
Masters of Sex: recensione episodio 2.03 – Fight
Fin dalla prima scena in camera d’albergo “Fight” può quasi essere definito un trattato di rimandi, allusioni, metafore e sottotesto. Son passati appena 10 minuti e già Masters of Sex ci sta dicendo più di quello che gli attori comunicano a parole e ad espressioni. D’altra parte, a guardare il pelo dell’uovo, superati 15 minuti, “Fight” non produce molto altro di interessante, andando a ricadere sempre nella stessa similitudine che vede i due pugili sul ring, Archie Moore e Yvon Durelle, ogni tanto suonarsele ogni tanto girarsi attorno, studiandosi, proprio come Virginia e Bill. Una figura retorica che tuttavia non si ferma solo a questo primo livello, ne introduce un secondo e un terzo, andando a riflettere passato e presente dei due personaggi in causa, in una situazione che purtroppo, però, per 50 minuti, sfocia a volte nella pesantezza e nella ripetizione. Questo, ad ogni buon conto, solo per guardare il pelo nell’uovo. Ce ne fossero di puntate come “Fight” in altre serie televisive.
Sperando di non fare troppa confusione, il tutto parte con una storia per bambini, col sentirsi principi, principesse o aggressori, archetipi antichi che Virginia vorrebbe insegnare alla figlia a cambiare andando invece incontro ad una forte resistenza al cambiamento da parte della bambina. In realtà, è Virginia stessa il cambiamento; come suggerisce alla figlia in finale di puntata, ci sono anche principesse (Virginia) che possono salvare principi (Bill) ed ottenere comunque l’happy end finale come desiderato dalla figlia (e da Virginia stessa che si prova la fede di Bill). E inoltre ci sono principi che possono essere sfigurati (attraverso il pugilato, sport praticato da Bill da giovane) o non essere in grado di proteggere i più deboli contro gli aggressori. Bill lo dichiara apertamente al padre del bambino ermafrodita: “Mi ringrazierà di aver protetto suo figlio”, non avendo forse ancora ben chiaro di avere davanti un altro suo padre, un uomo aggressivo (le inquadrature vedono prima Bill sovrastare il padre, poi improvvisamente il padre sovrastare Bill), ossessionato dalla virilità, per il quale è meglio una bambina “maschiaccio” che un bambino “femminuccia”, e che come avversario si trova di fronte un uomo solo, come soli sono i pugili sul ring, come solo è Archie Moore con tutto lo stadio che gli tifa contro (ignorando che così facendo non fanno altro che stimolarlo ulteriormente, come con Bill e la sua ricerca) come solo era Bill al cospetto del padre, abbandonato persino dalla madre.
Una tale aggressività non può che sfogarsi in uno sport giudicato da molti, compreso Virginia, atipico, selvaggio, come selvaggio è il primo rapporto che Bill e Virginia hanno nel bagno della camera d’albergo, fuori dal normale, come fuori dal normale è il bambino ermafrodita, che, nelle paure del padre, quel tipo di amplesso non sarà mai in grado di affrontarlo.
E all’interno di questo tipo di discorso cade una incongruenza della puntata. Di fronte ai dubbi sulla virilità del figlio, Bill fa notare al padre che “non è da un’erezione che si giudica un uomo”, una lezione che invece egli stesso non ha mai messo in pratica davanti al padre. Di fronte alle minacce di quell’uomo, Bill è sempre stato impassibile, non è mai scappato, ma soprattutto l’ha sempre sfidato, abbassando la guardia, in un atteggiamento provocatorio tipico del pugilato, senza mai chiedere pietà o mostrare di essere ferito.
Con l’incontro comincia un gioco di fantasia e di desideri nei quali Virginia, oltre a rivelarci una capacità inventiva pari a quella di
Nel ritorno alla realtà, Bill perde su tutta la linea. Il processo di avvicinamento fra lui e Gini sembra aver compiuto un netto passo in avanti, ma è la donna a riportare la loro relazione sui binari della ricerca impostati da Bill in questo inizio di seconda stagione. E’ la resistenza al cambiamento di inizio puntata che ritorna, incarnata questa volta in Gini, il cambiamento per eccellenza. E il bacio fra i due amanti, il primo bacio fra loro due (almeno credo), comunque il primo gesto d’affetto puro, fuori dalla relazione lavorativa e sessuale, deve attendere, attendere che Bill la smetta di comportarsi come il militare del racconto di Gini (la quale tenterà di accarezzargli i capelli, bloccandosi). Bill perde e perde anche il dottor Masters, un luminare, il campione della disciplina come Archie Moore, a cui tuttavia il padre del bambino ermafrodita non da ascolto, preferendo affidare il figlio persino ad un’equipe di medici incompetenti (e qui la forzatura è un po’ troppa, ma scusata al fine della metafora) che lo trasformano in un individuo trasfigurato, in un principe intrappolato in un corpo da principessa, in un bambino che dovrà imparare ad essere ben presto indipendente perché attorno a lui avrà poche persone in grado di capirlo e sicuramente non i genitori.
E quindi, in conclusione, proprio mentre l’incontro sembra destinarsi verso l’annientamento di Archie Moore (e di Bill), davanti agli occhi di Virginia, la puntata termina, lasciandoci unicamente con la telecronaca in sottofondo a raccontarci che proprio quando meno te lo saresti aspettato, Archie Moore ha ribaltato le sorti dell’incontro, mettendo k.o. Yvonne Durelle.
2.03 - Fight
chapeau!
episodio da studiare nei corsi di linguaggio audiovisivo
Fede complimenti bellissima recensione, scritta benissimo e molto intensa!
Questo episodio è la dimostrazione del perchè io amo Masters of Sex e del perchè è a mio parere la serie migliore di questa estate 2014. Sembrava di assistere ad una pièce teatrale, ed io ci ho rivisto anche dei richiami alla “venere in pelliccia” (si ho dei problemi!), due personaggi rinchiusi in uno spazio ristretto che in parte diviene soffocante ed in parte li divide da quanto può farsi enorme, entrambi attratti reciprocamente ma sconosciuti l’uno all’altro, bellissimo! You don’t know me cantava virginia nella prima stagione, ed è ripresa questa canzone in ogni singolo episodio ed in quello di questa settimana trova la sua massima espressione. Per una volta non importa se bill ha un figlio appena nato e una moglie sull’orlo di una crisi di nervi, non importa del nuovo incarico all’ospedale, non importa della prostituta salvata da bill, quello che è il centro di tutto sono le anime dei due protagonisti. A dimostrazione che il livello di scrittura è alto e quello della recitazione ancora di più, masters of sex mette da parte lo studio, il sesso di classe, e ci mostra che potrebbe tranquillamente parlare solo di essere umana.
Federico mi unisco a Caterina per i complimenti, veramente una bella recensione 😉
Episodio molto bello, sia per lo sviluppo del rapporto tra Bill e Virginia sia per il caso del bambino intersex.
Trovo comunque, anche io la scrittura a volte un po’ troppo didascalica e si notano bene, come anche nella prima stagione, certe scorciatoie narrative qui e lì. Le sbavature ci sono ma resta comunque una serie originale e coraggiosa.
c’è una battuta che tra l’altro mi son ricordato adesso di non aver riportato. Gini che chiede a Bill: “Quale padre non vorrebbe un figlio maschio?” Ed è proprio Bill quel padre, che proprio ora il figlio lo considera una seccatura