
Mission: Impossible – Rogue Nation: la recensione
Si potrebbero contestare molte cose a Mission Impossible 5 ancor prima di andarlo a vedere. Si potrebbe mettere in dubbio la credibilità dell’ennesimo film con delle missioni, come dice il titolo stesso, ‘impossibili’; si potrebbe discutere sulla ormai veneranda età di Tom Cruise e sulla sua credibilità in un ruolo come questo; si potrebbe persino dire che un film non vive solo di inganni e forza bruta. Eppure, quando si esce dalla sala, non ci si può che dire soddisfatti. Perché è vero che si tratta di un merchandise forse un po’ troppo gonfiato ma è anche vero che fa bene il suo lavoro, quello di intrattenere il pubblico. E’ un film che vive di adrenalina, ma è l’unico film dove anche l’adrenalina riesce a strappare un sorriso, di tanto in tanto.
Ethan Hunt, ancora una volta imprigionato dall’ennesimo nemico che lo vuole morto, riesce a liberarsi e scappare prima ancora che sia passato un quarto d’ora dall’inizio del film. Sempre nella prima mezz’ora scopre che il suo nemico è il temibile quanto inafferrabile ‘Sindacato’ e che il suo leader è un omino viscido e alquanto sgradevole di nome Lane. Nel tentativo di smantellare l’organizzazione che non lo fa dormire. Ethan dovrà avvalersi di nuovo dell’aiuto dei suoi fedeli compagni ed amici per poter portare a termine la… le missioni che il film lo vedrà affrontare (e stavolta erano davvero più della media, credetemi) e dunque raggiungere il proprio obiettivo: William Brandt (Jeremy Renner), Benji (Simon Pegg) e Luther (Ving Rhames). Il tutto, come se non bastasse, con la figura enigmatica di Ilsa (Rebecca Ferguson) e la posizione sfavorevole in cui è stata messa l’IMF dal direttore della CIA Alan Hunley (Alec Baldwin), giustamente accusata di portare a termine le proprie missioni per puro caso e con il solo ausilio della fortuna (come dar torto a questa affermazione?!).
La storia, qui semplicisticamente riassunta in poche semplici frasi, è tuttavia una vicenda interessante, molto più del primo e del quarto film ad essere onesti, in cui le scene d’azione e gli effetti speciali contribuiscono a sottolineare la melodrammaticità dei personaggi. Come ci si aspetta, Ethan Hunt ha una fortuna sfacciata, che lo porta ad uscire indenne da situazioni praticamente invivibili, rialzandosi con grazia e nonchalance che solo anni di colpi di fortuna possono aver contribuito a perfezionare. Tom Cruise recita bene nei panni dell’agente segreto, ormai forgiato da anni e anni di pratica, anche se è più che fondato il sospetto che abbia utilizzato una controfigura per tutto tranne che per la prima scena – la famosa scena dell’aereo al decollo. Personalmente non l’ho trovata niente di speciale e, se non avessi saputo che l’aveva fatta lui personalmente, non ci avrei neanche speso più di tanta attenzione.
Un buon film, anche se lunghetto per questa tipologia di pellicola, che riesce a mantenere una proporzione corretta tra lo humor, la suspance e l’azione, portando in scena problemi inverosimili e attori straordinari. Non vi dirò ‘correte a vederlo’ ma, personalmente, anche se solo camminando, io lo andrei a rivedere più che volentieri.
Pensieri Random (per alcuni ‘Angolo della Vipera’)
Anche la scena del palo era senza controfigura, Tom?
Voglio il numero di telefono del personal trainer della Ferguson, ora.
Ma Jeremy Renner viene pagato il doppio se indossa i Ray-Ban nelle scene?
Ma è normale che i defibrillatori si trovino così, all’improvviso, nelle fogne… proprio quando ce n’è più bisogno?
Il fucile camuffato da flauto traverso è una cosa che non avevo ancora mai visto!
Dove si compra la macchina con l’apertura con le impronte digitali? La voglio!
Il Primo Ministro inglese è stato la macchietta più divertente di tutto il film.