
Misfits – 4.01 Episode One
Innanzitutto devo ammettere che mi sono avvicinato a questa nuova stagione di Misfits con un misto di curiosità e disillusione. Alla fine della seconda stagione l’addio di Rober Sheehan aveva lasciato un grosso buco nello show. Il suo Nathan non poteva essere sostituito da un Rudy qualsiasi, personaggio particolare, anche se interpretato da un ottimo Joseph Gilgun. La terza stagione però vedeva ancora presenti i personaggi di Kelly, Alisha e Simon (e del suo doppio Future Simon) che tenevano in piedi la baracca, nonostante qualche debolezza e stanchezza del soggetto. Avvicinarmi a questa quarta stagione sapendo che l’unico personaggio del cast storico ancora presente era l’inutile Curtis (e ho già detto tutto) mi lasciava notevolmente perplesso. Ma Misfits, specie le prime due stagioni, è uno show che ha dato tanto e quindi la curiosità di vedere cosa avrebbero potuto inventarsi c’era.
In questa premiere della quarta stagione vengono introdotti dei nuovi personaggi nel Community Service più famoso di tutta Londra e di conseguenza nuovi poteri. Jess è una giovane ragazza un po’ wannabe Alisha della prima serie, insomma quella tosta che non aveva paura di nessuno e il tentativo di richiamarla sembra evidente anche dalle caratteristiche somatiche. L’operazione nostalgia continua anche con l’altro nuovo ingresso, un altro giovanissimo attore, che interpreta Finn, ossia uno sfigato che non ci sa fare molto, ma che si inventa storie e racconta le panzane più incredibili, ossia mettiamo la parlantina di Nathan su Simon. Tutto in versione giovane naturalmente.
I loro nuovi poteri invece sembrano utili anche se abbastanza convenzionali, ossia lei vede attraverso le pareti e lui ha una (sfigatissima) telecinesi, un passo avanti rispetto agli inutili “cambio sesso” o “ingegnere aerospaziale”, ma niente a che vedere con quelli davvero cool della prime due stagioni.
Diamo comunque il beneficio di una prima e sommaria introduzione e attendiamo un attimo se questi personaggi e poteri saranno in grado di costruirsi una propria personalità, indipendenza e “figaggine”, perché per quasi tutto l’episodio non sembravano niente di particolare. Dico per quasi tutto perché la chiusura dell’episodio è forse il momento migliore. Finn non è quello che sembra, ma appare chiaramente uno psicopatico e qui decisamente introduce qualcosa di nuovo e diverso.
Di fondo una storia abbastanza banale di chi ha ucciso il Colonnello Munster, in che stanza e con quale oggetto, più un potere di avidità contagiosa (cioè, ora trovatemi una definizione diversa) che rende l’interesse abbastanza piatto. Arriva alla fine il nuovo Probation Workers che sembra pazzo e cattivo, ma, parafrasando Rudy, lo vedremo per tutto il prossimo episodio?
Anteprima amara quindi per uno show che ha il meglio alle spalle e non sembra avercelo davanti (tenete sempre presente che io sono uno che il Rooftop Speech di Nathan se lo ascolterebbe ogni mattina), ma continuiamo a vederlo, nella speranza che qualche perla la sappia tirare ancora fuori.