
Marvel’s Jessica Jones: Recensione dell’episodio 1.01 – Ladies Night
È ormai assodato che le serie tv affidate a Netflix abbiano un nuovo tipo di scrittura, diverso da quello settimanale delle reti televisive. Un tipo di scrittura che si prende tutto il tempo necessario per spiegare anche i dettagli, che rallenta senza far sentire alcun peso legato alla noia e velocizza per offrire scene d’azione di pura adrenalina. Quando poi si parla di supereroi, la Marvel non poteva scegliere modo migliore per avere prodotti di alta qualità se non affidandosi proprio a Netflix. Come già successo per Daredevil, anche nel caso di Marvel’s Jessica Jones i poteri che vanno al di là dell’umana comprensione non sono al centro della scena, e si trovano a sussistere come contorno, certo importante, ma non come elemento decisivo che caratterizza il personaggio.
E così non facciamo conoscenza con una ragazza solare, assetata di giustizia e che non vede l’ora di indossare uno stupido costume per fiondarsi sui nemici, classico clichè della supereroina che ultimamente gira in televisione. Conosciamo una persona con una storia alle spalle talmente tragica, che potrebbe essere quella ad essere tranquillamente raccontata in questa serie. Invece veniamo catapultati sul “dopo”, e a buon ragione.
Il tragico passato di Jessica porta il nome di Kilgrave, lo psicopatico che le ha sconvolto la vita attraverso il controllo mentale, che l’ha costretta a fare cose terribili di cui continua a pentirsi. Si è infilato in profondità nella sua mente e sotto la sua pelle, a tal punto da tormentarla ancora sotto forma di fantasma, ad un anno di distanza dall’incidente che li ha separati; un fantasma che viene a farle visita nei momenti in cui Jessica abbassa la guardia. Facciamo quindi conoscenza con una persona devastata, che ha già vissuto e superato un capitolo molto triste della sua vita. Ora sta raccogliendo i cocci della sua anima frammentata, cercando un modo per sopravvivere a tutto quello che ha subito attraverso il lavoro di investigatrice privata. La sua storia con Kilgrave, scopriamo presto, non sembra finita. È stato scelto di mostrare gli eventi che accadono dopo la tragedia per un preciso motivo, che è palese nella scena finale: Jessica si rende conto che è finito il tempo di scappare e che è iniziato quello per combattere. Nel suo caso, il passato per restare tale deve essere morto e sepolto in maniera definitiva. La caccia all’uomo che le ha rovinato la vita è dunque aperta.
Si tratta di un sentimento che affiora soltanto alla chiusura del pilot, un sentimento che la smuove dall’interno e la mette sul binario giusto per combattere: è causato dalla povera Hope, la ragazza che per ultima è stata adescata da Kilgrave. Prima di arrivare all’agghiacciante scena dell’ascensore, c’è un crescendo di paura e terrore che assale Jessica.
La vediamo, infatti, dapprima alle prese con la sua vita normale: una vita grigia, dove è difficile sbarcare il lunario, e dove le sue doti di investigatrice vengono utilizzate anche al di fuori dei confini legali. Jessica infatti, forse a causa delle manipolazioni mentali che ha subito, è incapace (almeno così sembra) di instaurare rapporti sociali in maniera regolare (e con regolare si intende “da sobria”): l’essere scontrosa e diffidente, per non dire asociale, è parte del suo carattere. La conosciamo quindi, anche attraverso una forma di stalkeraggio che opera nei confronti di un ragazzo che lavora in un bar, e non uno qualsiasi, ma Luke Cage che gli appassionati del mondo Marvel conoscono bene. La possibilità di un interesse amoroso è visibile da chilometri di distanza, e forse questa è l’unica forzatura di un episodio per il resto impeccabile. Non ha del tutto tagliato i ponti anche con Trish, una ragazza in qualche modo legata al suo passato.
Quando però Jessica affronta il caso di questa ragazza scomparsa, Hope, facendo quello in cui davvero è brava, ovvero la detective, si ritrova a percorrere una pista che porta ad un modus operandi familiare. Risale gli indizi fino allo stesso ristorante e lo stesso hotel dove già Jessica era capitata quando lei stessa era stata adescata da Kilgrave. La prima reazione che questa scoperta le provoca non è neanche lontanamente simile alla voglia di combattere. Jessica vuole fuggire, mettendo più chilometri possibili tra lei e New York, tra lei e Kilgrave. Poi subentra l’empati
Krysten Ritter è perfettamente calata in una parte ben definita, mentre Kilgrave sembra essere un personaggio altamente tossico ed interessante. La voce di David Tennant risuona imperiosa già nelle poche scene in cui si è intravisto, con la certezza che quando prenderà la scena sarà capace di ammaliare anche col suo carisma. Il cast è ottimo, e la qualità della storia è alta: ci sono tutti i motivi per divorare questa serie col classico binge-watching a cui Netflix ci ha abituato.
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Concordo perfettamente ! Serie a tratti lenta ma davvero efficace, si vede lo zampino di netflix ! Promossa a pieni voti !
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