattivi mi sembrano molto studiati e sfaccettati; non vedo l’ora di scoprire di più del buon vecchio Siegel. Anche se gli ascolti non sono stati il massimo resto speranzoso, anche perché di serie così accurate non se ne vedono spesso in giro.
Baciamo le mani e non disonoriamo la famiglia e stiamo tuned!
A Guy Walks into a bar/Reason to kill a Man
Cura dei dettagli
Accurato
Valutazione Generale
Doppia premiere che mi è piaciuta molto, si vedeva proprio l’impostazione noir retrò con tutti i caratteri tipici del genere, il voicover sempre presente, l’antierore burbero e maledetto, la donna fatale. Una serie di rifacimenti come omaggi al genere. Una trama tra l’altro che sembra solida e sicuramente intrattiene. Concordo sul fatto che forse il protagonista è un po’ troppo legnoso, mentre sui flashback introduttivi io ho storto un po’ il naso, specie sul primissimo (o forse solo su quello) perché l’ho trovato un po’ eccessivo. Ottima scelta delle foto